16 novembre 2025

Dal cuore di Manhattan alle trincee europee fino ai banchetti della Casa Bianca: la storia americana del torrone cremonese

Nei primi decenni del XX secolo alla Wallace & Co. di New York avevano un mandato chiaro e preciso: produrre torrone secondo la ricetta tradizionale, con mandorle e miele per poi ricoprirlo di cioccolata. La Wallace & Co. non era una azienda “fuori porta” persa a Newark o nel New Jersey, era nel pieno centro di Manhattan, al numero 1149 di quel quartiere chiamato Broadway che tutti conoscevano per i teatri e le luci che sembrano non doversi spegnere mai. Il mandato della Wallace & Co. non serviva soltanto per produrre torrone tradizionale in grado di soddisfare i palati di artisti o appassionati della vita notturna, era un mandato con un obbligo ben più importante, secondo alcuni, produrre pezzi di torrone da infilare negli zaini dei soldati, un mandato sul quale l’Amministrazione degli Stati Uniti non accettava deroghe. La chiamavano, anzi viene chiamata ancora, “economia di guerra” ovvero il fatto di lavorare, a tutti i livelli, per soddisfare le esigenze dei soldati che avevano attraversato l’Oceano ed erano finite nelle trincee europee, con le ghette ai piedi e il torrone nelle razioni alimentari.
Perché fare il torrone secondo la ricetta della tradizione e poi ricoprirlo con del cioccolato? L’economia di guerra non fa sconti; minimo sforzo, massimo risultato, e così quel dolce tipico di Cremona era, a tutti gli effetti, buono, nutriente e adatto al palato dei ragazzi che combattevano in aria, a terra o sull’acqua, la ricetta era chiara e la tradizione pure, inoltre il miele e le mandorle si potevano trovare in ogni angolo – o quasi – degli Stati Uniti. La Wallace & Co. cascava a pennello in relazione alle mutate esigenze alimentari dovute ad un conflitto, con macchinari all’avanguardia e personale preparato fare il torrone diventava più semplice, tanto che nella foto del 1918 le stecche del dolce tipico cremonese ma Made in U.S.A. sono in bella vista. Non fosse per la didascalia più che nel centro di New York potrebbe essere il centro di Cremona.
Il passare degli anni ha, purtroppo, proposto nuove guerre ma anche nuovi palati da soddisfare e il torrone, con la sua tipicità e la sua tipica ricetta, si è spostato dagli zaini dei soldati alla Casa Bianca. Ogni presidente, fin dai tempi del primo inquilino della Casa Bianca, il “cremonese” John Adams, si affidava agli chef per decidere i pasti da servire, sia nelle giornate senza impegni come in quelle con commensali. Il menù è un segreto – più o meno – ma gli ingredienti sono messi nero su bianco e, almeno nelle occasioni in cui vi sono ospiti che potrebbero gradire determinati piatti piuttosto di altri o per ragioni di sicurezza, gli ingredienti vengono preparati – ove possibile – all’interno della Casa Bianca.
Il signor Torrone compare spesso sulla tavola del presidente statunitense e in almeno 3 occasioni ufficiali; nel settembre 2001 con la visita del presidente francese Chirac, nel 1991 quando il presidente della Repubblica Ceca e Slovacchia Vaclav Havel si presentò davanti a George H. W. Bush e nel 2016 per la visita del primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong, con tanto di descrizione del lavoro fatto in cucina per preparare la portata. Le ricette con il torrone come dessert, in questo caso, spaziano pari passo con le scelte degli chef; fuso come una mousse, con il cioccolato, caramellato o con il pistacchio il dolce delle 3 T aveva, forse, di addolcire il dialogo tra capi di stato quando i colloqui diventano meno amichevoli del solito. Da uno zaino in una trincea alla Casa Bianca quella ricetta che da secoli accompagna la storia di una città dimostra che la bontà di un prodotto ha tantissime sfumature, partendo dai capi di stato fino al soldato in una trincea.­

 

Marco Bragazzi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti