Alla Scala domani sera va in scena "La forza del destino" di Giuseppe Verdi, ma quanti ricordi cremonesi!
Il teatro alla Scala di Milano apre la sua stagione con la Forza del destino: opera monumentale di Giuseppe Verdi. Lavoro da due volti: quello della prima assoluta a San Pietroburgo del 10 novembre 1862 e quello del Teatro alla Scala di Milano del 27 febbraio 1869. E come sempre, quando si parla del Maestro delle Roncole ecco che spuntano miracolosamente perfette linee rosse che collegano Cremona con i suoi più grandi successi, la sua vita privata e quel grande unico territorio che comprende la città del Torrazzo e i borghi aldilà del Po.
Perfetto anello di congiunzione è l’incredibile figura del soprano Teresa Stolz. Artista che in una lettera a Opprandino Arrivabene, Verdi definì, nel ruolo di Donna Leonora, letteralmente ‘superba’. E la prima interprete scaligera della Forza del Destino doveva essere di casa al teatro cremonese. E non solo al teatro. Al ‘Concordia’ (nome precedente del Ponchielli) la si ritrova infatti qualche anno dopo. Siamo nella calda estate del 1874. E Teresa è protagonista, nei panni di Elisabetta di Valois, di una grande rappresentazione del Don Carlos verdiano che resterà negli annali della storia della lirica cremonese. Del resto in tutto quel periodo era considerata il soprano drammatico verdiano per eccellenza: era infatti dotata di una voce calda, limpida e squillante. Con un’estensione vocale eccezionale. Un ‘fraseggio’ superbo e un’intonazione immacolata.
Teresa non era solo presente sul palcoscenico cremonese, frequentava abitualmente la città quando era ospite di Verdi a Villa Sant’Agata. Numerose sono le immagini che la ritraggano nel grande giardino della masserizia di Villanova d’Arda in compagnia di altri personaggi dell’ultimo inner circle verdiano: Maria Carrara Verdi, Barberina Strepponi, Giuditta Ricordi, Umberto Campanari, Giulio Ricordi, Leopoldo Metlicovitz.
Una presenza quella di Teresa, dalle nostre parti, ricordata anche dalla cremonese Adelaide Bardelli (classe 1859) guardarobiera e ‘tutto fare’ in casa Verdi per moltissimi anni.
La Stolz, dunque, amava particolarmente queste nostre terre e non solo il Maestro a cui stette molto vicino al momento della scomparsa della moglie Giuseppina Strepponi. E che accudì fino alla morte.
Con Verdi è infatti protagonista al Teatro alla Scala di Milano, il 30 giugno del 1879, di una sontuosissima replica del Requiem. Il ricavato di quell’evento andò, per volere del compositore e di Teresa, proprio a tutti i cremonesi, i piacentini e i parmensi vittime della terribile esondazione del fiume Po, verificatasi proprio in quell’anno. Uno straripamento che provocò grandissimi danni sia al territorio cremonese che a quello casalasco.
Con quell’atto di grande solidarietà chiuse la sua splendida carriera che era stata contrassegnata anche alla prima assoluta dell’Aida in Italia al teatro alla Scala l’8 febbraio del 1872.
Ma c’è un’ultima curiosità che lega la ‘Prima’ della Scala al territorio. Appena aldilà del Po si racconta che Peppin andasse spesso a pregare nella basilica di Cortemaggiore, forse una tradizione ereditata, in giovane età, dalla madre Luigia Uttini. In quella chiesa campeggia ‘La resurrezione di Maria’, un’imponente tela firmata dal pittore parmense Francesco Scaramuzza (1805-1886). Vi è ritratta la Vergine che è portata, nell’alto dei cieli, da una foltissima schiera di angeli. La tradizione vuole che sia stata proprio quell’immagine ad ispirare uno dei brani più celebri della Forza del destino, ovvero Vergine degli angeli: possente inno religioso che chiude il finale dell'atto II.
Un piccolo frammento di Paradiso custodito nelle nostre terre e assunto a capolavoro sonoro, ormai eterno.
Musicologo
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