29 agosto 2024

Efrem Morelli da Pugnolo, grandissima medaglia d'argento alle Paralimpiadi di Parigi. La sua straordinaria storia umana e sportiva: dal motocross al nuoto, dal canottaggio al quad

Straordinario esordio del cremonese Efrem Morelli alle Paralimpiadi: ha vinto la medaglia d'argento nella sua specialità, i 50 rana, la prima delle sue tre gare di  Parigi (150 misti e staffetta), lui capitano della squadra di nuoto. E' la quinta partecipazione Olimpica per l’atleta tesserato Baldesio e Fiamme Oro. A 44 anni si porta così a casa la medaglia d'argento con una magnifica e combattutissima gara chiusa in 49,41 secondi a 1,37 secondi dalla medaglia d'oro, il giapponese Takayuki Suzuki. Ma ecco l'incredibile storia di Efrem Morelli raccontata da Cesare Castellani. 

Il suo sogno di ventenne appassionato di sport e soprattutto di motori, era quello di diventare un protagonista e magari un campione del mondo di motocross e la strada che portava a quel traguardo Efrem da Pugnolo l’aveva iniziata nel migliore dei modi, sostenuto da una famiglia appassionata di sport e decisa a soddisfare le sue spettative. A 14 anni era già in sella ad una moto da cross ad apprendere i rudimenti della guida sul fango e sulla sabbia. Imparava in fretta e bene, al punto che, tre anni più tardi, a 17, poteva già presentarsi alla partenza di gare importanti anche a livello nazionale riservate alle categorie giovanili e di vincere: tre campionati regionali, un titolo italiano e tre partecipazioni ai Campionati Europei nella classe 250 cc.

Sport duro e difficile il motocross: richiede allenamenti e preparazione atletica assidui, impegnativi. Una parte di questa preparazione Efrem la dedicava in parte al nuoto, in parte all’atletica, ai pesi. Già aveva in mano un buon contratto in vista del passaggio tra i seniores: la massima categoria lo attendeva con una certa curiosità.

Sembrava filare tutto per il verso giusto: a soli vent’anni (era il 24 settembre del 2000) tutti i sogni svanirono in un attimo, le luci si spensero. Anni di sacrifici e di allenamenti cancellati da una semplice “svista”, una banale distrazione, come la definisce ancor oggi Efrem, non un “errore”. Una caduta come tante, forse, ma con conse- guenze terribili: frattura scomposta della colonna vertebrale, la prospettiva di una vita da reinventare senza l’uso delle gambe: un periodo estremamente difficile, non solo per lui, ma anche per le persone che gli erano vicne.

Tremenda la situazione: a vent’anni e dopo aver accarezzato un roseo futuro soprattutto sportivo si ritrovava su una carrozzella che lo avrebbe accompagnato per il resto della vita: due complicati interventi chirurgici non gli avevano evitato la perdita totale dell’uso delle gambe.

Si ritrovò, paraplegico, nell’ospedale di Villanova d’Arda, (un’eccellenza in fatto di riabilitazione) e vi trascorse due anni, interminabili. Fu proprio a Villanova, che cominciò a venire a galla la sua caparbietà, lo spirito indomito di combattente che lo aveva sostenuto nella pur breve carriera spotiva. Doveva ritrovare se stesso, ricostruirsi non solo fisicamente per riacquistare la propria indipendenza e autonomia, e più tardi a trovare una propria dimensione anche nel mondo del lavoro.

Il nuoto praticato nella piscina di Villanova a solo scopo riabilitativo gli piace, ma non lo affascina, almeno come pratica agonistica.

Nella struttura dell’ospedale però, c’è una buona squadra di basket in carrozzina e Efrem ci prova, ma quando lascia la struttura capisce di dover continuare a nuotare per tenersi almeno in forma. Si rivolge alla “Polisportiva Bresciana No Frontiere onlus “ che gli offre la grande opportunità: è il 2005 quando Efrem, dopo tante giornate di allenamenti, debutta in gara.

Da quel momento diventa un punto di riferimento non solo della squadra bresciana, ma ben presto della squadra nazionale conquistando una quarantina di titoli italiani e stabilendo e migliorando record nazionali a ripetizione interminabili. Fu proprio a Villanova, che cominciò a venire a galla la sua caparbietà, lo spirito indomito di combattente che lo aveva sostenuto nella pur breve carriera spotiva. Doveva ritro- vare se stesso, ricostruirsi non solo fisicamente per riacqui- stare la propria indipendenza e autonomia. più tardi anche a trovare una propria dimensione anche nel mondo del lavoro.

Il nuoto praticato nella piscina di Villanova a solo scopo riabilitativo gli piace, ma non lo affascina, almeno come pratica agonistica.

Nella struttura dell’ospedale però, c’è una buona squadra di basket in carrozzina e Efrem ci prova, ma quando lascia la struttura capisce di dover conti- nuare a nuotare per tenersi almeno in forma. Si rivolge alla “Polisportiva Bresciana No Frontiere onlus “ che gli offre la grande opportunità: è il 2005 quando Efrem, dopo tante giornate di allenamenti, debutta in gara.

Da quel momento diventa un punto di riferimento non solo della squadra bresciana, ma ben presto della squadra nazionale conquistando una quarantina di titoli italiani e stabilendo e migliorando record nazionali a ripetizione. 

Nel suo ruolino di marcia figurano la partecipazione a tre Campionati del mondo, a due Europei, alle Paralimpiadi di Pechino e poi a quelle di Londra e Rio de Janeiro.

Sempre buoni piazzamenti, ma la consacrazione vera arriva solo ai mondiali ad Eindhowen nel 2014, ove conquista la sua prima medaglia internazionale, quella dei bronzo nei 100 metri rana.

A 35 anni ha finalmente una medaglia importante da appendere nel salotto di casa. Decide che è anche l’occasione per annunciare il ritiro dalle competizioni: pensa di aver chiuso la carriera in bellezza, con quel risultato che cercava per anni e dopo aver partecipato a due edizioni dei Giochi paralimpici.

C’è però una decisione inaspettata della Federazione Internazionale che gli permette di gareggiare in una categoria meno impegnativa essendogli sopravvenuti dei problemi fisici che riguardano il collo e allora Efrem decide improvvisamente di tornare in piscina e lo fa nel modo migliore, allenandosi ancor più intensamente di prima.

Va a Rio de Janeiro per la sua terza paralimpiade e si porta a casa un’altra bellissima medaglia di bronzo.

Una prestazione di grande qualità la sua, con una progressione dai 25 ai 40 metri, che l’ha portato per qualche momento ad insidiare anche il cinese Jin Zhipeng (47”54) primatista mondiale. Il 49”92 dell’azzurro è stato un fulmine a ciel sereno, accolto con grande soddisfazione dal nuotatore stesso che alla sua terza Paralimpiade ha coronato anche il sogno di una medaglia olimpica.

Poi, ciliegina sulla torta, arriva fino a Londra ai Campionati mondiali ove l’Italia è grande protagonista e lui, coi gradi di capitano della squadra, compie letteralmente un’im- presa: fa il nuovo record del mondo dominando la scena nei 50 rana categoria SB3, col tempo di 47”49, strappandolo al cinese Jin Zhipeng (47”54) proprio quello che lo aveva battuto a Rio de Janeiro.

Non dimentichiamo altre incredibili imprese di Efrem: rallentando per qualche mese l’attività in piscina, s’era anche dedicato al canottaggio, invitato da alcuni amici della Canottieri Flora e i risultati erano anche stati abbastanza clamorosi con la conquista del titolo italiano nel singolo e la partecipazione ai campionati del mondo concluso, nel singolo, al sesto posto, ma il canottaggio non lo aveva soddisfatto del tutto ed era così ritornato alla sua amata piscina.

Un’altra breve parentesi nel 2010 quando era riapparsa e torna la vecchia passione per i motori ed era diventato pilota ufficiale di una scuderia di quad e per due stagioni aveva gareggiato con il quad nella specialità Baja guidando prima un KTM quindi un Kawasaki, piuttosto che nel cross e classificandosi molto bene nonostante la sua disabilità.

Amo entrambe le discipline - dichiarava -, ma sono un crossista nell’anima: fino ai vent’anni ho partecipato ai Campionati Italiani ed Europei MX. Dopo la pausa post incidente ho ripreso a correre in quad e sono tornato ad allenarmi nei crossodromi, ma non partecipo alle gare di quad- cross in quanto mi impensierisce l’idea della bagarre ai cancelletti e alla prima curva: se dovessi entrare in contatto con qualcuno e ribaltarmi potrebbe essere pericoloso rimanere ancorato al mezzo, al quale sono legato. Per questa ragione prediligo le gare con partenza scaglionata, come le Baja, che sono oltretutto molto adrenaliniche".

Un esempio per tutti Efrem, personaggio eccezionale, amante della vita e dello sport, da ragazzo ha saputo superare momenti difficili che avrebbero stroncato chiunque e, invece, ha saputo superare ogni difficoltà, col sorriso sempre sulle labbra, nello sport come nella vita, gestendosi autonomamente nel lavoro (gestisce un autolavaggio in via Milano) non trascurando mai un allenamento nonostante le difficoltà di doversi recare ogni giorno in piscina a Brescia.

Nelle foto Efrem Morelli in piscina, poi con il quad, in gara nel canottaggio, il bronzo a Rio e la prima medaglia agli europei nel 2012

Cesare Castellani


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