"Il maestro Gergiev si dissoci da Putin o vada a casa", giusto il diktat di Sala? Il parere dei direttori delle istituzioni cremonesi Codazzi, Petrocelli, Cigni
In questi giorni funestati dai terribili eventi in Ucraina, i quotidiani nazionali di ieri si aprivano con la richiesta del Sindaco Sala al Teatro alla Scala di far prendere una posizione al Direttore d’Orchestra Valerij Gergiev contro Putin e la guerra in Ucraina.
Nella giornata di ieri l’ufficio del Sindaco di Milano ha inviato una richiesta al Sovrintendente del Teatro, Dominique Meyer, di esortare il Maestro Gergiev a prendere una posizione rispetto all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Il direttore russo si trova nel tempio della musica a dirigere “La Dama di Picche” di Čajkovskij.
Musica e politica. Quale rapporto? E' giusto far prendere posizione ad un grande direttore d'orchestra, qui solo per dirigere un'opera? Cremona, città della musica, ha tre grandi istituzioni concertistiche (Ponchielli, Museo del Violino e Accademia Stauffer) abbiamo chiesto ai tre direttori una lettura dei fatti per interpretare al meglio gli eventi che coinvolgono non solo il mondo politico ma anche quello artistico, musicale, per comprendere a tutto tondo se sia o meno giusto scindere la vita musicale e quella politica di un musicista.
Già Cremona ha vissuto in un passato non distante un episodio in cui alcuni proclamavano inscindibili le idee politiche e le qualità artistiche del grande baritono Aldo Protti, in occasione dell’intitolazione di una strada a suo nome. Anche in quel caso coloro i quali riuscirono a dedicare una via all’artista che tanto aveva reso grande la città agli occhi del mondo affermarono con decisione che Protti andasse giudicato esclusivamente per i meriti in campo artistico, visto che è grazie ad essi che il cantante ha conseguito successi internazionali.
Gergiev è considerato un simbolo ed in virtù di questo, da lui, alcuni si aspettano una risposta al quesito del Sindaco di Milano. Altri sperano che non si pronunci poiché inopportuno mischiare ambiti così distanti fra loro, altri ancora auspicavano una presa di posizione prima ancora che si creasse la situazione in cui gli venisse chiesta.
In che modo possiamo leggere questa situazione?
Le parole di Paolo Petrocelli, direttore generale dell’Accademia “W.Stauffer” di Cremona:
“Tengo innanzitutto a precisare che questo è il mio pensiero personale, non rappresento la Fondazione Stauffer in questa situazione, ma soltanto me stesso. Credo che gli artisti nei giorni nostri debbano smettere di essere scollati dalla realtà. Non sono naturalmente favorevole alle forzature, non credo sia giusto costringere qualcuno a dichiarare la propria posizione. Vero è che, però, da un personaggio come Gergiev non è errato aspettarsi un messaggio di pace, forse ancor prima che le istituzioni andassero a chiedergliene uno.
Più in generale ci si aspetta che i musicisti non siano soltanto entità che non vivono il presente, ma che in qualche modo mostrino la propria opinione su ciò che li circonda".
Così ci risponde invece Roberto Codazzi, direttore artistico del Museo del Violino Cremona:
“L'artista e le sue idee politiche sono profili che vanno giudicati su piani diversi e disgiunti. Il tema è vecchio come il mondo. Nel secolo scorso era stata messa in atto una delegittimazione della figura di Wagner, ritenuto tra gli ispiratori, per le sue idee nei confronti degli ebrei, dell'ideologia nazista, ma per questo vogliamo disconoscere il genio dell'autore della Tetralogia? O, peggio, vogliamo bandire le sue opere dai teatri? E ben note erano le simpatie naziste di grandi direttori quali Furtwangler e Karajan, ma ciò non si può confondere con il loro indiscusso genio direttoriale. Per passare ad altri generi musicali, in internet tiene banco una trasmissione di Red Ronnie in cui il noto conduttore televisivo si vanta di non aver mai voluto intervistare Freddie Mercury ed Elton John perché colpevoli, a suo dire, di essere politicamente scorretti per essersi esibiti in Sudafrica ai tempi dell'apartheid. Idee e comportamenti biasimabili, ma ciò pur mettere in dubbio la grandezza artistica di questi campioni del pop e del rock? Ripeto, sono piani e profili diversi, mescolarli è un clamoroso errore”.
