Dopo anni di abbandono riapre con una mostra dell'artista francese Servane Mary la seicentesca chiesa di San Carlo
Con la mostra dell’artista francese Servane Mary inaugura domani il progetto San Carlo, nato a Cremona dalla volontà di creare un dialogo aperto tra l’arte contemporanea, il territorio e la comunità locale. Un’opportunità di scambio, ricerca, promozione ed esposizione di artisti contemporanei, affermati sul panorama artistico nazionale e internazionale, con lo scopo di proseguire ed implementare le attività dedicate all’arte. Ma soprattutto, dopo anni di incuria e abbandono, segna la riapertura della seicentesca chiesa di San Carlo e Donnino.
Il progetto nasce per promuovere l’arte contemporanea, intesa come linguaggio per indagare i cambiamenti della società; come strumento di dialogo e mezzo per stimolare la partecipazione di diverse tipologie di pubblico e attivare ambienti favorevoli all’innovazione e al cambiamento. La chiesa sconsacrata di San Carlo, luogo nella memoria storica della città e della comunità, per molti anni oggetto di soprusi e infine definitivamente chiusa al pubblico, riaprirà in questa occasione per ospitare il progetto San Carlo. “Glitches”, questo il titolo della mostra, presenta un nuovo corpo di opere che è stato creato appositamente per la chiesa, rispondendo alla sua architettura e al suo volume. L’esposizione dei tre dipinti, di dimensioni monumentali (5 metri x 5 metri), è stata spe- cificatamente pensata per lo spazio. In contrasto, e allo stesso tempo in risonanza con l’atmosfera della chiesa di San Carlo, le tre opere rendono triangolare lo spazio, aprendo un dialogo tra la storia dell’astrazione e l’atmosfera evocativa della chiesa, le sue pareti e i suoi pavimenti, la sua trama consumata e segnata dal tempo. Rinunciando al tradizionale uso della tela, l’artista utilizza come supporto ai suoi dipinti dei fogli laminati di compensato. L’uso di questo materiale, forato regolarmente, ricalca quello spesso utilizzato per mostrare strumenti o oggetti che vengono appesi alla griglia dei fori del pannello con dei ganci. Questa struttura rievoca uno degli elementi fondanti della pittura astratta: la griglia. Le ripetute perforazioni del pannello vibrano di quella nuova percezione ottica tipica dell’astrattismo. Servane Mary ha scelto la tavola di colori da utilizzare partendo da un sistema già esistente di colori utilizzati più per la stampa che per la pittura: il CMYK, acronimo dei termini inglesi di ciano, magenta, giallo e chiave (nero). Il pannello forato può essere interpretato come uno stencil o un setaccio attraverso il quale il colore passa, si deposita, e si sovrappone. La base spray argentata applicata sui pannelli è animata da gocce sature di vernice e da segni gestuali. L’immagine complessiva è il frutto di un processo controllato e aperto al caso.
Mentre i fori determinano, in una certa misura, la composizione dei lavori, la superficie invece non è priva di imprevisti. Ed ecco che i difetti [glitches], o errori, arrivano a dare all’opera una propria vita pittorica. L’artista, attraverso un pro- cesso decisionale disciplinato e solo apparentemente limitato, e la scelta di un supporto materiale banale e quotidiano, porta il suo lavoro nello spazio profondo dell’astrazione. Collocati all’interno di uno spazio le cui mura esistono fin dal XVII secolo e resistono sino ad oggi nonostante il tempo egli accadimenti, questi dipinti possono ricordare visivamente allo spettatore l’Impressionismo, l’Astrazione Lirica, il Pop, la Process Art, o l’Action Painting, ma ad un’altra velocità, a un’altra distanza, contemplativa.
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