24 novembre 2025

Sulle pagelle di Cremonese-Roma niente voti ma riflessioni: la delusione deve lasciare il posto alla reazione

Oggi, archiviando momentaneamente la rubrica 'voti e pagellini', ci dedichiamo a una riflessione più profonda. La gara di ieri, disputata allo Zini, ha purtroppo segnato la terza sconfitta consecutiva per l'US Cremonese, la seconda tra le mura amiche, questa volta per mano della Roma. È un esercizio di onestà intellettuale, in un mondo social dove l'asprezza critica è facile quanto l'esaltazione effimera. Se è stato facile, e doveroso, celebrare i grigiorossi quando sono usciti indenni o vittoriosi da sfide complesse, altrettanta misura va mantenuta nell'analizzare questo momento, evitando le facili condanne.

Il punto di partenza è innegabile: la Roma scesa in campo allo Zini ha manifestato una marcia in più, sia sul piano tecnico che tattico, rispetto ai padroni di casa. Una disparità che rientra nella logica, considerando la caratura e gli obiettivi della compagine guidata da Gian Piero Gasperini, maestro nell'aggredire l'avversario a testa bassa e nell'aver elevato l'Atalanta ai vertici europei.

Chi si aspettava una Lupa "disarmata" in attacco per l'assenza della punta di ruolo ha dovuto ricredersi. La fase offensiva giallorossa si è rivelata veloce, fluida e magistralmente orchestrata, capace di ovviare all'assenza di un centravanti con un movimento continuo e ben istruito.

Nonostante la manifesta superiorità avversaria, la Cremonese è riuscita a restare aggrappata alla partita fino al pasticcio fatale di Audero - non certo l’unico responsabile della sconfitta - il cui errore ha propiziato il raddoppio ospite a inizio ripresa. Un episodio che ha spezzato il ritmo e, in parte, il morale.

Eppure, il campo ha raccontato anche altro. Un rigore revocato (sulla cui decisione, a parti invertite, resta il legittimo sospetto), ben tre limpide occasioni da rete sventate con prodezze dal portiere Svilar e un palo di Vandeputte che grida ancora vendetta. È un dato di fatto: i grigiorossi, specialmente nelle ultime due uscite, sembrano in pesante credito con la Dea bendata.

È però fondamentale non rifugiarsi in alibi. Come già accaduto, la Cremonese, dopo aver accarezzato il vantaggio, si è lasciata beffare. Il primo gol ne è la prova lampante. La rete è nata da uno schema ben preparato, spesso adottato dalla Roma proprio per sopperire alla mancanza di un attaccante di peso: triangolazione in velocità tra centrocampo e attacco, con Baldanzi che si incrocia con Soulé, creando lo spazio per calciare in porta . In quel frangente, Terracciano e Bianchetti sono incappati bellamente nel tranello. Errori che capitano, è vero, ma che non dovrebbero capitare a questi livelli. Il raddoppio è arrivato quando non si può concedere nulla per mantenere viva la contesa, l'errore di Audero ha confezionato una costosa "frittata".

La vera differenza che si registra oggi è che ogni squadra, dalla vetta alla coda della classifica, ha ormai trovato un proprio equilibrio tattico e una definita identità. La Cremonese, che ha avuto il merito di sfruttare l'effetto sorpresa a inizio torneo, deve ora ritrovare con urgenza quella cattiveria agonistica, quella determinazione e, soprattutto, quell'attenzione maniacale che sono venute meno nelle gare recenti, specialmente in fase difensiva.

Gli infortuni, e i rientri "a mezzo servizio" di alcuni elementi chiave, non hanno certamente aiutato la causa. Sarebbe opportuno e lungimirante cominciare a sondare il terreno in vista della finestra di mercato di gennaio. Questo momento di difficoltà è innegabile ed era, forse, prevedibile. Ed è proprio per questo che l'ambiente intero – squadra, staff e tifosi – deve rinsaldare le fila e stringersi attorno al vero, unico sogno grigiorosso: la salvezza.

Da domani, e in particolare nella prossima trasferta di Bologna, la squadra dovrà scendere in campo con lo spirito che contraddistingue le gare decisive, come se fosse l'ultima e inappellabile battaglia di campionato.

Sguardi persi, troppo spesso delusi hanno fatto capolino dopo i gol subiti e al fischio finale. Questi atteggiamenti devono sparire. Devono lasciare il posto a quella determinazione granitica e a quella volontà di ribaltare ogni pronostico che si leggevano negli occhi dei giocatori grigiorossi dal primo all'ultimo minuto di gara in avvio di stagione. Forse, qualcosa di quel fuoco sacro si è spento. È arrivato il momento di riaccenderlo, per tornare a muovere la classifica e, soprattutto, per risollevare il morale della squadra e per rinsaldare ancora di più il legame con i tifosi.

Daniele Gazzaniga


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