25 gennaio 2025

Come nella realtà marito e moglie a cantare Romeo e Giulietta, una cantante europea, il doppio testo di Bellini e Vaccaj: quante storie questi Capuleti e Montecchi a Cremona

Quante storie di musica. Di parole. Di cantanti e musicisti ruotano attorno alle rappresentazioni cremonesi dei Capuleti e Montecchi di Vincenzo Bellini per tutto l’Ottocento. La tragedia lirica in due atti su libretto di Felice Romani ‘Capuleti e Montecchi’ (prima rappresentazione Teatro La Fenice, Venezia, 11 marzo 1830) chiuderà la stagione dell’Opera del Teatro Ponchielli di Cremona i prossimi venerdì 31 gennaio (ore 20) e domenica 2 febbraio (ore 15.30).

Cremona amò visceralmente il musicista catanese. Basta rileggere, nelle ricostruzioni storiche delle stagioni operistiche (Santoro, Liborio, Fiorentini, Pietrantoni), la presenza dei suoi lavori; quasi uno ogni anno. Insieme a Rossini, Donizetti e Verdi è stato uno degli autori più rappresentato sul palcoscenico del teatro Concordia, prima, e del Ponchielli, poi.

Per quanto riguarda la storia universale di Giulietta e Romeo, arriva in città praticamente in contemporanea con la prima veneziana del 1830.  L’esordio cremonese è infatti di pochi mesi dopo nel 1831. A interpretare il belcantismo di Bellini un’interprete di grandissimo spessore: Adelina Spech (Giulietta) pupilla della famosissima Maria Malibran. Nel 1825 aveva debuttato come soprano a Londra ne Il Conte Ory di Rossini riscuotendo un grande successo. Fu chiamata in tutti i teatri d’Italia: sempre acclamata dal pubblico. Addirittura, Donizetti scrisse per lei la parte di Eleonora d'Este nel suo Torquato Tasso. Con lei, in quella prima cremonese, Amalia Brambilla Verger (Romeo). Figlia d’arte, il padre Paolo fu un compositore, è stata una delle interpreti più importanti nelle rappresentazioni Lucia di Lammermoor di Donizetti e della Norma di Bellini. In quella ‘prima’ cremonese Amalia recitò con accanto il marito Giovanni Battista Verger (Tebaldo). Un tenore che riscosse un enorme successo nel decennio tra il 1820 e il 1830; divenne noto come uno dei più grandi interpreti del suo tempo di Rossini.

I documenti pubblicati (Liborio) ci offrono un elemento storico musicale di grande interesse: la composizione dell’orchestra a quella prima cremonese. Al cembalo il maestro Michele Bianchi; Carlo Bignami, violino direttore; Giacomo Mori, oboe; Giuseppe Peri, fagotto; Carlo Amizzoni, corno; Francesco Madoglio, contrabbasso; Carlo Spinoni e Antonio Fontana, flauto; Antonio Maini, tromba; Giuseppe Galeotti, timpani e Angelo Pedrazzini, tromba. 

I Capuleti ritornano a Cremona nella stagione 1841/1842. Nelle due parti femminili principali dell’opera (Romeo è Giulietta) altre due grandi interpreti dell’epoca Teresa Merli Clerici e Elena Zanoni. Con loro il tenore Vincenzo Jacobelli: altro cantante specializzato nel repertorio belliniano; il suo nome torna in parecchie stagioni nei teatri lombardi e piemontesi come protagonista in Norma.

Passano vent’anni e i Capuleti ritornano a Cremona. La stagione è quella del 1862. E qui si verifica un episodio che oggi giudicheremmo inconcepibile ma che per la prassi dell’opera dell’epoca era piuttosto frequente. Al teatro andò in scena l’opera belliniana ma fu aggiunto il terzo atto del Romeo e Giulietta del compositore Nicola Vaccaj: opera praticamente contemporanea a quella del musicista siciliano. Il tutto è spiegabile perché il libretto utilizzato dall’autore della Sonnambula era stato redatto da Felice Romani che aveva adattato per Bellini uno scritto precedente compilato proprio per il Romeo e Giulietta di  Vaccaj. Romani, a sua volta, aveva lavorato su ulteriore elaborazione del testo shakespeariano compiuta da Luigi Scevola. C’è poi da segnalare come la stessa opera di Vaccaj era andata in scena a Cremona nella stagione 1834/1835. I melomani cremonesi dell’epoca avevano così avuto la possibilità di ascoltare i versi scritti da Romani musicati da due compositori diversi. 

C’è un’ultima storia da raccontare. E’ quella triste di Giuditta Grisi, prima interprete soprano nel ruolo di Romeo. Nata a Milano nel 1805, si sposò con il conte Cristoforo Barni nel 1834. Sei anni dopo, spirò giovanissima come Romeo a soli 35 anni, a Robecco d’Oglio nelle sontuose stanze di Villa Barni Della Scala. 

Nel Novecento scese il silenzio su quest’opera. Ma ora torna a vivere in uno dei teatri dove fu più apprezzata. 

Nelle immagini Adelina Spech, Giovanni Battista Verger, Giuditta Grisi, Vincenzo Bellini, Giuditta Grisi nei panni di Romeo alla Scala e Felice Romani

Musicologo

Roberto Fiorentini


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