Al Ponchielli una serata emozionante di jazz, grande musica e una tromba dai registri alti per Andrea Tofanelli e la MJF Stars Big Band con dedica a Maynard Ferguson
Il tributo a un grande artista è sempre un evento speciale. Il concerto che Andrea Tofanelli e la MJF All Stars Big Band hanno voluto dedicare a Maynard Ferguson, ieri sera al Ponchielli, è un omaggio particolarmente sentito ed emozionante. Non solo perché Tofanelli è stato ospite dell’ensemble del jazzista canadese in numerose occasioni, ma piuttosto per essere riuscito a sviluppare – proprio come lui – una capacità non comune di suonare con precisione in un registro alto. Senza mai rinunciare alla libertà fluida, immaginifica di questo genere musicale, e ad una esposizione di meravigliosa sensibilità plastica.
Doti tecniche e interpretative chiaramente emergenti in un programma con la cardinalità dei brani più famosi e significativi del leggendario trombettista che ha attraversato, con la propria arte, la maggior parte del Novecento, per di più proposti nei suoi arrangiamenti originali. Non solo: le belle immagini di Danilo Codazzi, scattate al Comunale di Casalmaggiore concorrono a creare un legame emozionale ancora più forte. È un racconto fluido, limpido e puro come acqua sorgiva, dove si alternano guizzi giocosi, contemplazioni assorte, suggestioni di melodie e ritmi che si avvicendano, si interrogano e si sovrappongono scambievolmente onde plasmare una narrazione che supera i confini – tracciati da parole e note - della biografia per elevarsi a una dimensione più intima.
Tofanelli, con la sua tromba, dialoga con la sua “big band”: nove elementi che funzionano in modo egregio, alternando virtuosismi solistici individuali alla capacità di muoversi quasi telepaticamente in sinergia con il leader, pur muovendosi tra generi diversi.
Il collante è nell'improvvisazione, in quel gioco di ingranaggi perfetti, elaborazione del suono, in cui la materia si sfalda nello scorrere di un congegno apparentemente imprevedibile e dal lessico inafferrabile. Nel jazz, forse più che in ogni altro genere musicale, il destino della forma si consuma in una scrittura che non conosce costrizioni di genere.
Così i brani proposti spaziano dal “classicismo” del Bernstein di “West Side Story” alle colonne sonore dei film fino ad arrivare alle citazioni pop e rock e ai Beatles prima di tornare, per il bis – quasi a chiudere il cerchio - al jazz di Armstrong, in un percorso di ascolto dove ogni passo diventa un moto tutto interiore. E se ne trova conferma sensibile nella dedica a Maurizio Costanzo. Ricordando la collaborazione televisiva (oltre che nel talk show anche in Buona domenica) dedica al conduttore un medley di Stevie Wonder. O, ancora più intensa, l’interpretazione di “What a Wonderful World”, in cui i colori dell’arcobaleno evocano la speranza della pace, in questo anniversario tormentato della guerra in Ucraina.
Tratto accomunante di tutto il programma è, dunque, un’ispirazione inesausta e senza esitazioni nello scegliere una incomparabile delicatezza di forme per sublimare una trama dove parola, musica e gesto evocano emozioni con urgenza ed empatia tali da scavalcare ogni considerazione semantica. In una vibrante oscillazione imbevuta di grazia tutto può sembrare vero e, l’istante dopo, metafisico, oppure viceversa quando una nota, un accordo o un ritmo illuminino frammenti di memoria sensibile. Non potrebbe essere altrimenti in un racconto dove le esperienze - siano esse la permanenza di un dolore, la bellezza di un sogno, la dolcezza di un ricordo - devono scomparire un poco per essere quindi, subito, restituite con un palpito di universalità.
Il servizio fotografico è di Gianpaolo Guarneri (fotoStudio B12)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti