14 agosto 2025

Trent'anni fa la morte di Emilio Zanoni, socialista, protagonista di un’epoca. Il ricordo

Il giorno di Ferragosto moriva trent'anni fa nella sua amata Ponte di Legno, Emilio Zanoni, socialista, sindaco per dieci anni della città. Un gruppo di militanti socialisti e vecchi amici hanno voluto rendergli omaggio al cimitero di Cremona. Noi affidiamo il suo ricordo alla penna del professor Gianfranco Taglietti scritto 15 anni fa sul quotidiano "La Cronaca".

Erano trascorsi pochi mesi dacché era rimasto solo. La solitudine forse gli pesava: lo vedemmo con la mano nella mano di una donzella non più tenerissima ma non distante da lui per anni e per cultura.
Che il vecchio leone, dismessa la criniera altera, cedesse alle tardive dolcezze coniugali?

Non se ne seppe nulla di seguito.

Mia moglie ed io eravamo entrati in dimestichezza con Mina, la sorella, ordinaria di lettere nel liceo "Aselli", persona seria (e chi non la ricorda?) dal vivo senso del
dovere, esigente al punto giusto, severa ma imparziale, ed eravamo venuti quasi in confidenza anche con lui, il fratello, Emilio Zanoni, allora non più sindaco.

Entrare nella sua stanza non era permesso a tutti: ovunque erano ammassati libri, giornali, opuscoli.... Da qualche lembo penzolante si intravedevano scene di battaglia, titoli a caratteri cubitali....: mi capitò di leggere a fatica "Garibaldi ferito sull' Aspromonte"; quella non mi appariva una stanza, ma un ricettacolo di carte stampate.

L'Emilio era fiero del padre ferroviere, quasi fosse di nobile progenie; ma i ferrovieri, si sa, sono sempre stati una casta a sè stante, e la loro camicia era nera per il fumo e per il carbone dal tender alla locomotiva.

Era gente che conosceva il valore dello studio e qualche figlio arrivò alla laurea.

L'Emilio era stato uno scolaro diligente e studioso. Forse da ragazzo avrà avuto patenti d' ossequio ai precetti della Chiesa se riuscì, con la media richiesta, a vincere un posto al Borromeo, il collegio cattolico universitario di Pavia. Rimase alieno da problemi metafisici per tutta la vita universitaria e poi durante la vita intera.

Veniva volentieri ai raduni annuali degli ex alunni; si trovava con i vecchi compagni che forse s'erano anch'essi secolarizzati.

Dopo la laurea non aveva intrapreso alcuna attività. Una stranezza, un modo per non aderire in alcun modo al Regime. Laggeva, studiava, imparava ad essere socialista con le costole ben robuste. Era un socialista senza esitazioni. Veramente per breve tempo passò nel socialismo saragatiano ma tornò presto alla casa madre; quel socialismo non era il suo. Durante la clandestinità, quale ne fosse la ragione, forse per non dare apprensioni alla sorella, a cui era molto legato, se ne stette in disparte; partecipò con trasgressioni d'una certa gravità ma con prudenza. Con qualche compagno in collegio aveva ascoltato radio Barcellona sulla guerra tra franchisti e repubblicani attraverso le parole di Pacciardi. "A Pavia - raccontava - scriveva sui banchi “viva la Repubblica”. Qualche volta arrivavano in collegio gli opuscoli di Giustizia e libertà e per molti studenti era una festa. Ci fu la solita canaglia spiona, venne un funzionario da Roma e Zanoni negli anni di colle- gio fu convocato ogni anno in questura per un "assaggio" p litico. Ascoltava in soffitta con Coppetti e con qualche altro radio Londra con le fessure delle porte e delle finestre ben tappate. Nel soffitto era scavata una botola ben mimetizzata; sopra v'era una quantità di stampa clandestina che per fortuna non venne mai scoperta.

Enrico Vidali ha raccolto in un libro, su iniziativa dell'Associazione "Emilio Zanoni", una vasta documetazione dal titolo “Il socialismo di Patecchio”: l'argomento è il socialismo di Zanoni che con quel nome firmava i suoi articoli, i suoi molti saggi, i suoi molti corsivi, le sue molte note in cui sfogava il silenzio di molti anni trascorsi in disparte. Circa novecento pagine, una quantirà enorme di documenti, che meglio si dovrebbero chiamare estratti da giornali, una emeroteca.

La parte più umanamente ricca è quella intitolata: "Profilo umano e politico di Emilio Zanoni". Lo si definisce “studioso, scrittore, giornalista militante e dirigente politico, testimone e protagonista di un'epoca”. Si sottolinea l'indole timida e schiva ma soprattutto il suo impegno intellettuale e civile, il suo riserbo nell' attività di uomo politico, di parlamentare, di amministratore (fu Sindaco per dieci anni, per due tornate, dal 1970 al 1980).

Nello stile dei suoi scritti appariva rivoluzionario e barricardiero (era un sogno, dico io). Rimpiangeva soprattutto quei tempi in cui, tra pochi compagni, nella Lega socialista, nel Circolo, tra amici, legati da vincoli di fraternità nelle fede comune, senza ombra di dissidi, si viveva il periodo delle prime lotte, non certo caratterizzato dalla rissosità del suo tempo.

Per lui, il prestigio della carica e i riconoscimenti per il buon operato non furono mai occasione di affermazione personale. Senatore dal 1958, il suo comportamento fu giudicato troppo intellettualistico. Un suo intervento in Aula a sostegno dell'insegnamento del latino non fu apprezzato dal Partito e, forse per questo, il mandato parlamentare non gli fu rinnovato.

Fu direttore del quotidiano "Fronte democratico" (succedendo al prof. Alfredo Puerari) e de "L'Eco del popolo", il periodico socialista fondato da Bissolati nel 1889, e fu autore di importanti testimonianze storiche con finalità divulgative. Non troncò mai il cordone ombelicale con il "socialismo risorgimentale e garibaldino", indulgendo - di tanto in tanto - ad una spe- cie di giacobinismo. Vedeva il periodo seguente alla Liberazio- ne come un secondo Risorgi- mento. La sua lunga vita fu sempre condotta in una coerente laicità. L'epigrafe sulla tomba dell'amata sorella ne interpreta il pensiero che a lui è rivolto: noli dolere frater mi, in Deo semper vivam ...”.

Gianfranco Taglietti


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commenti


Michele de Crecchio

14 agosto 2025 21:10

Sono ormai trascorsi ben trenta anni dalla morte di Emilio Zanoni e ben quaranta dalla sua decisione, forse prematura, ma meditata e coerente con la convinzione, che da tempo aveva fatto propria, circa la necessità che le decisioni relative al futuro della nostra bella ed illustre, quanto sfortunata, città venissero affidate a rinnovate risorse intellettuale, forse in grado di resistere, con ancor maggiore energia, alle preoccupanti "derive" morali e culturali che da tempo si venivano purtroppo avvertendo.

Luigi

15 agosto 2025 07:31

La decadenza della Città è passata anche attraverso la selezione della sua classe dirigente: Emilio Zanoni, laureato in giurisprudenza, senatore e sindaco di Cremona per due mandati, uomo di cultura con una visione di sviluppo della Città.
Oggi è tutta un'altra storia... formazione deficitaria, nessuna esperienza di rilievo, nessuna visione futura e soprattutto nessuna autonomia decisionale.