Cinquant'anni fa moriva Mons. Virginio Dondeo, vescovo di Orvieto. Era nato a Castelnuovo del Zappa. Per la scelta di stare dalla parte dei poveri e dei lavoratori fu chiamato "il vescovo rosso"
Il 6 agosto 1974, cinquant'anni fa, moriva Monsignor Virginio Dondeo, vescovo di Orvieto. Era nato a Castelnuovo del Zappa, frazione di Castelverde. Abbiamo chiesto a Fabio Amadini, assessore alla Cultura del Comune di Castelverde, di scrivere la storia di questo straordinario e amatissimo sacerdote della Chiesa cremonese.
Virginio Francesco Dondeo, primo di cinque fratelli, nacque a Castelnuovo del Zappa il 21 settembre 1904 da Cesare e da Anteri Rosa. Fu battezzato in casa dal parroco don Giacobbe Tessaroli il 28 dello stesso mese; il 2 ottobre fu portato in chiesa per il completamento del rito sacramentale. Il padrino fu Anteri Abele e la madrina Dondeo Giuseppa.
La famiglia era una delle poche non contadine della piccola frazione; il padre, “l’uarol de Castelnoov” era dedito alla raccolta e alla vendita di polli e uova, girando nei paesi e nelle cascine per il commercio.
Il piccolo Virginio frequentò l’asilo e le prime classi elementari nelle scuole del paese, poi completò gli studi del ciclo primario a Castelverde. A 11 anni entrò in seminario e studiò molto distinguendosi sempre per umiltà e grande intelligenza. Fu inviato al Collegio lombardo in Roma per seguire i corsi di Teologia morale e dogmatica alla Gregoriana. Nel luglio 1927 conseguì la laurea in quelle due discipline, ma non poté ricevere l’ordinazione con i suoi compagni di corso a Cremona. Così, il 14 agosto di quello stesso anno, il diacono don Virginio fu consacrato presbitero nella chiesa del suo battesimo dal vescovo Cazzani, circondato dall’affetto dei suoi familiari e di tutta la comunità parrocchiale di Castelnuovo.
Conseguì successivamente le lauree in Filosofia sistematica e in Storia della filosofia. Nominato vicerettore del Seminario, a fianco del rettore mons. Squintani, vi insegnò Filosofia e Teologia morale. Fu particolarmente apprezzato anche da Padre Gemelli che lo voleva all’Università Cattolica come assistente della professoressa di filosofia Sofia Vanni Rovighi, ma il Vescovo Cazzani non cedette alle richieste.
Con l’elezione di mons. Squintani ad arcivescovo di Ascoli Piceno, nel 1936 divenne Rettore del Seminario di Cremona, facendone accrescere la valenza dei corsi di studio, con uno stile rigoroso e nello stesso tempo amabile verso i seminaristi, pronto all’ascolto, attento a formare la loro personalità umana e cristiana attraverso una particolare dedizione a ciascuno perché nessuna vocazione si perdesse.
Estimatore ed amico di don Primo Mazzolari, che invitò a predicare gli Esercizi Spirituali in Seminario nel 1937, ne fu revisore diocesano degli scritti e delle stampe così da togliere sospetti e accreditare la buona fede di don Primo, anche nella collaborazione al periodico “Adesso”, particolarmente osteggiato dalla alta gerarchia ecclesiastica.
Eletto nel 1953 alla sede di Alife – Caiazzo, mons. Dondeo fu consacrato vescovo nella Cattedrale di Cremona dal vescovo Bolognini, ne prese possesso entrando in Diocesi il 20 settembre di quello stesso anno.
Negli anni del suo episcopato difese sempre i diritti dei lavoratori e dei più deboli, guadagnandosi l’appellativo di “vescovo rosso” per l’energia e la determinazione nel trattare con le amministrazioni civili per affermare la priorità del valore del lavoro e dello studio, nel rispetto della dignità e del diritto di ogni persona.
Appena arrivato nella diocesi campana, proprio nei giorni in cui si chiudevano le “Cotoniere Meridionali”, si adoperò per richiedere la riapertura degli stabilimenti, che avvenne due anni dopo con il “Cotonificio Radice”.
Emerse sempre il suo animo di formatore ed educatore, così mons. Dondeo resse il Liceo – ginnasio vescovile, contribuì a fondare l’Istituto Magistrale parificato, rivolgendosi direttamente all’on. Giacinto Bosco, allora Ministro della Pubblica Istruzione, perché il territorio avesse un suo centro di formazione di una classe docente che potesse diventare essa stessa lievito culturale per l’educazione delle giovani generazioni.
