Quella lettera dalla seconda media Virgilio (1972) ad Aldo Palazzeschi
Vi sono storie che solo poche persone riescono a raccontare, sono quelle storie scritte da alcuni grandi scrittori o un gruppo di bambini all'inizio della loro adolescenza.
Il poeta Aldo Palazzeschi aveva relazioni epistolari con quasi 1500 persone, un elenco incredibile di colleghi, amici o semplici appassionati interessati alle opere e al pensiero del celebre scrittore fiorentino classe 1885. Con i suoi scritti Palazzeschi ha saputo attraversare e raccontare la storia italiana del XX secolo lasciando un segno quasi indelebile nella letteratura italiana, il segno di una persona che aveva avuto modo di conoscere e condividere le sue idee con D'Annunzio, Picasso, Modigliani e Ungaretti.
Ma proprio in quei faldoni dove su fogli di carta ingialliti sono impressi con inchiostro i pensieri di alcuni tra i più grandi scrittori e artisti del '900 spunta una piccola e semplice missiva, datata 20 novembre 1972, provenienza Cremona. Una lettera tra le centinaia che verosimilmente Palazzeschi riceveva ogni mese e che forse non era nemmeno in grado di leggere tutte integralmente. Poche righe vergate su un semplice foglio scritto da una classe della scuola media Virgilio, la 2^ E dell'anno scolastico 1972/73.
Il firmatario è uno studente di quella classe, Stefano Catelli, il quale, a nome suo e dei suoi compagni di quel percorso didattico che si sviluppava in via Trebbia, porge al poeta i suoi ringraziamenti per l'adattamento televisivo della sua opera “Le sorelle Materassi” nonché l'apprezzamento, arrivato con giudizio “popolare” da parte di tutta classe, per le rime di Rio Bo. La promessa che Palazzeschi, probabilmente insieme alla insegnante di lettere della 2^E, riesce a strappare a quella classe è quella di leggere la versione originale dell'opera nonché di studiare le sue poesie. Una promessa non da poco, quasi unica da parte di studenti delle scuole medie storicamente impegnati a pensare a questioni più divertenti da affrontare. Sarà stata la limpida semplicità delle parole di ragazzi di 13 anni, sarà stata una promessa che andava controcorrente rispetto ai canoni tipici degli studenti delle scuola medie ma quella lettera resterà nell'archivio del poeta, insieme a quelle di alcuni tra i più grandi letterati italiani. Con poche righe un gruppo di ragazzi di seconda media avevano raccontato una storia unica, quella del loro rapporto con la letteratura, arte in grado di far crescere e far capire.
Lo sceneggiato televisivo “Le sorelle Materassi” ebbe il pregio di riunire letteralmente davanti alla televisione quasi tutti i cittadini italiani, era rivoluzionario e coinvolgente nella narrazione rappresentava in maniera eccelsa l'opera teatrale sul piccolo schermo, piccolo schermo che, agli inizi degli anni '70, era ormai presente in quasi tutte le case italiane. Ma la 2^E della media Virgilio 1972/73 non era la sola realtà cremonese che apprezzava l'autore fiorentino, nel corso degli anni qualche altro cittadino nato sotto il Torrazzo prendeva carta e penna per inviare a Palazzeschi ringraziamenti, piccoli poemi, fotografie o richieste di autografi. A distanza di cinquanta anni quelle lettere, di certo più impegnative come tempi di realizzo delle attuali e-mail, rappresentavano un percorso di condivisione di sentimenti e sensazioni, percorso che “colpiva” indistintamente adulti o giovani, attratti da rime e scritti che, oggi, sembrano purtroppo catalizzare meno interesse. Per capire di come fosse sentita la partecipazione di un'opera letteraria basti pensare che, il 25 ottobre 1886, l'avvocato cremonese Guglielmo Reggiani scrisse ad Edmondo de Amicis complimentandosi per la sua opera prima, divenuta poi un pilastro della letteratura italiana, ovvero quel romanzo “Cuore” che ha rappresentato letteralmente per decenni il punto di partenza nello studio della lingua italiana. La speranza del legale cremonese era di poter incontrare lo scrittore ligure per poter discutere di persona della storia della letteratura italiana. Una speranza di certo nobile e condivisibile, così come quella di una promessa fatta da una classe di adolescenti ad uno dei massimi scrittori italiani del XX secolo.
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