Aborto, Radicali “Diffidiamo Regione Lombardia per mancato rispetto legge 194”. La situazione a Cremona e Casalmaggiore
“Oggi presentiamo diffida formale alla Regione Lombardia per il mancato rispetto della legge 194”, così Vittoria Loffi, candidata a Cremona ‘Patto Civico per Majorino Presidente’, coordinatrice della campagna ‘Libera di Abortire’ e Giulia Crivellini, avvocata, tesoriera di Radicali Italiani, candidata a Milano ‘Patto Civico per Majorino Presidente’, promotrice della campagna ‘Libera di Abortire’ che hanno tenuto una conferenza stampa davanti al presidio sanitario territoriale di Casalmaggiore (CR) per presentare l’iniziativa. “Sul territorio lombardo ci sono almeno cinque strutture che hanno il 100% di obiettori di coscienza. Una di queste è l’ospedale Oglio Po. Per poter accedere ad una interruzione di gravidanza le donne della zona devono rivolgersi all’Ospedale di Asola (a 30 km di distanza e dove, secondo le più recenti indagini condotte dalla consigliera di Regione Lombardia Paola Bocci, non sono comunque disponibili ginecologi interni non obiettori, avvalendosi la struttura di gettonisti a chiamata), a quello di Cremona (40 km, dove gli obiettori si attestano attorno al 63,5%) o a quello di Mantova (38 km), avendo nella quasi totalità dei casi come unica opzione l’intervento chirurgico e non farmacologico. Diffidiamo dunque la Regione Lombardia per denunciare la palese violazione della legge 194. L’articolo 9 afferma che le Regioni sono obbligate a vigilare sul rispetto del servizio di ivg, ovvero che tutte le strutture sia pubbliche che convenzionate possano offrire il servizio. Questo non succede in Lombardia e in molti altri territori dove le amministrazioni regionali stanno di fatto smantellando pezzo per pezzo la legge 194 rendendo molto difficile la possibilità di autodeterminazione delle donne. Abbiamo spesso ripetuto che i diritti riproduttivi non sono una semplice ‘categoria d’azione’, ma la cartina tornasole dello stato di Diritto e la loro violazione sintomo di incuria istituzionale. La diffida è la prima di una serie di azioni giuridiche e politiche che metteremo in campo nelle prossime settimane e mesi affinché i diritti riproduttivi e il diritto alla cura e alla salute delle cittadine e dei cittadini siano rispettati”, concludono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti