30 dicembre 2022

Ciak, si gira. "Oh Serafina", la fiaba ecologista di Lattuada con Renato Pozzetto e Dalila Di Lazzaro, girata tra Crema, Ripalta Cremasca e villa Grasselli di Stagno Lombardo (12)

Film del 1976 di Alberto Lattuada, "Oh Serafina" è tratto da un romanzo di Giuseppe Berto, che ha curato la sceneggiatura della pellicola. Per questo non c'è differenza tra la storia narrata e quella interpretata da un valido cast che tra i comprimari annovera anche Gino Bramieri, nei panni del sindaco, e Daniele Vargas, caratterista di molte commedie del periodo, che interpreta un assessore. Il film ha avuto varie location cremonesi: l’ex convento di Santa Maria della Croce a Crema, la villa San Michele di Ripalta CremascaVilla Grasselli di Stagno Lombardo e Villa Baronchelli, e probabilmente altro ancora girato sempre a Stagno Lombardo. Alcune scene sono state effettuate all'interno della Ocrim. Location manager Leonardo Caracciolo.

Renato Pozzetto è Augusto Valle, erede di una famiglia di imprenditori proprietaria di una fabbrica di bottoni. Augusto però è poco interessato al profitto e molto alla bellezza della natura: vive infatti in simbiosi con gli uccelli del parco adiacente alla fabbrica e alla sua villa, una riserva che attira le attenzioni degli speculatori edilizi, intenzionati ad acquisire il terreno e renderlo edificabile. Il protagonista viene sedotto da una sua dipendente, Palmira, che rimane incinta e lo costringe praticamente a sposarlo. Seducendo sindaco, assessori e medico, Palmira fa internare il povero Augusto in un manicomio. 

Qui l’uomo, che mantiene nonostante tutto un candore invidiabile, riesce a ritagliarsi un suo spazio prima di conoscere Serafina Vitali (Dalila di Lazzaro), la ricca figlia di un mercante d’armi che a sua volta è stata internata per aver osato sfidare il padre, per aver avuto una relazione incestuosa con il fratello, per aver dato scandalo durante una festa e successivamente per aver preso a fucilate gli ospiti della stessa al rientro da una battuta di caccia.

I due si innamorano e ben presto sognano una vita insieme fuori dalle mura del manicomio. Cosa che accadrà nel momento in cui rinunceranno ai loro rispettivi diritti sulle proprietà; Augusto e Serafina andranno via dal manicomio accompagnati dal figlioletto dell’uomo e da una fedele dipendente dell’ex azienda di Augusto.

Il film infatti punta il dito sul capitalismo, sulla "grettezza" dell'alta borghesia (tramite i flashback sulla vita di Serafina), sull'industrializzazione e la cementificazione, ma non solo. Non va infatti trascurato il ruolo di Palmira, l'operaia che vende se stessa per la sua scalata al potere e alla ricchezza. E' magistrale l'interpretazione di Angelica Ippolito: volgare, una sensualità negativa che paradossalmente la imbruttisce. I cattivi comportamenti vanno dunque al di là delle classi sociali e anche il proletario non è esente da critiche, quando si contrappone al sistema capitalista, ma solo per poterne entrare a far parte. Il ritratto di sindaci, assessori e medici è impietoso: tutti mediocri che cedono ai loro istinti sessuali, pronti a svendersi per un rapporto sessuale o a "qualche frustata" (il sindaco sadomasochista interpretato da Gino Bramieri). Anche lo stesso Augusto non è esente da critiche, inizialmente, per lo squallido atteggiamento che assume nei confronti del figlio. Augusto trova però il suo riscatto, ma anche la sua "consacrazione", nell'amore con Serafina. Un sentimento che nasce dal loro amore comune per la natura, per il canto degli uccelli; un sentimento di libertà, contro le oppressioni della società capitalista e le sue regole; un amore che sfocia "nella carne" , ma senza profili peccaminosi, tra due persone pure.

Il manicomio nel quale l’avida moglie Palmira Radice (Ippolito) farà rinchiudere Augusto Valle (Pozzetto) e nel quale questi conoscerà Serafina (Di Lazzaro) è in realtà l’ex convento di Santa Maria della Croce, adiacente all’omonimo santuario e situato in Piazza Giovanni Paolo II 1 a Crema, frazione Santa Maria della Croce. Oggi à sede dell’Istituto Agrario Stanga, entro le cui quattro mura è stato ambientato il manicomio. 

L’ospedale psichiatrico ha però una doppia ambientazione: se gli interni e il cortile più piccolo, come appena detto, sono stati girati nell’ex refettorio di Santa Maria della Croce, la maggior parte degli esterni – ovvero tutte le scene nel giardino grande – sono ambientati nel retro della Sala Pietro da Cemmo dell’ex convento di Sant’Agostino, il complesso culturale che oggi ospita il museo civico di Crema.

La villa di famiglia di Serafina, la ragazza che Augusto Valle incontrerà nel manicomio dove l’aveva fatta rinchiudere il padre mercante d’armi dopo che la figlia aveva tentato di ucciderlo perché disapprovava gli affari del genitore, è Villa San Michele, situata in Via Fontanoni 4 a Ripalta Cremasca. La villa è attualmente usata come sede per cerimonie o rinfreschi e non è visitabile al pubblico, se non su appuntamento per organizzare ricevimenti o simili. Se la pellicola suscitò lo scandalo degli adulti benpensanti, diversa fu la reazione dei più giovani. La memoria cittadina ha infatti conservato l’immagine goliardica dei ragazzotti cremaschi che, spinti dalla curiosità di vedere le riprese e di rubare con gli occhi l’immagine della Di Lazzaro seminuda, abbarbicati sui tetti e sui muretti del Sant’Agostino allungavano il collo in direzione dell’azione.

Fabrizio Loffi


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