Dieci anni fa la sinistra si stracciava le vesti per l'asfalto di via Bonomelli. Oggi, a ruoli invertiti, le ragioni della politica impongono il silenzio
Poco più di dieci anni fa, quando si decise di coprire “provvisoriamente” via Bonomelli con uno strato di asfalto, i commercianti furono tra quelli che insorsero contro la giunta Perri sostenendo che la grande distribuzione non era l’unica causa delle crisi, ma era anche un problema di qualità urbana, che comprendeva “il rifacimento del manto stradale con materiali diversi dall’asfalto”. Il documento, firmato dal presidente dell’Ascom Claudio Pugnoli e dal presidente delle Botteghe del centro Paolo Mantovani, era stato consegnato all’assessore all’urbanistica Carlo Malvezzi nel corso di una burrascosa riunione sulla possibilità di insediare un megastore nella cittadella dello sport. Sull’asfaltatura di via Bonomelli aveva protestato anche Fiorella Lazzari, oggi del Cda dell’Aem in quota Pd: “Ciò che non capisco - scriveva - è il perché se il Comune deve garantire la manutenzione di strade con asfalto, ciottoli o porfido, l’unica manutenzione che, da sempre, riesce a assicurare in emergenza è la chiusura delle buche con il bitume e quando queste operazioni vengono effettuate su porfido o ciottoli il risultato è veramente orribile”.
Le aveva fatto eco, pochi giorni dopo, il suo stesso partito, il Pd, con un’interrogazione firma da Alessia Manfredini e Annamaria Abbate: “Ci chiediamo - schivano le due consigliere Manfredini e Abbate - come sia possibile difendere questa scelta e rendere una strada del centro storico in queste condizioni? Sarebbe buona cosa essere coerenti e dimostrare attenzione anche negli interventi di manutenzione delle strade del centro storico: perché esse rappresentano anche la storia, la tradizione e il fascino della nostra città”. Il Pd chiedeva anche garanzie sull'assetto definitivo della pavimentazione di via Bonomelli", che "non potrà che essere con i ciottoli".
Oggi, a ruoli invertiti, su via Bonomelli tacciono tutti. La giunta Galimberti non ha fatto altro che proseguire l’opera della precedente, ma le ragioni della politica impongono ora il silenzio totale.
E’ l’asfalto la medicina più usata nei casi di cattiva o inconsistente manutenzione delle nostre strade. Poi, però, la storia si vendica di queste ingiurie e magicamente, come accade in via Platina, fa ricomparire quanto ostinatamente si è cercato in tutti i modi di cancellare. E lo fa grazie soprattutto a madre Natura e alle sue prodigiose piogge che scavano nell’asfalto fino a mostrare, sotto il velo, quei ciottoli che si erano voluti occultare. Eppure qualche esempio sull’efficacia della sperimentazione nel campo delle pavimentazioni studiate sul cantiere lo abbiamo avuto: piazza Antonella e via Voghera prima di tutto. Nel caso della prima si è sperimentata la posa su mescola asciutta di cemento e sabbia sia per i ciottoli che per i sestini in cotto, mentre in via Voghera la posa è stata realizzata su malta in cemento con giunti in sabbia per i sestini e su sabbia e cemento per i ciottoli.
Via Capra è stata la prima realizzata in ciottoli dall’Aem in collaborazione con l’architetto Paolo Favole, docente di storia dell’architettura al Politecnico di Milano, e con la Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia. E la differenza si vede. E’ stato poi il caso di corso Garibaldi, corso Vittorio Emanuele e corso Matteotti. La relazione alla variante del piano regolatore in effetti dava qualche suggerimento. Diceva: “Anche se non è possibile elaborare un piano sistematico che formuli un’ipotesi per ogni strada della città, soprattutto perchè ci sono molte verifiche da fare in parallelo alle scelte di fondo che riguardano la viabilità veicolare, si può attribuire un gruppo di soluzioni ad ogni tipo di ambito. Per esempio il gruppo ‘mattoni e sassi’ dovrebbe essere limitato a quelle parti di città che sono state definite più ‘domestiche’ come l’ambito di piazza Antonella, S. Agostino, S. Abbondio e S. Michele. Il gruppo ‘sassi e pietre’, con esclusione della soluzione in lusso, dovrebbe essere utilizzato negli ambiti che completano e collegano parti urbane ben definite, come ad esempio l’ambito tra S. Agostino e corso Campi. La soluzione ‘strada di lusso’ con ciottoli e due trottatoie indica la continuità di un percorso che va da un luogo all’altro dovrebbe essere riservata, dove il traffico lo consente, per ridefinire assi stradali importanti e per ricollegare visivamente tra di loro fronti stradali che hanno perso unità”.
