23 marzo 2025

Cristo con sei dita? Il bizzarro caso di esadattilia in un dipinto del pittore cremonese Giuseppe Moroni

Un inedito e singolare caso recente di esadattilia nell’arte che coinvolge un celebre pittore cremonese, Giuseppe Moroni.  L’esadattilia (e già la parola lo richiama)  è un’anomalia che vede la presenza di un dito ulteriore ad una mano o a un piede. I casi nell’arte sono abbastanza frequenti, specie in opere del XV e XVI secolo, ma un caso novecentesco è da considerare del tutto insolito. L’opera in questione è la  “Pietà” del maestro Giuseppe Moroni (nato a Cremona il 6 ottobre 1888 e morto a Roma il 22 ottobre 1959). Si tratta di un olio su carta e tela che da tempo è custodito in Diocesi a Fidenza, esposto anche in una recente mostra nella città borghigiana.

In questa “Pietà”, più che mai attuale in tempo di Quaresima, il Cristo presenta, nella mano destra, non cinque ma sei dita. Com’è possibile una cosa del genere? Un Cristo polidattile? Perché Moroni lo ha voluto rappresentare così? La polidattilia, o esadattilia,  dalla medicina, è annoverata fra le anomalie congenite più frequenti. Verso questa malformazione, nell’antichità, c’erano molti pregiudizi. Chi ne era affetto, infatti, veniva puntualmente associato alla stregoneria. Non a caso Anna Bolena, moglie di Enrico VIII, pare avesse una forma ridotta di polidattilia, con due unghie su uno stesso dito. Ma già questo era stato sufficiente, all’epoca, per indicarla come una probabile strega. In altre zone della terra, specie in America Latina, invece, la polidattilia era considerata un segno di prosperità e fortuna.

Fatte queste considerazioni, non si arriva tuttavia a spiegare il caso della “Pietà” del Moroni. Un Cristo con una malformazione? Poteva esserci un motivo per rappresentarlo così? Se sì, quale? Andando a fare una ricerca fra altri episodi simili si può certamente indicare il “Cristo Risorto in Croce di Sarzana”, opera di Mastro Guitelmo del 1138, con presenta sei dita per piede. Ma qui l’accaduto è già stato da tempo motivato come una conseguenza dei ripetuti restauri (non tutti eseguiti a “regola d’arte”). A Castelvetrano, invece, nella piccola chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, esiste una statua della Madonna con sei dita nella mano. Ma tornando gli interrogativi riguardanti l’opera del Moroni, ancora, non emergono risposte che li possano esaudire. C’è chi ipotizza che l’opera sia stata realizzata dal pittore, originario di Cremona, in età avanzata e che, quindi, le sei dita non possano essere altro che una svista.

Ma c’è anche chi tenta di sbilanciarsi ipotizzando un evento prodigioso e chi invece cerca di individuare un possibile messaggio lasciato dallo stesso Moroni, che visse e lavorò a lungo a Pieveottoville (Parma) che a tutt’oggi però non trova valide spiegazioni. E, quindi, il mistero resta. Nei nostri territori di fiume tra l’altro, non è certo l’unico caso; soltanto meno di dieci anni fa, nel 2016, il ricercatore ed appassionato di misteri Franco Manfredi (casalese), al santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore, ha individuato una immagine di Gesù Bambino che, ad un piede, presenta sei dita. Quel Bambino si trova nella cappella di San Rocco ed è in braccio alla Madonna della Rosa, in un affresco attribuito ai fratelli Andrea e Galeazzo Pesenti di Sabbioneta.  Lo stesso Manfredi aveva già anche individuato e studiato casi di esadattilia nell’affresco dell’Apostolo Giovanni (della seconda metà XV secolo, con incerta attribuzione a Baschenis) nella chiesa cimiteriale di Santo Stefano a Carisolo e nell’ancona della Madonna nella chiesa di Massimeno, entrambi in Val Rendena (TN). Tra i casi più famosi c’è anche quello della Madonna che legge (1498 – Raffaello Sanzio) in Casa Santi ad Urbino.

Nella storia antica, secondo una delle interpretazioni accademiche, aveva fatto scaturire leggende e superstizioni e si era portati a pensare che le sei dita fossero un segno del demonio. A partire dal Quattrocento prese piede una nuova versione, quella secondo la quale non si tratterebbe più di più un segno demoniaco, ma di un tangibile ‘sigillo’ del disegno divino, un segno del destino per quelli destinati ad una mirabile storia. Infatti da quel periodo, nell’iconografia religiosa iniziarono a manifestarsi rappresentazioni caratterizzate dalle sei dita, dal significato positivo. Ecco quindi altre celebri opere, contenenti la esadattilia, come lo sposalizio della Vergine (Perugino) e nel dipinto conosciuto con lo stesso nome di Raffaello, nella Madonna con Bambino di Timoteo Viti. Più recenti sono i casi di Luson, Val di Luson, dove, nella Chiesa di San Giorgio è stato dipinto nel 1720 da Johann Mitterwurzer un Gesù Bambino che presenta sei dita ai piedi mentre nella chiesa di san Giorgio a Taisten-Tesido in Val Pusteria è San Cristoforo ad avere sei dita ai piedi. Tra i più recenti in assoluto spicca però quest’opera del cremonese Moroni custodita a Fidenza ed il mistero continua. 

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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commenti


Stefano

23 marzo 2025 23:12

Si 6. Perché dove sta il problema?

Rosella

24 marzo 2025 05:48

Attraverso la connessione di vari casi di esadattilia in quadri famosi, Panni ci introduce alla comprensione sul legame imprescindibile tra arte e simbolo, aprendo una porta sul discernimento della storia della nostra cultura, delle nosrtre credenze e superstizioni.
Il simbolo è sempre stato parte integrante dell'opera d'arte, ne costituisce la chiave di lettura: attraverso l'arte il simbolo diventa strumento di comunicazione per rendere visibile il sacro nel quotidiano.
In epoca medievale il "simbolismo numerico" attribuiva ai numeri non solo un valore meramente quantitativo: ogni numero aveva una storia da raccontare e un significato da esplorare.
Matematicamente il 6 era il numero perfetto perchè risultante dalla somma dei suoi divisori(1+2+3) e come prodotto della loro moltiplicazione; il suo modello geometrico era l'esagramma( la stella di David). Dal punto di vista religioso invece rimandava al macrocosmo: sia perchè Dio nella Genesi creò il mondo in 6 giorni, sia come prodotto tra il 3 (espressione della Trinità, della perfezione e dell'armonia) e il 2 (che rappresentava il dualismo tra la natura umana e quella divina di Cristo).
Iconograficamente i casi di esadattilia riguardanti il Cristo, la Vergine Maria o il Cristo bambino dovevano rendere evidente il grado di elevazione spirituale raggiunta dal personaggio rappresentato, propria dell'uomo illuminato, ma anche celebrare un messaggio teologico dirompente per la Chiesa di Roma: la dottrina di un "Cristianesimo senza Chiesa"...un ritorno al Cristianesimo povero delle origini e la scomparsa della Chiesa mondana di Roma, sulla scia di figure come San Francesco d'Assisi e Dante Alighieri, che hanno squarciato il buio della Storia.

Stefano

24 marzo 2025 08:55

Brava.

Stefano

24 marzo 2025 12:58

Anzi, bravi entrambi, perché avete fatto cultura. Cultura vera.