26 luglio 2022

"La secca? I cambiamenti climatici, ma scontiamo 40 anni di predoni del Po. E la poca acqua rimasta è limpida". Sul fiume con Vitaliano Daolio

L’aspetto del Grande Fiume è cambiato, è innegabile e le tracce lasciate da quello che era il suo potente fluire sono evidenti. Se da un lato il ritirarsi delle sue acque ci regala frammenti di storia, dall’altro la grande siccità ci sta facendo fare i conti con la dura verità. 

“Per comprendere ciò che accade oggi dobbiamo fare, però, un salto nel passato. Dal 1960 agli anni 2000 sono stati portati via circa cinque metri di sedimenti dal Fiume, da Cremona a Mantova, e da Mantova al mare ne sono stati portati via tre. Non si parla mai di questo aspetto. Già nel 2011, però, l’ingegnere Ivano Galvani, dirigente dell’Aipo (Azienda Interregionale per il Po) in un’inchiesta  dal titolo “Così i predoni di sabbia hanno cambiato il Grande Fiume”, pubblicata su La Repubblica, raccontava con minuzia di particolari il massacro del Grande Fiume – rivela Vitaliano Daolio, un uomo che sul fiume è nato e ci vive -  proprio con il boom economico dell’Italia cominciava il prelievo selvaggio della terra dell’alveo per l’industria e l’edilizia, mezza Italia è stata costruita con la sabbia e la terra del Fiume, in ogni casa d’Italia c’è un pezzo del fiume Po – specifica – da i mattoni, i traforati, non solo, un colpo di grande impatto poi è stato dato dalla realizzazione dell’Autostrada del Sole e non dimentichiamo dove sono stati posati i binari dell’alta velocità, sono fatti che non possono essere omessi. I predatori del Po hanno fatto danni che peseranno per decenni. Si pensava che il Po fosse una risorsa infinita, ma non è così. Togliere cinque metri di sedimenti, senza pensare alle conseguenze, rappresenta un disastro – spiega -  Il fiume Po, purtroppo, oggi possiamo dire essersi trasformato nel torrente Po.  Per esempio, se ci fossero quei cinque metri in più di cui parlavamo in precedenza, in una situazione come l’attuale secca epocale, le installazioni realizzate intorno agli anni ’30 potrebbero tranquillamente portare acqua nel casalasco ma, oggi, non sono più in grado di trattenere acqua. È importante comprendere che le strutture non sono state fatte male, anzi, semplicemente sono state costruite con un fiume con un idrometrica zero completamente differente da quella attuale. Lo stesso ragionamento deve essere fatto per i “pennelli” (strutture trasversali all’asse del corso d’acqua, sono arginature di sassi) oggi si sono trasformate in dighe ma, in quegli anni, erano stati realizzati per avere un fiume navigabile. Sono stati fatti tanti errori. Un altro, per esempio, nella costruzione di ponti che, in caso di grande piene, diventano difficili da attraversare. Avrebbero dovuto creare “ponti di barche” come in passato e come ancora oggi avviene in Francia e Olanda – chiarisce -  sono strutture rimovibili per il passaggio di imbarcazioni e facilmente spostabili. Negli ultimi quarant’anni hanno costruito ponti senza pensare che il fiume Po, fino agli anni ‘60, rappresentava la naturale autostrada più grande d’Italia. Ha vinto il trasporto su gomma. Ciò che sta stiamo vivendo non può lasciarci indifferenti. Nel 2022 abbiamo la tecnologia per fare tutto. Questa situazione deve essere l’occasione per ripensare il modo di utilizzare l’acqua”.

Il comportamento del genere umano crea gravi conseguenze nell’ambiente che lo ospita. L’inverno è stato caratterizzato da scarse precipitazioni, povero di piogge, quasi assenti nevicate sulle Alpi, una primavera con temperature di 4/5 gradi centigradi più alte rispetto alla media stagionale, non possiamo, però, dimenticare la cronologia degli avvertimenti che il nostro Pianeta ci ha dato negli anni. Altre siccità eccezionali si erano verificate nel 2003, 2006, 2007, 2012 e nel 2017, come spiegano gli esperti, la frequenza di questi eventi rappresenta una chiara conseguenza dei cambiamenti climatici. Proprio i cambiamenti climatici stanno accelerando la fusione dei ghiacciai di tutto il mondo, resi più sottoli e fragili. “Crolli e instabilità avvengono di continuo sui ghiacciai, che sono per definizione in movimento ma non è un caso che questo sia successo dopo oltre 60 giorni in cui le temperature mensili sono rimaste superiori di oltre 2 gradi centigradi alla temperatura media registrata in loco nel 2008 – 2021.” Così spiega a Focus.it, nell’articolo di Elisabetta Intini, Fabrizio De Blasi, ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari del CNR (ISP-CNR) con sede a Venezia. 

In un rapporto del WWF sulla situazione del Po si legge che la desertificazione sta mangiando tratti sempre più lunghi e profondi del fiume e questo ha conseguenze gravissime sulle coltivazioni, sulla biodiversità e sul settore idroelettrico, anche nell’immediato. Tutto questo avviene all’interno di un territorio già reso vulnerabile da fiumi trasformati, ormai, in canale.

Oggi siamo preoccupati per la mancanza d’acqua perché manca per l’irrigazione alle colture, c’è da salvaguardare il nutrimento umano, anche se irrighiamo alcune colture destinate al biogas – racconta Daolio – in queste settimane, nonostante la situazione di straordinarietà che stiamo vivendo, l’acqua è stupenda, è limpida, è acqua che arriva dai grandi laghi che riescono ad offrirci il minimo vitale – continua -  utilizzando attenzione e piccole imbarcazioni il fiume è ancora navigabile, non vedo pesci morti, per ora, se non nei torrenti e nei canali che danno vita al Fiume. Quello è tutto un altro scenario.”

Il quadro che si delinea non è roseo. È importante ricordare che la Pianura Padana è uno dei bacini agricoli più grandi di Europa. Senza irrigazione oggi non c’è agricoltura. Se continua a non piovere interi raccolti, a partire dalla risaie, potrebbero essere messi in ginocchio. Senz’acqua con le temperature che continuano la loro corsa verso l’alto le campagne sono allo stremo, questa è anche la situazione di cui si fa portavoce Coldiretti.  

L’acqua è vita, è parte di noi. L’acqua è il principale costituente del corpo umano e rappresenta il 60% del peso corporeo nei maschi ed il 55% nelle femmine. Non dovremmo dimenticarlo mai. Forse, la difficile situazione che stiamo vivendo potrebbe essere il punto di partenza per sfruttare le tecnologie che abbiamo a disposizione per canalizzare al meglio le nostre risorse. Cicerone ci ha lasciato in eredità un insegnamento importante: “Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore”. 

I particolari della nostra intervista e le immagini dell’attuale situazione del fiume Po nel video di GianpaoloGuarneri (FotoStudio B12)

 

Beatrice Ponzoni


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