E’ vero che l’asfalto era già una panacea per le pavimentazioni fin dall’Ottocento, ed a fine secolo diffusissimo ormai in tutta Italia, ma è altrettanto vero che la presenza dell’acciottolato e del porfido nei nostri centri storici ne ha sempre limitato fortemente l’uso. Almeno fino ai nostri giorni quando sono prevalse esigenze di tipo economico differenti. Con ciottoli piccolissimi fu ricoperta piazza del Duomo, con altri di medie dimensioni le vie principali ed infine con ciottoli più grossolani le vie secondarie. Un esempio di quest'ultimo tipo era l'acciottolato dell'ultimo tratto di via Gaspare Pedone, lungo il bastione San Giorgio, ripristinato, con una pezzatura più piccola, nel corso degli anni Ottanta. Trottatoie e ciottoli sono rimasti pressochè inalterati fino al ventennio fascista, quando si fecero i primi esperimenti con il bitume. Con piastrelle di questo materiale vennero pavimentate piazza Marconi e via Guarneri, poi si passò con lo stendere direttamente il materiale. Ma i danni maggiori l'invadenza del bitume li ha provocati al centro storico. Per un malinteso concetto di modernità nel dopoguerra sono state asfaltate tutte le più belle vie storiche di Cremona.
Non sempre l'operazione si svolse tranquillamente. Per corso XX Settembre vi fu un'aspra contesa con protagonista il direttore del museo civico Alfredo Puerari, in quegli anni anche presidente dell'Ente provinciale del Turismo, contrario a rimuovere le splendide trottatoie che sottolineavano la bella prospettiva verso le absidi del duomo, curvando poi per risalire lungo via Speciano. Per anni conservò nel suo studio i fotomontaggi che aveva realizzato confrontando la strada prima e dopo l'intervento che la snaturò per sempre. Nel caso di corso XX Settembre i ciottoli furono eliminati completamente, mentre nel caso di corso Matteotti sono stati semplicemente ricoperti. Un altro misfatto è stata l'eliminazione della pavimentazione di via Palestro: era realizzata in masselli di granito rosso della Val Ganna, di cui è rimasta traccia solo in un tratto di via Oberdan. I masselli abbandonati furono poi riciclati dall'ingegnere Salvadori per realizzare i vialetti della società Canottieri Bissolati. A metà degli anni Sessanta fu invece il commissario Santini che si prese la briga di ripensare la pavimentazione della città utilizzando il porfido, che fece la sua comparsa in piazza Cavour, via Decia e piazza San Michele. L'assalto del bitume è proseguito anche nelle vie poste sul retro di palazzo Raimondi, come via Baldocca, via San Martino e via Gadio.
Non resta che concludere con le parole dell’architetto Michele de Crecchio, ex assessore del Comune di Cremona: “Quante strade e quanti marciapiedi, già interessati da pavimentazioni di pregio, sono stati indecorosamente "asfaltati" negli ultimi anni con la "scusa" che si sarebbe trattato solo di una sistemazione "provvisoria"! Quante belle letterine, assicuranti una più dignitosa sistemazione finale, sono state nel frattempo spedite dai sindaci che si sono negli ultimi lustri succeduti ai cittadini che, speranzosi di una sistemazione stradale più dignitosa dell'ambiente, avevano invocato una maggiore attenzione nella difesa, almeno, degli angoli più belli del nostro prezioso centro storico! Mala tempora currunt!”
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