In soli otto anni il vescovo Dondeo rinnovò il Seminario e il Palazzo Vescovile, fece costruire o diede inizio alla fondazione di dieci case parrocchiali, favorì la crescita dell’Azione Cattolica, dei ministranti, dei chierichetti, dei laici consacrati e sostenne amorevolmente il Monastero di San Benedetto. Fondò il settimanale diocesano “LA VOCE” come strumento di collegamento e di informazione; l’avvenimento più importante fu il Congresso Eucaristico, da lui promosso e al quale si dedicò con trasporto coinvolgente.
Al momento del congedo da Alife ricevette la Cittadinanza Onoraria.
Trasferito alla sede di Orvieto il 22 luglio 1961, i primi anni del suo episcopato in terra umbra, furono contrassegnati da avvenimenti della Chiesa Cattolica di risonanza mondiale che lo coinvolsero e lo videro protagonista, dalla partecipazione ai lavori del Concilio Vaticano II, alla celebrazione in diocesi (1963 – 1964) del VII Centenario del miracolo di Bolsena e della Bolla “Transiturus”, culminate con la visita di Papa S. Paolo VI. Nel pomeriggio dell’11 agosto 1964 il Santo Padre, usando per la prima volta un elicottero, raggiunse la splendida Cattedrale ove ad attenderlo vi erano vescovi e arcivescovi dell’Umbria, del Lazio e della Toscana.
Altro avvenimento importante che contraddistinse l’episcopato del presule cremonese fu la realizzazione delle porte bronzee del Duomo (1970), ove vi è scolpita l’immagine di Giovanni XXIII e il suo programma pastorale, con le sette opere di misericordia corporale.
Mons. Dondeo portò ad Orvieto una mentalità nuova, tutta permeata – si disse – della logica dinamica del nord Italia. Con l’affabilità che gli era consueta, riuscì a penetrare nella gente suscitando in tutti simpatia, ammirazione e rispetto.
Oltre allo studio preparazione dei futuri sacerdoti, fu molto attento ed impegnato concreti che riguardavano il lavoro della sua gente, nell’ottica della promozione umana. Era, infatti, un assertore convinto che solo elevando tutto l’uomo si poteva avere un cristiano completo, certezze che lo portarono condividere l’azione pastorale dell’amico don Primo Mazzolari, in particolare sulla “Chiesa dei poveri”, la libertà religiosa, il pluralismo, il dialogo con i “lontani”, la distinzione tra errore ed errante, che divennero alcune delle istanze dottrinarie e pastorali del Concilio Vaticano II.
Fu anche amministratore apostolico della diocesi di Bagnoregio (VT), ove fu vescovo il suo predecessore mons. Tranquillo Guarneri, anch’egli rettore del Seminario di Cremona e musicista, lasciando anche in questa diocesi un buon ricordo.
Dal 1972 gli fu affidata Todi come diocesi “aeque principaliter”. Nonostante il breve periodo in cui governò la chiesa tuderte, riuscì ad accostarsi a tutte le realtà parrocchiali e a dare fiducia al clero con il suo zelo pastorale.
Nel 1973 si manifestarono i primi segni di una terribile malattia: leucemia.
Ricoverato a metà luglio del ′74 nell’ospedale cittadino, si rese necessario il trasferimento presso il policlinico “Gemelli” ad inizio agosto, dove fu affidato alle cure di un insigne ematologo, il professor Carbonin.
Martedì 6 agosto 1974 chiese di tornare ad Orvieto “per morire tra i suoi”; dopo aver baciato il Crocifisso perse conoscenza per un’emorragia cerebrale. Nel primo pomeriggio l’ansiosa corsa dell’autolettiga che trasportava il vescovo morente si fermò per un incidente in autostrada, perdendo così del tempo. Il vescovo spirò giunto al casello autostradale di Orvieto. La salma fu composta nella cappella dell’episcopio per l’omaggio ininterrotto dei fedeli.
La solenne liturgia funebre, officiata dall’arcivescovo metropolita di Perugia mons. Ferdinando Lambruschini, vide la partecipazione di tutti i vescovi dell’Umbria e dell’alto Lazio; per la diocesi di origine del presule Dondeo concelebrarono il vescovo di Cremona mons. Giuseppe Amari e l’arcivescovo di Ferrara e Comacchio, il cremonese mons. Natale Mosconi.
Mons. Virginio Dondeo riposa nella cripta del Duomo di Orvieto.
Nelle foto alcune immagini di monsignor Dondeo e il giornale della Diocesi di Orvieto con l'annuncio della morte del Vescovo, poi con Giovanni XXIII, in visita a Papa Paolo VI con il presule che dona calice e patena e poi con l'imperatore di Etiopia Hailé Selassié
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