28 febbraio 2022

Applausi per la straordinaria alchimia di suoni dei violoncelli di Brunello e Sollima. E le custodie hanno i colori dell'Ucraina

Bud Spencer e Terence Hill, Cochi e Renato, Ale e Franz. Nella memoria comune tante sono le coppie celebri che immediatamente corrono alla mente al primo cenno di una loro battuta. Il loro scopo era far divertire il pubblico con la comicità recitata.

Ben altri livelli e ben altre vette vengono toccate dall’inusuale duo Brunello-Sollima, in grado di regalare emozioni e colpi di scena. 

Organico “strano” quello della coppia di violoncelli, incaricato di inaugurare la quarta stagione de “L’altra anima del violino”, rassegna diretta da Roberto Codazzi.

Proprio Codazzi ha introdotto i due artisti da buon “padrone di casa”, presentando il primo appuntamento della stagione ed invitando il pubblico agli appuntamenti successivi.

Mettere in luce le mille sfaccettature degli strumenti ad arco e valorizzarne la versatilità è uno degli scopi principali di questi appuntamenti il cui inizio sfiora generi musicali di tutte le epoche.

Lo sperimentatore Sollima si unisce al barocchista Brunello in una commistione da “palati fini”

Ad impreziosire l’esecuzione i pregevoli strumenti utilizzati dai due artisti: Brunello suonerà con una copia di un Maggini del XVII secolo e con un piccolo a 4 corde costruiti da Filippo Fasser.

Di Fasser anche il violoncello di Sollima, affiancato al violoncello piccolo a 5 corde di Nicola Segatta.

I due artisti partono subito col scegliere un titolo evocativo per questo evento: “Suite Italienne” citando una composizione di Igor Stravinskij, peraltro in programma.

Prima di iniziare a suonare i violoncellisti hanno dedicato, fra gag divertenti e interazioni con il pubblico, alcuni minuti per spiegare questo “viaggio” partito con un assaggio dal primo atto de La Traviata e terminato con i Queen. In mezzo? Genio, follia, sregolatezza e magia. Sollima e Brunello, con un’intesa quasi da “amanti”, malleano il suono creando un’esperienza incredibile sia per coerenza che per unicità. Passeggiano sulle note della Ciaccona in do di Antonio Bertali come fosse un brano rock, dilatando suoni ed usando effetti ed espedienti sonori quali l’arco battuto al ponticello e usando glissati.

Quasi religioso il rispetto verso Bach, eseguita con prassi e grande trasporto.

Usciti dal luogo sacro del Cantore di Lipsia, ecco Sollima e Brunello percorrere una pista nera con l’arrangiamento dello stesso Sollima della Sonata per due violoncelli di Giovanni Battista Costanzi, legata ad una composizione, sempre dell’artista palermitano, dal titolo The Hunting Sonata. “Ora eseguiremo un bis, ma non vi diciamo cosa suoneremo” ironizza Giovanni Sollima, riferendosi al fatto che l’ultimo brano (Bohemian Rhapsody dei Queen) fosse invece annotato sul programma. 

Divertenti, con tecniche diverse ma egualmente straordinarie, i due musicisti hanno creato un’alchimia di suoni senza mai far percepire dove finissero le note di un violoncello e dove iniziassero quelle dell’altro. Lunghi applausi e pubblico in piedi, a sottolineare il gradimento della sala magneticamente concentrata per l’intera esibizione. Applauso sentito anche quello rivolto ai due protagonisti ad inizio serata, quando hanno deciso di suonare l’intero concerto con due custodie di violoncelli delle due tinte di colore della bandiera Ucraina. Un gesto che ha certamente avuto un grande significato umano, oltre che artistico, e che è stato fortemente apprezzato. 

Un concerto che sicuramente ha messo un ulteriore tassello nella ormai sempre più lunga lista di eccellenze portate in città da scelte artistiche positive e lungimiranti. La musica, sicuramente, ringrazia.

Le fotografie sono di Danilo Codazzi

Loris Braga


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