30 marzo 2025

Dino Gerevini, 93 anni, da contadino a scrittore

Da contadino a scrittore, passando tra due guerre mondiali, lungo il solco della storia. Un primato, quello raggiunto da Dino Gerevini, 93 anni, una vita da contadino in terra di Po, a Motta Baluffi, dove ha sempre vissuto. Ora, a pochi passi dal secolo di vita, eccolo dare alle stampe il suo primo libro. Le sue mani, abituate al duro lavoro dei campi, segnate dalla vanga e dalla zappa, oggi sono segnate dalla penna, quella che l’ha portato a dare vita a “Ricordi di un contadino  del Novecento”: una settantina di pagine in cui ha saputo mettere nero su bianco il cammino della sua vita, raccontando la storia, quella che lui ha vissuto, toccato con mano, attraversato.   

Quella di Dino Gerevini è un’opera nata da un incontro bizzarro tra l’autore e Lucia Tognocchi, divenuta la sua “Musa Ispiratrice”, colei che lo ha invogliato a comporre racconti poi confluiti in un libro.  Il loro è stato un incontro  avvenuto per caso tra i vapori e l’aria fumosa di un impianto termale, a Tabiano Terme, quando tra una cura e l’altra si inganna il tempo leggendo o scambiando le classiche “due chiacchiere” con la persona che ti sta affianco. L’amicizia è presto sbocciata, perché questa quando è vera non conosce confini di chilometri e di età. 

Da subito Dino Gerevini si è presentato come un “contadino del Cremonese e la mia cultura si ferma alla quinta elementare “. A queste semplici parole ha parlato (e mostrato) l’amore autentico per la sua terra che non ha mai lasciato e dove con dedizione ha imparato i segreti del proprio mestiere, seguendo fin da piccolo i genitori sui campi nel lavoro. Lucia Tognocchi ha subito capito che da quelle parole poteva nascere un libro di ricordi e quindi di storia ed il progetto si è ben presto concretizzato. Il libro è diventato realtà; Dino Gerevini lo ha scritto e Lucia Tognocchi lo ha curato e ne è nata un’opera che    è un insieme di ricordi frantumati in una serie di racconti che sono legati alla fanciullezza e all’adolescenza vissute prima e durante l’ultimo conflitto mondiale. 

Con parole semplici, ma puntuali e con un velo di nostalgia l’autore narra  la vita di una volta, quando tutto era segnato dall’alternarsi delle stagioni non solo il lavoro dei campi, ma anche i lavori domestici, come l’allevamento dei bachi da seta, la piantumazione, l’uccisione del maiale: una vita fatta di lavoro e fatica, ma allietata anche da piccoli momenti di gioia,  quando ci si incontrava per le feste (come quella di Santa Lucia tanto attesa dai bambini quando arrivava di notte con i doni e l’asinello)  oppure ci si riuniva nelle sere d’inverno al tepore di una stalla in compagnia di donne che lavoravano ai ferri e di bambini che ascoltavano con stupore gli uomini che conversavano seduti sulle balle di paglia.  L’autore, consapevole di vivere un periodo di repentina trasformazione che in pochi attimi ha cancellato un modus durato per secoli, ha sentito quasi il dovere di lasciare alle future generazioni un ricordo dei propri tempi, comunicando quel genuino senso di appagamento che spesso scaturiva dalla semplice compartecipazione ai piccoli eventi della vita. Tutto è narrato con straordinaria ricchezza di particolari, ma anche con grande nostalgia per aver vissuto un “mondo contadino” rimasto a lungo inalterato, segnato dalla successione dei giorni e dall’alternanza della stagioni. Un mondo contadino che oggi non esiste più, come ha rimarcato lo stesso autore durante la presentazione del libro avvenuta nella sala consiliare del municipio della “sua” Motta Baluffi. Gerevini, che dall’alto dei suoi 93 anni, grazie al suo carattere schietto e sanguigno di uomo di campagna non le manda a dire (ed ha ragione) non ha esitato a evidenziare che “i due grandi problemi di oggi sono la denatalità ed una campagna che le moderne tecniche agricole hanno distrutto e reso irriconoscibile. Tra non molti anni – ha sottolineato – ce ne accorgeremo e vedremo le conseguenze”. Cose che, dette da chi la campagna la vive, ci vive, l’ha cullata, custodita e lavorata, dovrebbero decisamente far riflettere prima che sia davvero troppo tardi. 

La presentazione del volume, in municipio a Motta Baluffi (il Comune ha patrocinato la pubblicazione del libro pubblicato da Edizioni Progetto Cultura), ha visto l’intervento del sindaco Antonietta Premoli, della curatrice del libro Lucia Tognocchi, di diversi amministratori del Comune, dell’ex sindaco Giovanni Vacchelli e di tante persone che di vedere un contadino di 93 anni con la quinta elementare in tasca diventare scrittore non si sono neanche stupite più di tanto, conoscendo, di Gerevini, uomo innamorato della sua terra,del suo fiume e della sua gente, quell’animo autentico e genuino desideroso di far conoscere quel mondo da lui vissuto e che oggi,m purtroppo, non c’è più. 

 

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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commenti


Rosella

30 marzo 2025 11:41

Si è raccontato con genuina semplicità Dino Gerevini, con il pudore e il rispetto di chi ha sempre vissuto sentendosi parte integrante della Natura e mai al di sopra di essa.
"Ripensare alle radici vuol dire ricordare che siamo figli della Terra", ci dice, evidenziando la sacralità del rapporto con " Madre Terra", dono della creazione e fonte inesauribile di fecondità e abbondanza; oggi violentata e sfruttata da un uomo onnipotente, reo solo di atti di violenza verso il territorio. Commovente quando parla della sua Pianura Padana, "la Terra più fertile d'Europa", una volta piena di boschi, oggi ferita dal taglio di tutti gli alberi, stressata da ogni tipo di concime, regredita al Medioevo, con pochi latifondisti che decidono per tutti...una mentalità corrente che non riconosce più "la fertilità "come valore, (non ci si sposa più e la natalità è sparita) e la sacrifica a un'ottica di puro dominio. Quanta saggezza👏👏👏