Cinque km e 600 metri di mura, così Cremona si difendeva utilizzando il mattone dall'argilla del Po, dislivelli del terreno e incanalando acque. I segreti delle mura della città
Maurizio Mollica, per quattro puntate su Cremonasera, ha raccolto uno straordinario studio sulle mura di Cremona che racchiudevano la città per 5 chilometri e 600 metri. Un'opera architettonica e difensiva straordinaria che sfruttava il mattone ottenuto con l'argilla cotta del Po sfruttando a scopo difensivo le differenze di quote e per dare pendenze alle acque (anch'esse elementi difensivi). Ecco la prima puntata.
Chi si muove nelle città moderne tende a notare mura di pietra come elemento appartenente al passato. Sfugge quindi agli occhi dei più , una sorta di ipotetico perimetro murario cittadino seguendo le sole tracce di edificazioni in mattone e mai in pietra. E’ come se il mattone avesse meno importanza se paragonato alla pietra, quindi la vista del mattone alleggerisse la vetustà della struttura e, conseguentemente l’interesse per la sua antichità.
Cremona , città Romana di mattoni.
In pianura, l’unico materiale costruttivo a costo e chilometro zero, facile da lavorare era la argilla del Po. Le argille cotte divennero quindi il “lego” dei Cremonesi per almeno duemila anni dalla fondazione della città.
Basti pensare al Torrazzo per comprendere quanto questo elemento costruttivo sia stato importante.
Cremona, sorvolata da un ipotetico drone medioevale, sarebbe stata chiamata “Cremona la Rossa”, una città di chiese rosse, campanili rossi, mura rosse e abitazioni rosse ed un intero Castello rosso che, proprio come il “lego” venne montato nel 1300 e smontato nel 1800.
Le mura di Cremona erano lunghe 5 km e 600 m.
Mi piace specificare la aggiunta dei 600 m. per portare la cinta muraria più sui 6 km che sui 5 km.
Per chi è stato a Lucca ( città murata ) si ricorda che il perimetro di quelle mura ancora intatte è di 4 km.
Le mura di Lucca sono transitabili tramite apposite rampe di accesso e non sono diverse da quelle che circondavano Cremona e che erano semplicemente percorribili grazie ai dislivelli di quota del terreno.
Le mura della nostra città non sono state affatto costruite su ipotetiche linee immaginarie di confini tracciati a matita da qualche buon architetto del 1200.
Le mura hanno semplicemente sfruttato le differenze di quota, ottimizzando così per chi si doveva difendere, la possibilità di restare in alto entro le quote delle altezze interne alle mura stesse, dominando le quote più basse accentuate appunto dalla costruzione di una barriera muraria costruita sul massimo dislivello possibile.
Per semplificare il percorso murario , partendo per esempio dall' attuale Porta Venezia, lungo la linea retta teorica di Viale Trento Trieste, si giungeva fino a Porta Milano, da lì fino a Via Ghinaglia che scendeva poi verso Via Massarotti per connettersi a Porta Po e poi a Via Giordano fino a Porta Mosa, continuando per Via Pedone fino a porta Romana e salendo a San Michele con il ricongiungimento a Porta Venezia.
Una forma di “fagiolo”, una città molto estesa da est a ovest e poco estesa da nord a sud.
Iniziamo subito a sdoganare che le mura fossero nelle attuali sedi stradali delle vie moderne menzionate. Tali vie sono per lo più senza pendenza poiché livellate in 200 anni di costruzioni, in tal senso le mura erano esattamente alla fine della scarpata di importanti dislivelli geologici e quindi poste tra una attuale via e la successiva parallela e in dislivello.
L’esempio lampante è quello di Via Cadore, posta su di un dislivello di circa 5 m superiore rispetto a Via Giordano.
Costruire un muro alla base di tale dislivello ed innalzarlo verso la quota più alta, consentiva di regolarne le acque poste alla base come forma di difesa ulteriore, oltre che “affacciarsi” dalle mura per dominare la scena.
Là dove il dislivello non poteva aiutare, interveniva l’uomo con mezzi artificiali, vedasi Porta Mosa e il baluardo S.Giorgio con la sua spianata che sale verso le mura per dominare la scena su Via Giordano.
Le Porte, non vennero ubicate a caso ma poste in luoghi di minima quota ed in terreno pianeggiante per poter meglio trasportare le merci dentro la città.
Le mura erano dotate ovviamente di baluardi, cortine, piattaforme e rivellini.
Le esigenze di avere una muratura difensiva nuova e imponente si manifestarono sicuramente dopo il mille quando la città in espansione smise di avere una guerra civile tra Civitas Nova e Civitas Vetera, quando appunto la urbanizzazione di nuove zone a quote più basse, strappate al Po, creava dei Borghi che stavano al di fuori delle vecchie Mura della Munitiuncula e che non si era spinta molto più in là dei confini del vecchio insediamento Romano.
Nel 900 circa vi furono probabili muri posti a protezione delle incursioni degli Ungari.
