Con il pulmino del parroco, missione Ucraina. "Così abbiamo portato a Cremona tre donne e tre bambini". Militari al Tarvisio, la paura dei piccoli
"Sui volti di quei ragazzini ucraini c'erano le stesse espressioni, gli stessi sentimenti che ho visto negli occhi dei bambini delle baraccopoli di Nairobi: confusione, smarrimento, paura”. Kenya, Yemen, Somalia, Tanzania, Uganda, Sri Lanka, tutta la regione del Canale di Suez: sono alcuni dei Paesi in cui Simone Lazzarini, 51 anni di cui 6 indossando la divisa della Marina militare, ha operato. Ora lavora come privato nel settore della sicurezza, ha scortato più volte le navi mercantili nei mari solcati dai moderni pirati. Il rischio era ed è il suo mestiere. In questi giorni ha messo il suo coraggio, la sua esperienza e la sua professionalità al servizio di una missione umanitaria: con Giovanni Cremonesi e Gianluigi Bonzanini, è partito da Cremona su un pullmino alla volta della Polonia, al confine con l'Ucraina, per salvare dall'inferno della guerra un gruppo di profughi.
Com'è nata l'idea di questo viaggio?
"Alla base di tutto c'è una profonda amicizia. La moglie di Giovanni, Elena, è ucraina e qualche settimana fa, nonostante le tensioni che già c'erano, è tornata in patria. Poi è scattata l'invasione dell'esercito russo. Come recuperare Elena? Martedì scorso sono stato contattato e mi sono messo a disposizione”.
Dopo di che?
“Bisognava trovare un mezzo idoneo. Tra le persone fattesi avanti c'è stato don Claudio, che prima era tra noi, a San Felice, e da qualche tempo è parroco a Torre de' Picenardi. L'ho chiamato e mi ha detto subito: il furgoncino è qui”.
Quando siete partiti?
"Giovedì alle 18.30. Come meta la frontiera con la Polonia. Eravamo anche pronti ad entrare in Ucraina ma, con tutti quei convogli interminabili, sarebbe poi stato un problema uscire. E così abbiamo deciso per la seconda opzione: aspettare al confine”.
Quando siete arrivati a destinazione?
“Venerdì mattina intorno alle 10”.
Quanti chilometri avete percorso?
"Quasi tremila tra andata e ritorno”.
Giunti in Polonia, cos'è successo?
"Come detto, abbiamo atteso Elena e gli altri, scappati da un paese vicino a Kiev. Eravamo in costante contatto con loro, ci tenevano aggiornati sugli spostamenti. Ogni ora arrivava un pullman dall'Ucraina. Finalmente, quello che li trasportava e' sbucato e ha superato la dogana. Si e' fermato e loro sono scesi. Era fatta. Come si dice nel gergo militare, 'estrazione' riuscita. C'erano colonne lunghissime di sfollati, un conto è vedere le immagini in televisione, un altro nella realtà”.
Quanti cittadini ucraini avete messo in salvo?
“Elena; sua madre; due suoi nipotini (inizialmente avremmo dovuto portare con noi anche la loro mamma ma non ha voluto abbandonare il marito rimasto là); un'amica di Elena con suo figlio. Sei persone, 3 adulti e tre minori. Erano tutti provati ma stavano bene, è stato questo il primo impatto con loro”.
Cosa vi hanno raccontato?
“Delle fughe negli scantinati quando scendeva il buio, degli aerei che passavano sopra le loro abitazioni”.
E quei ragazzini?
“Li abbiamo lasciati tranquilli. Erano smarriti. Non dimenticherò mai una scena: a Tarvisio, all'ingresso in Italia, i doganieri hanno controllato i documenti e aperto il portellone del pullmino. A quel punto, i bambini hanno detto: “Mamma, no”. Davanti a quelle divise si sono spaventati e non sono scesi anche se i militari si erano abbassati la mascherina anti Covid”.
Quando è arrivato a Cremona?
“Alle 3.30 di sabato. Prima siamo andati a Rivolta d'Adda per lasciare i 6 ucraini a casa di Giovanni. Durante il ritorno ho mandato un messaggio a don Claudio, che mi ha detto di riportargli il pullmino perché ce n'era bisogno per trasferire in Italia altri otto profughi”.
Ha avuto paura in quei momenti?
“Anche se tutto quello che avevamo pensato e programmato si è verificato puntualmente e le cose sono andate bene, la paura c'è sempre, non esiste sostenere che non c'è. L'importante è saperla gestire”.
Ripartirebbe per l'Ucraina?
"Se me lo chiederanno, sì, certo, tornero'”.
Nelle foto la partenza e la sosta del gruppo, la partenza, poi la foto dei tre italiani, delle due donne e dei tre bambini ucraini e SImone Lazzarini quando era in Marina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
ELENA Gastaldi
6 marzo 2022 09:09
Bravi ragazzi