29 agosto 2024

"Se il Laboratorio del Cotto viene trasferito nell'area Frazzi, muore". E' l'amara constatazione di Giulio Grimozzi, fondatore del Laboratorio, che oggi deve far fronte a una situazione kafkiana

Che ne sarà del Laboratorio del Cotto? Dopo 40 anni di attività didattica, di recupero e di conservazione del patrimonio terracottistico della città, le sorti di questo laboratorio sembrano ora più che mai incerte.

La causa? La scelta dell'amministrazione Galimberti - 3 anni fa circa - di trasferirne la sede (attualmente nei locali della Scuola Media comunale Anna Frank) negli spazi individuati nel progetto di ristrutturazione dell'area dell'ex Ceramica Frazzi. Spazi che sarebbero inadeguati e insufficienti ad ospitare tutto il materiale e l'attrezzatura in uso al laboratorio. 

Per questo motivo si dice pessimista Giulio Grimozzi, presidente e fondatore, nel 1984, dell'associazione: "Il laboratorio del cotto muore, finisce. Là non abbiamo più la possibilità di svolgere tutte le nostre attività". 

C'è davvero tanta amarezza nelle parole di Grimozzi per una situazione che non si sbaglia a definire kafkiana, con il Comune che informa il laboratorio che dovrà trasferirsi (anche se in realtà sembra più uno sfratto), senza dire dove, come e quando ma, soprattutto, senza dare più alcun tipo di riscontro o risposta alle tante richieste del Laboratorio.

Ma come si è arrivati a ciò?

"Circa 3 anni fa ci hanno detto che avremmo dovuto lasciare questa sede perchè ne era stata individuata un'altra. Ci aspettavamo a quel punto di essere coinvolti nella progettazione o quantomeno che qualcuno si facesse avanti per capire meglio la nostra attività e di conseguenza le nostre esigenze. Invece siamo stati informati solo a progetto realizzato, progetto che peraltro abbiamo visto solo di sfuggita e non è mai stato condiviso nè prima nè dopo. Non sappiamo cosa ci attende dunque, nè quando sarà pronto". spiega Emilio Greppi, del Laboratorio del Cotto.

Sempre Grimozzi spiega: "Per prima cosa noi qua oggi occupiamo un'area di oltre 500 metri quadrati, tutti a piano terra, dove abbiamo i nostri spazi operativi, l'archivio Frazzi con documenti, clichè di stampa e materiali, abbiamo poi la gessoteca e l'archivio di conservazione dei progetti. A questi si aggiunge un ulteriore magazzino esterno, il locale del forno e la 'molazza', il macchinario che trita i materiali di recupero. Ecco, tutto questo dovrebbe essere sistemato in poco più di 200 metri quadrati, al piano rialzato e senza certezza di un ascensore o un montacarichi".

Insomma, un'alternativa che invece di essere una soluzione, si palesa come un problema. 

E dal Comune sembra non arrivare nessuna risposta alle numerose richieste portate da Grimozzi, quantomeno per un confronto in cui portare avanti le proprie ragioni e necessit. "Nel 2007 l'allora sindaco Corada ci aveva assegnato questi spazi sotto la scuola media, a seguire Perri si era interessato a noi e infatti era riuscito a farci acquistare il forno. Con Galimberti le cose sono cambiate, è venuto solo una volta a vedere il laboratorio; Virgilio per ora invece non si è fatto vedere nè sentire, se non dopo il mio sfogo (leggi qui), telefonando per rassicurarmi che ci avrebbe posto la sua attenzione. Ma di fatto da allora - era periodo di ballottaggio per le amministrative - non ho più avuto notizie".

"Ci hanno anche detto che per legge non si possono svolgere attività diverse all'interno delle scuole" aggiunge Grimozzi. Quindi fino ad oggi il Comune ha avallato un'attività fuorilegge? "Assolutamente no, perchè non è il nostro caso, visto che siamo totalmente indipendenti dagli spazi scolastici, non abbiamo punti di comunicazione e il nostro ingresso è autonomo". 

Nel frattempo alla Anna Frank proseguono i lavori di ristrutturazione e adeguamento antisimico, con disagi anche per il laboratorio: "A giugno i tecnici hanno letteralmente strappato i cavi telefonici e da allora siamo senza telefono e senza linea internet. E non si riesce a parlare con nessuno in Comune, nonostante numerose telefonate e mail".

Insomma, assoluto silenzio dal lato amministrativo che genera una certa apprensione ma soprattutto una forte incertezza per le attività del laboratorio: "Sul piano didattico non sappiamo come gestire le richieste delle scuole, che a inizio anno programmano le attività e le uscite didattiche. Lo scorso anno abbiamo ospitato gruppi fino a 75 bambini: capisce che non possiamo improvvisare queste attività se non abbiamo la certezza di spazi adeguati. Lo stesso vale per le attività psicoterapeutiche in carcere. - lamenta Greppi - Non parliamo poi di tutta la parte di archivio e di conservazione, che non è certo pensabile spostare dall'oggi al domani e senza certezze degli spazi".

Nessuna indicazione, inoltre, nemmeno sul piano logistico, ossia su come si procederà a spostare tutta l'attrezzatura e chi si farà carico di tali spese, dal momento che per rimuovere, traslocare e rimettere in funzione il forno, per esempio, serviranno personale e mezzi ad hoc. Lo stesso per il delicato materiale in archivio. Insomma, una sola certezza: da lì si deve andare via. Per il resto, tanti punti di domanda a cui ha fatto seguito solo il silenzio.

Il Laboratorio del cotto svolge la sua attività da oltre 40 anni cercando di valorizzare la tradizione terracottistica di cui la nostra città ha una ricca storia e numerosi esempi artistici. Da sempre legata al Comune, ha collaborato con le varie associazioni locali proprio per portare avanti un'opera cutlurale. "Noi siamo e siamo stati grati al Comune per tutto quello che ha fatto in questi anni per la nostra associazione, trovandoci una sede e sostenendo le spese vive. Noi dal lato nostro abbiamo ripagato portando avanti attività culturali e di recupero, sistemando e ristrutturando anche opere e progetti sui palazzi storici. Collaboraiamo con il liceo artistico, di cui siamo la palestra operativa per gli alunni".

Ora quello che mortifica Grimozzi e i suoi collaboratori è proprio questo silenzio assordante, questa mancanza di dialogo sia prima che dopo la scelta di trasferimento, uniti alla preoccupazione per il futuro del Laboratorio. "Forse siamo destinati a chiudere. Forse Cremona non ha più la sensibilità culturale che la caratterizzata negli anni passati" è l'amara conclusione di Grimozzi.

foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12

Michela Garatti


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commenti


Gualtiero Nicolini

29 agosto 2024 14:13

Piena solidarietà all'amico Grimozzi e ancora una volta se ce ne fosse stato bisogno la dimostrazione di supponenza e di incomunicabilità di una amministrazione di incapaci

Antonio Sivalli

29 agosto 2024 15:38

Credere al PD in campagna elettorale dopo 10 anni? Ma dai

Marco

1 settembre 2024 18:25

Mah...pare che i cremonesi pensino il contrario non trova?
In ogni caso prima di affermare che verrà chiuso sulla solita base di illazioni e voci non meglio identificate ci andrei cauto.