D'altronde molte zone di proprietà episcopale erano state lottizzate proprio per espansione urbana e divennero terre edificabili al posto di ortaglie poste in ambienti ancora poco urbanizzati.
Le mura del 1200 circa vennero studiate per dare pendenze alle acque accolte nelle “fosse”.
Le fosse circondavano le mura che circondavano la città in un sistema difensivo concentrico. La Fossa Civica ed altri canali lambivano e circondavano le mura scendendo da nord da quote più elevate (attuale S.Ambrogio ) e terminando a sud (Via Giordano ) prima di prendere la via per il Po .
Il sistema in pendenza permetteva l’avanzamento naturale delle acque da un piano alto ad uno inferiore.
E d’ altronde, la stessa città di Cremona si trova su di un piano inclinato che la frappone tra una zona prealpina scendendo alla quota più bassa della pianura del Padus.
Le mura sfruttarono tali pendenze per massimizzare la difesa in un momento di ostilità dovute ad attacchi di fanterie “inimiche”.
L’acqua delle fosse bloccava le operazioni dei fanti.
Ne bastava davvero poca per paralizzare operazioni di assedio.
Fu solo dopo l’invenzione delle polveri da sparo e dopo utilizzo di armi da fuoco che le cose cambiarono.
La guerra di artiglierie prevedeva assedi da distanza e orientamento a vista con le altezze delle mura da espugnare.
Le mura delle città, Cremona compresa, subirono importanti modifiche.
Fu il cosiddetto sistema difensivo alla Moderna o alla Italiana.
Il “lego” dei Cremonesi, il mattone aiutò molto questa modifica muraria. Bastava abbassare la altezza del muro e metterlo in basso a rinforzarlo in spessore.
Il muro più basso permetteva una migliore difesa da armi da gittata, poiché meno visibile, ma era doppiamente irrobustito in spessore.
Le aperture (porte) divennero sempre maggiori in periodi di pace, ove le città erano inserite in ampi scenari di imperi e territori.
Le mura stesse divennero poi problematiche perché di intralcio alla mobilità.
Si iniziarono quindi ad interrompere le cortine con brecce di penetrazione che divennero poi vie di uscita verso i cosiddetti Corpi Santi, le zone attorno alla cinta muraria .
Lo studio delle mura necessita una suddivisione partendo da almeno tre elementi difensivi.
Uno era posto al lato estremo ovest ed era il Castello Santa Croce ( Piazza Castello ).
Gli altri due erano posti ai lati estremi est e si trattava del Forte di S.Michele a nord est e del Baluardo di Caracena ( porta Mosa ) a sud est .
Si costituivano così almeno tre muri omogenei per caratteristiche :
A – MURA lato NORD
il muro dal Castello lato nord e diretto a Porta S.Luca e Porta di Ognissanti, ora rispettivamente Porte Milano e Venezia, fino a S.Michele.
Lunghezza di circa 2,5 km. tra le vie Ghinaglia – Viale Trento Trieste.
B – MURA lato SUD
il muro dal Castello lato sud e diretto a Porta Po e Porta Mosa.
Lunghezza di circa 2,5 km. tra le Vie Massarotti – Via Giordano.
C - MURA lato EST
la cortina di collegamento tra Porta Mosa ( baluardo Caracena ) e il Forte di S.Michele .
Lunghezza di circa 0,6 km. tra le Vie Pedone – Via Tofane.
(1-continua)
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commenti
Angela
8 settembre 2024 13:58
... e noi non ce la facciamo a fare una tangenziale Sud negli anni 2000 ....
PierPiero
9 settembre 2024 06:16
Ricordo alla gentile Angela che, al di là dello scempio di una parte della campagna cremonese, l'ultima stima di qualche anno fa (mi pare addirittura di un quinquennio fa) ipotizzava costi di realizzazione pari a 16 milioni. Ora saranno sicuramente di più.
A parte reperirli, val la pena di spenderli tutti lì?
Giorgio
10 settembre 2024 08:42
Opinione valida, però chiudiamo via Giordano al traffico 'di passaggio' visto che di fatto è la attuale strada sud.
Daniro
8 settembre 2024 20:25
Vorrei capire cosa centra il tema del complesso sistema difensivo medievale e rinascimentale cremonese con la "tangenziale sud". Ci dovrebbe difendere dall'invasione dei piacentini? Per quello c'è già il fiume Po. Ma se a qualcuno interessa vedere i risultati nefasti di una infrastruttura stradale realizzata tra la città e il suo fiume basta appunto andare a Piacenza.
Michele de Crecchioo
9 settembre 2024 22:40
Trovo estremamente opportuno il richiamo fatto al gravissimo danno ambientale fatto, credo mezzo secolo or sono (quando cioè la cultura urbanistica e ambientale non era ancora maturata come oggi) a Piacenza, città che è quasi storicamente gemella della nostra Cremona.
claudio
9 settembre 2024 17:24
Non entro nel merito della "querelle" circa la tangenziale sud, ma mi vergogno come cremonese dello stato in cui sono lasciate le mure tanto osannate!!!!!!!!!!!!