Le parole di Andrea Cigni, sovrintendente del Teatro “A.Ponchielli” di Cremona:
“La questione è arrivata da un Sindaco, che è anche un politico. Sarebbe sempre opportuno tenere le cose distinte, però è molto difficile perché gli artisti dovrebbero dare un segnale di distensione, di dialogo, e forse non si dovrebbe chiedere di prendere le distanze come se fosse responsabilità dell’artista ma, probabilmente, un segnale distensivo si. Non è obbligatorio, però. Un artista è chiamato per fare il proprio lavoro di artista, e non può essere responsabile di azioni che vengono da un governo”.
Nel mentre, il maestro Gergiev ha già perso il proprio impegno con i Wiener Philarmoniker previsto in tre date alla Carnegie Hall di New York, sostituito in seguito a minacce di proteste.
La musica e la politica convivono da sempre alcune dinamiche, a volte i confini sembrano sparire. Altre volte, come questa, sono nitidi, quasi insormontabili, ed hanno conseguenze serie su tutti gli “attori” in campo.
Oltre ad augurarci immediatamente la pace fra le due nazioni, non possiamo che augurarcela anche fra il mondo politico e quello musicale, entrambi provenienti da due anni di gravi difficoltà.
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commenti
patrizia signorini
27 febbraio 2022 09:14
La grande utopia è che ogni singolo trovi sempre la forza di prendere posizione. Proprio perchè i personaggi pubblici, artisti e non, hanno carisma e credibilità, sono di fatto testimoni attivi e di fatto si trovano ad essere nunzi di messaggi che possono suscitare le scelte delle persone comuni. Tocca a loro prendere posizione per primi, e nel caso specifico, c'è bisogno di segnali coraggiosi e forti perchè il potere oscuro della dittatura è immenso e da decenni sta schiacciando sotto al tallone della repressione l'opposizione o semplicemente la libera espressione ideale dei propri cittadini.
Non è umanamente accettabile vedere migliaia di persone inermi dover fuggire dalla sera alla mattina mentre chi comunque ha posizioni più protette, pur essendo parimente incolpevole, non trova la forza di dissociarsi pubblicamente. E' una situazione drammatica, tremenda, che ci fa sentire tutti inadeguati e inutili: sarebbe straordinario se tutti i simboli della società mondiale si schierassero dalla parte della pace e della libertà. E dovrebbero farlo sempre. L'arte è di questa terra, e per questo è così importante.
Daniro
27 febbraio 2022 11:10
Il direttore d'orchesta Valery Gergiev é anche uno dei più importanti ambasciatori culturali della Russia e quindi ha un ruolo pubblico di tutta evidenza. Poi non è solo il Teatro alla Scala di Milano ad aver preso le distanze dal maestro, minacciando di tagliare i legami con lui in caso non prenda posizione contro l'invasione Russa, ma anche prestigiose istituzioni musicali di Stati Uniti, Germania, Olanda, Austria, Gran Bretagna. Non si può, a mio parere, portare nel mondo la bellezza della musica e non schierarsi contro un atto di guerra che sta creando devastazione, morte e migliaia di profughi.
PierPiero
27 febbraio 2022 14:04
Artisti, sportivi e tutte le personalità di primo piano del nostro mondo, dovrebbero essere giudicati per il loro valore specifico e non per altro. Ma d'altro canto sono personaggi pubblici, imitati, venerati, rispettati e sopratutto considerati.
Leader quali sono dovrebbero aiutare momenti storici come questo a chiarirsi, pacificarsi. Quindi, dovrebbero schierarsi contro questi crimini umanitari perché la loro voce è più forte e riconosciuta di tante altre.
Dall'altra parte, a costo di fare un torto all'arte e ad ogni altra forma espressiva, ritengo che l'ostracismo verso la Russia debba essere totale, per dare un segnale forte della volontà mondiale. Quindi, tutto quello che non si schiera a favore della pace deve essere confinato in un limbo e di questo ne venga conservata anche memoria.
Dimitri Musafia
27 febbraio 2022 16:43
Questo mi ricorda la vicenda del pianista polacco Kristian Zimerman, che durante un concerto nel 2009 al Disney Hall di Los Angeles ha cominciato a mugugnare, mentre suonava, sul fatto che non voleva i missili Nato nel suo Paese. Metà del pubblico lo sfottò ("sta' zitto e suona") e se ne andò; quelli rimasti gli hanno dato uno standing ovation.
Il fatto è che qualunque cosa dica o non dica Gergiev, se apparirà a dirigere un concerto sarà sicuramente oggetto di lazzi e scherni (come peraltro già successo) da quella parte del pubblico che non vede di buon occhio l'invasione della Ukraina e la sua amicizia con Putin. E' quindi un no-win situation; è destinato, almeno nel breve periodo, ad essere messo al bando da eventi musicali in Occidente.