6 marzo 2021

Diana Ejaita da Cremona a illustratrice del New Yorker

Dal Torrazzo al New Yorker. È la storia di Diana Ejaita, illustratrice e designer italo-nigeriana di fama internazionale, che ha creato il suo marchio di moda nel 2014 chiamato “WearYourMask” con lo scopo di creare un dialogo tra la tradizione e il modernismo. Diana è nata a Cremona nel 1985 da madre cremonese e padre nigeriano. Negli ultimi anni ha lavorato per il New Yorker come illustratrice disegnando copertine con obiettivi ed emozioni diverse da trasmettere. Un esempio è stata quella fatta in occasione della festa della mamma, intitolata “Iya Ni Wura” che significa “La mamma è Oro”.

Lavora da 10 anni come illustratrice e disegnatrice tessile a Berlino e utilizza la sua arte per omaggiare le sue radici europee e africane attraverso il simbolismo narrativo. 

Diana si è raccontata durante la sua carriera al portale online “Afriquette” e al giornale nazionale “IlSole24Ore” spiegando quanto la sua arte e le sue origini siano state importanti per la sua crescita artistica. 

Diana racconta all’Afriquette che "ora vivo a Berlino ma cerco di passare la maggior parte del mio tempo a Lagos, in Nigeria. Sono andata all’università in Francia, in Bretagna. […] Lagos è la mia futura casa. È lì che voglio seguire i miei progetti. È una città molto intensa e un’infinita risorsa di ispirazione con vedute diverse e dialoghi. È molto ricca in diversi modi.” Per poi spiegare il significato delle sue opere d’arte e da cosa deriva la sua ispirazione: “È una forma di autostima e realizzazione di una storia rotta dovuta alla migrazione e al distacco dalla terra di mio padre per lunghi anni. […] Da bambina, ho sentito l’ingiustizia di essere così lontana dalla terra natale di mio padre. Ho cercato di riempire quel vuoto creando e ricercando. Il mio lavoro è fatto per dare voce, per creare un dialogo tra due culture differenti. A Braunschweig ho iniziato a lavorare con lo Nsibidi, un sistema di ideogrammi nigeriani tradizionalmente usati da sciamani e vietati alle donne. Così il mio stile ha cominciato a prendere forma e con il passare del tempo ho sviluppato simboli sempre più miei, in particolare legati alla natura e alla femminilità”. 

“Con i pezzi di WearYourMask- continua Diana- cerco di creare un equilibrio tra la mia cultura italiana europea e quella nigeriana. Provo a creare questo incontro attraverso gli indumenti e la progettazione tessile. Questo è un modo per creare uno spazio dedicato al dialogo. […] Io amo il simbolismo, ho studiato gli ideogrammi Nigeriani e poi ho iniziato a sviluppare i miei. Ho realizzato che in tutto il mondo, molte tribù antiche hanno avuto dei simboli in comune. […] Io provo a creare messaggi universali e astratti di cui tu puoi anche non sapere il vero significato in parole, ma che ti possa suscitare un senso di appartenenza”. 

In un' intervista del Sole24Ore, Diana racconta che ha portato il suo progetto WearYourMask anche a Cremona «Ho realizzato un progetto fotografico con modelle di colore che indossavano i miei tessuti con simbologie africane in uno degli edifici di epoca fascista di Cremona. Il contrasto bizzarro che risulta dagli scatti è per me una forma di attivismo. Anche questo progetto è legato a doppio filo con la mia storia e con uno dei maggiori conflitti che ho vissuto: il mio bisnonno fu infatti l’ingegnere che in epoca fascista progettò diversi palazzi cremonesi».

“Prima tornavo soltanto per fare visita alla mia famiglia e appena mi era possibile scappavo di nuovo. Ora il rientro è più pacifico perché non mi sento più sola e sono riuscita a risolvere i miei conflitti. Inoltre credo che i tempi per agire sul posto siano maturi. Considerati gli ultimi drammatici sviluppi della politica italiana, mi sento in dovere di collaborare con la comunità afro-italiana e con quel movimento artistico di seconda generazione che si sta formando per lottare insieme per un cambiamento. Stare lontana sarebbe una scelta codarda”.


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commenti


Michele de Crecchio

7 marzo 2021 00:47

Nonostante che il suo antenato cremonese coltivasse, in materia di razze e di culture, opinioni ben diverse, Diana è la dimostrazione vivente di quanto l'incrocio, appunto, di razze e di culture produca ottimi risultati. Disegnare sul New Yorker è, per i grafici, un obiettivo ambitissimo, una sorta di "premio Nobel".
per la grafica, si potrebbe dire!

Margherita Rodope

8 marzo 2021 14:26

Complimenti vivissimi, Diana!

Evelyne

20 dicembre 2021 18:48

Cara Diana sono felice per te e per la tua mamma ! Complimenti vivissimi! Le lingue ti sono servite!!! Continua così