Breast Unit dell'Ospedale, tempi lunghi per esami e prevenzione. Molte concittadine si chiedono che fine ha fatto il progetto di accorpamento
La prenotazione di una mammografia di controllo risale al mese di febbraio, ma l'esame vero e proprio è stato eseguito solo in settembre, ossia mesi dopo. Cosa succede alla Breast Unit presso l'ospedale di Cremona? A segnalare criticità (e non per la prima volta) in questo delicato reparto sono alcune lettrici. Una ricorda anzitutto che, poco prima che scoppiasse la pandemia si parlava insistentemente della creazione di un Cancer Center che raggruppasse i reparti di Oncologia, Ematologia, Breast Unit, Radioterapia in un unico Dipartimento oncologico.
Proprio il 4 febbraio 2020 si tenne, su questo tema, un incontro in Sala Maffei, presso la Camera di Commercio con alcuni rappresentanti dei vertici locali dell'ospedale. Comprensibilmente, l'avvento del Covid ha poi bloccato tutto il percorso, ma da allora non si è più parlato del progetto di accorpamento. Sono aumentate, in compenso, le criticità. "Negli ultimi tempi - spiega una utente dell'ospedale -, la Breast Unit ha perso la gran parte del personale, in particolare tre radiologhe in un colpo solo, quindi è stata pesantemente penalizzata ed è diventato praticamente impossibile ottenere una mammografia in ospedale".
Da quando le tre radiologhe se ne sono andate dalla Breast Unit, osserva la lettrice, "l'ospedale non è stato più in grado di erogare mammografie e tutte le pazienti si sono riversate sulla LILT, Lega Tumori, che si è trovata inondata di richieste e che ha dovuto in un certo senso fare le veci della Breast Unit. Le mammografie, che prima erano a offerta libera, sono diventate a pagamento al costo del ticket da SSN e la Lega Tumori si è ritrovata a svolgere il lavoro che avrebbe dovuto fare l'ospedale".
Di qui l'osservazione della concittadina: "Se il Direttore Generale dell'ospedale ha deciso di chiudere la Breast Unit, o di ridimensionarla, o di farla inglobare dall'Oncologia, la cosa va in primis comunicata alle pazienti e la transizione deve essere fatta in modo trasparente, tenendo sempre al centro dell'attenzione il bene del paziente. Comunque stiano le cose, le pazienti della Breast Unit hanno il sacrosanto diritto di essere informate dalla Direzione su cosa stia succedendo e su quale sia il futuro del reparto. Qui non stiamo parlando di gente che ha il raffreddore, stiamo parlando di gente che ha il cancro, patologia per cui il percorso di cura è lungo e il fattore tempestività delle cure è fondamentale".
"Se le mammografie non si riesce a farle - conclude la lettrice -, se per avere l'esito di un istologico ci vogliono secoli, se le pazienti si sentono abbandonate a se stesse, allora significa che ci sono delle vite umane ingiustamente a rischio. Urge fare chiarezza".
E che i problemi in questo settore così delicarto non manchino è testimoniato anche da un'altra lettrice, Paola Tacchini, concittadina molto attiva sul fronte ambientale. Pubblichiamo integralmente la sua testimonianza qui di seguito.
Abituata a sedermi accanto ad altre donne, con le quali in passato, spesso si aveva modo di relazionarsi e consolarsi, mi sono ritrovata in una sala d'aspetto pressoché deserta. Parlando con il personale presente, sempre disponibile ad ascoltarci e rassicurarci, ho visto anche il loro sgomento, e spesso alle nostre domande su future diagnostiche le risposte erano vaghe. Abbiamo cercato di segnalare il pericolo di questa mancanza di servizio per noi pazienti senologiche, facendo anche una trasmissione dedicata all'argomento, sull'emittente locale Telecolor il 6 novembre, con ospiti in studio l'ex Primario Giovanni Dottor Allevi e il Consigliere Regionale Marco Degli Angeli.
Sembrava ci fosse una volontà di ascolto quando il 19 novembre 2021, in aula magna dell'ospedale cittadino, c'è stato un incontro voluto dal Rotary, generosi sostenitori con macchinari, computer e ausili vari in utilizzo nella Brest Unit. Ospiti tutti i primari di pertinenza (senologi, oncologi, radiologhi, chirurghi) oltre al sindaco, assessori e consiglieri anche di minoranza e naturalmente allo stesso direttore generale.
Ero presente all'incontro, nella veste di paziente, e ho ascoltato attentamente tutti gli interventi, prendendomi appunti. Cito il sunto del discorso (meramente di facciata) del Direttore Generale: "Arrivato nel 2019, noto il reparto Brest Unit, una sorta di "First Class" di questo ospedale, grazie anche alle generose donazioni di pazienti da noi curati... L'area Donna è una eccellenza riconosciuta anche dalla Certificazione EUSOMA, non solo nell'ambito della cura, ma anche della accoglienza e della elevata capacità professionale del personale... Le donne (intese come pazienti) si devono sentire "coccolate"...".
A dicembre siamo tutti più tranquilli e fiduciosi... forse, piano piano, riusciremo a tornare alla normalità. Le tre radiologhe (fatte andar via in vari modi) sono sostituite da un bravissimo nuovo medico, preso dal presidio ospedaliero di Oglio Po per tre giorni a settimana, ma non è abbastanza per tornare alle 40 mammografie giornaliere del 2019, ci si deve accontentare di una ventina a settimana, purtuttavia confidiamo in nuove assunzioni (così fanno ipotizzare alcune voci di corridoio).
Escono articoloni sul giornale cittadino che lodano l'efficacia della Brest Unit e ben 4 trasmissioni dedicate su un'altra emittente cremonese. Rispettivamente il 18, il 25 gennaio, l'1 e l'8 febbraio, sono ospiti in studio o in video call 4 primari ospedalieri: il radiologo, l'oncologo, il chirurgo plastico e il radioterapista. Tutti concordi nel parlare di una grande sinergia fra di loro e di voler lavorare al meglio vista oltretutto l'elevata incidenza di questo tipo di tumore alla mammella, con una percentuale maggiore rispetto ad altre aree lombarde. Peccato che questa ultima settimana ho ricevuto diverse segnalazioni da pazienti con in atto terapie o follow up che si sentono rispondere che devono andare a farsi fare diagnostiche altrove.
Ultimo segnale, appuntamenti fissati da tempo annullati, spostamento di chemioterapia da area Donna al reparto di oncologia che raccoglie qualunque tipo di paziente. Questo comporterà una rotazione casuale del personale che farà perdere a noi donne quel precedente importante riferimento e senso di partecipazione che si aveva mentre si era accompagnate in questi momenti difficili. Non siamo più persone con un nome o una storia, siamo codici numerici e curarci è solo una questione di business. Questo grazie ai decenni di malasanità voluta dalla regione Lombardia, autonoma in queste scelte.
Cosa possiamo fare? Ad ogni problema, mancanza di risposta, impossibilità diagnostica, carenza di cura per la quale precedentemente avevamo accesso, dobbiamo segnalare per iscritto all'URP (Ufficio Relazioni Pubblico) ... sommergiamoli di lettere, e inviamone una copia anche all’Assessore di Regione Lombardia.
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commenti
Vincenza ANTONIOTTI
17 febbraio 2022 07:09
Abbandonate a noi stesse ,sole col nostro dolore e terrore , con la totale indifferenza altrui