24 gennaio 2023

"Ad Auschwitz c'era un'orchestra", martedì 31 al Filo lo spettacolo di Massimiliano Pegorini con Angela Alessi, Sofia Catalano ed Alice Patrushev

"Uno spettacolo che vuole far pensare, immedesimare. Le persone devono prima odiare il mio personaggio, solo poi capiranno..."

Così esordisce l'attore Massimiliano Pegorini spiegando ai nostri lettori lo spettacolo che andrà in scena al Teatro Filodrammatici di Cremona il 31 gennaio alle 21,00. L'evento, in occasione del Giorno della Memoria, trae la sua ispirazione dalla realtà delle orchestre nei campi di concentramento e sterminio e vedrà impegnate, oltre a Pegorini, anche le violiniste Angela Alessi, Sofia Catalano ed Alice Patrushev

"Il testo è liberamente ispirato dall'omonimo libro di Fania Fénelon, ma ho pensato fosse interessante introdurre un personaggio che facesse da figura protagonista e narratore. Ho creato quindi la storia di questo ex soldato nazista che amava la musica classica ed andava ai concerti dell'orchestra femminile di Auschwitz. Aveva chiesto di farsi assegnare proprio all'orchestra. In un giorno particolare resta folgorato durante uno scambio di sguardi tra le donne deportate che dovevano andare a lavorare e quelle dell'orchestra che venivano insultate perchè le orchestrali erano ovviamente agevolate, potendo suonare e rendersi utili accompagnando musicalmente le altre. Lui inizia a fare un lavoro su se stesso anche cambiando le proprie convinzioni inculcate dal Reich."

Come si svolge la storia?

"La narrazione inizia con il nostro soldato che, anni dopo la liberazione dei prigionieri e la fine del regime, è appassionato di musica e cerca di recarsi a teatro ogni qual volta c'è un evento. Lui assiste ai concerti, ma ogni volta la musica si trasforma nei rumori e nelle parole che sentiva durante gli anni bui del campo di concentramento. Non riesce mai a godersi la musica perchè queste voci ricorrenti, questi suoni, prevalgono. Lui non ce la fa più."

Anche Angela Alessi ci aiuta a scoprire cosa ci possiamo aspettare. Avremo quindi anche un'orchestra?

"Per simboleggiare l'orchestra femminile ho chiamato due mie alunne violiniste ed ho studiato un programma adatto tratto dal repertorio originale per tre violini. Anche le nostre età diverse sono fortemente simboliche dello spaccato dell'orchestra femminile del campo di concentramento. Il concerto a cui assiste il soldato, però, non è quello dell'orchestradel campo. E' un concerto qualsiasi, fra i numerosi da lui frequentati senza riuscire a sentire neppure una nota. L'ultimo."

In quei luoghi di sofferenza e morte la musica poteva anche significare vita, in certi casi. Fin dall’apertura dei primi campi di concentramento i soldati tedeschi presero l’abitudine di selezionare un piccolo numero di musicisti tra i numerosi, che da ogni parte dell’Europa, arrivavano nei campi. Lo scopo era di farne una o più orchestre che suonassero ad ogni momento ufficiale della vita in detenzione. Questi musicisti suonavano ininterrottamente, in ogni condizione atmosferica e solo ed esclusivamente musica tedesca selezionata. Chi fosse stato scoperto ad eseguire o cantare canzoni non autorizzate rischiava la vita. Saper suonare uno strumento, far parte di un’orchestra, poteva fare la differenza tra morire e sopravvivere.

Uno spettacolo che promette di essere di grande impatto emotivo, oltre che aiutarci nel sempre necessario ricordo degli eventi tragici che non devono più ripetersi nella storia. 

 

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Loris Braga


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commenti


Dimena

24 gennaio 2023 17:28

È doveroso ricordare anche Alma Maria Rosé che di una di quelle orchestre ne era una delle più pregiata e dotata componente