12 febbraio 2025

A 99 anni si è spento il marchese Guidobaldo Dalla Rosa Prati, fondatore e primo direttore sanitario del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di via Mantova

Anche a Cremona e provincia ha sollevato sentimenti di vivo cordoglio la scomparsa del marchese Guidobaldo Dalla Rosa Prati, fondatore e primo direttore sanitario del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di via Mantova che da decenni è attivo nel campo della medicina. Una storia, quella del poliambulatorio, fatta di costante ricerca, evoluzione e passione per il lavoro e per la vita: tutti valori che, fin dai primi passi di questa realtà, sono stati sapientemente messi a dimora da questo luminare parmigiano, fondatore appunto e primo direttore sanitario del cento che ha guidato con grande capacità, elevandolo nel corso degli anni a standard qualitativi di eccellenza grazie all’impiego di tecnologie all’avanguardia, servizi sempre più evoluti, specialisti altamente qualificati ed una grande attenzione verso il paziente, nel totale rispetto del principio di uguaglianza fra i malati.

Arrivato a sfiorare il secolo di vita, aveva 99 anni, il marchese Guidobaldo Dalla Rosa Prati, era un vero e proprio innamorato della vita, della libertà, del volo acrobatico e delle immersioni. La sua è una famiglia di nobili origini, marchesi parmensi di Collecchio, Collecchiello e Madregolo, ma lui era comunque nato e vissuto in pieno centro a Parma, a due passi dal Battistero. Da giovane partecipò, suo malgrado, al secondo conflitto bellico (suo compagno di banco era quel Giacomo Ulivi assassinato in piazza a Modena nel 1944) ma questo non gli tolse la straordinaria passione per la vita che lo portò innanzitutto ad aprire, dopo la laurea in medicina, il primo centro fisioterapico in centro a Parma che, sotto la sua guida, prese il largo.

Tra le sue più grandi passioni quelle per la moto ma, soprattutto, per il volo che lo portò almeno una quindicina di volte a rischiare la pelle come racconta nel suo libro “Il piacere dell’avventura”. Senza dimenticare le tante immersioni (di cui fu, anche qui, un pioniere) nei mari (lontani e vicini) e negli oceani che rendevano mozziafato le sue vacanze. Un grande medico, un uomo libero, un infaticabile sportivo, un marito ed un padre scrupoloso (era molto legato alla moglie Zaira e ai figli Guido, Vittorio, Lodovico e Maria Francesca) con una attenzione speciale sempre riservata agli altri. “La morte – aveva scritto lui stesso lasciando l’ennesima perla di saggezza di intelligenza – non mi fa paura. Se cerco di stare in salute è per amore della vita e non per paura della morte” dimostrando, anche in questo, di saper guardare avanti come ha sempre fatto. Oggi anche i cieli cremonesi lo piangono e non possono che dirgli “Grazie” per quanto ha saputo seminare anche in terra di Lombardia. Quella terra che oggi osserva dal più alto dei cieli.

Eremita del Po

Paolo Panni


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