7 marzo 2021

Due pozzi, canali, la villa del vescovo, case e fabbriche La strana storia del quartiere di Borgo Loreto

Per iniziare questa strana storia bisogna prima rimuovere dai nostri occhi la ferrovia ed il cavalcavia del Cimitero di Cremona, anzi togliere anche il Cimitero e lasciarvi solo la campagna ed i corsi d'acqua.

Bisogna poi pensare a due Pozzi, distanti in linea d'aria 200 m. Il primo pozzo è in Via Platani ed il secondo pozzo è in Via Litta. Duecento metri ed il Vescovo Litta.

Torniamo ora indietro nel tempo e nei luoghi cremonesi. Nel 1200 Via Platani è fuori le mura e si chiama S.Guglielmo. E' un Borgo extra urbe occupato dai Tintori ( Via Antica Porta Tintoria o Porta S.Gugliemo o Porta Pelusella ).

La leggenda narra della visita di Francesco d'Assisi e Domenico di Guzman che, ospitati la notte dagli abitanti del borgo, decidono di aiutare i Tintori per la loro carenza di acqua.

Vi era lì un pozzo di acqua guasta e non potabile. I due pellegrini unirono le loro preghiere e l'acqua tornò miracolosamente potabile, era il 1220. Per chi ai santi non crede, noi diremo che nel 1200 i Tintori necessitavano di enormi moli di acqua della Cremonella ( li ubicata ) per tingere i loro tessuti e che il pozzo di s.Guglielmo non è altro che la trasposizione del benefit dell'acqua.

Sempre per chi non crede ai santi, diremo anche che Francescani e Domenicani divennero due ordini religiosi spesso contrapposti, gli uni umili e gli altri inquisitori.

Accanto al pozzo venne costruita la chiesa Domenicana di S.Guglielmo, distrutta nel 1420 da Cabrino Fondulo. Sparita la chiesa e sparito il pozzo.

Nel frattempo i Tintori, a causa delle numerose guerre avevano abbandonato il borgo trasferendosi intra mura, nelle vie guida della Cremonella appunto, Via Aselli e laterali.

In quella zona il "salto della Cremonella" ergo la forza delle acque è accentuato dal dislivello di attuale Largo Paolo Sarpi con Via Aselli.

Il pozzo subì quindi il suo oblio sino al 1700.

La zona, sempre fuori le mura dell'attuale Vecchio Passeggio, era terra di coltivazioni ed i buoi usati per arare caddero in una buca. Il Vescovo Alessandro Litta fece scavare e nel 1728 fu riportato alla luce il pozzo di S. Gugliemo. Il pozzo venne subito venerato per la antica leggenda accaduta 500 anni prima e fu lo stesso Litta ad inaugurare una cappella votiva con lapide ed iscrizione che divenne luogo di culto.

A custodire il luogo venne posto un romito, ma il luogo la notte era isolato, buio, insicuro e così una notte del 1794 il custode fu ucciso e il pozzo cadde definitivamente nell' oblio della attuale Via Platani.

Il secondo pozzo lo troviamo nel 1738 ( soli 10 anni dopo il rinvenimento del primo pozzo ) nella casa posta fuori dalla Sirchia o Cerchia, il fosso detto Cavo Cerca che si dirama dal Naviglio Civico. La casa è una villa di proprietà del militare Bernardino Mazzoni, figlio di Romano Mazzoni. Attigua la casa, una cappelletta con pozzo interno.

Alessandro Litta, sempre lui, desidera la villa isolata nella campagna cremonese, come luogo estivo di villeggiatura e preghiera, per i seminaristi. La casa viene acquistata il 7 luglio del 1738.

In data 11 ottobre del 1738 la villa viene inaugurata come "Casa di Loreto" e dedicata alla Madonna Nera Lauretana posta in "una delle sette chiese" e più precisamente a S.Abbondio. Attorno alla Cappella con pozzo crebbe un grumo di case detto Borgo.

Il nome Borgo Loreto nasce quindi da questa volontà del Vescovo Alessandro Litta, Milanese e Arcade.

Un vescovo che esercitò dal 1718, stranamente dimissionario nel 1749 e che morì nel 1754. Il Borgo stentò a crescere a causa dei decreti Austriaci dei regnanti Maria Teresa, Giuseppe II e Leopoldo II che limitavano i poteri ecclesiastici. Riprese vigore ad inizio 1800 a causa della costruzione del vicino Cimitero.

In epoca quindi "moderna" e dopo Unità Italia, il Borgo Loreto si colloca tra 3 grandi cascine dette Valeriana-Seminario-Rosarino ( ora via Cipressi ) e le aree delimitate da 2 rogge di gronda dette Mazzetto e Mazzetto Piccolo.

La totale chiusura del Borgo a ghetto avviene poi ad est con il Cavo Robecco ( Via Brescia ) e a sud con il Cavo Cerca e poi con la costruzione della Ferrovia, ad ovest con il massiccio ingombro del Cimitero e a nord con la Strada Comunale, poi Via Nazario Sauro ed ora Tangenziale.

La cascina del Rosario, che dà il nome alla via omonima , delimita sulla Via Brescia il limite est del quartiere.

Il Borgo diventa quindi succursale dei Corpi Santi.

I Corpi Santi erano una ampia cintura di abitati e borghi, sorti fuori le mura, una sorta di aureola della Città che da nord-ovest a nord-est accerchiavano la città e che non potevano farlo totalmente a causa della presenza del Po a sud. Ecco perchè il Borgo Loreto si inserisce nel Comune di Duemiglia, voluto dagli Austriaci nel 1756 e autonomo dalla Città fino al 1920.

La sede di Palazzo Duemiglia ( ora Poste di S. Bernardo ) si pone esattamente alle confluenze dei Cavi Robecco e Cerca, il limite estremo del Borgo a sud-ovest.

Borgo Loreto subisce la vasta area della "Cavalli e Poli" nel primo 900.

Attorno alla "casa di Loreto" vengono lottizzate le terre per costruire case per gli operai della nota fabbrica di cornici dorate. Il lembo di terra chiuso tra ferrovia, canali e strade e con la forma dall'alto di una fetta di torta, diviene un quartiere a se.

Purtroppo nel 1944 subisce il bombardamento di Cremona. Vengono prese di mira la stazione ferroviaria e le fabbriche.

Nel Borgo si contano vittime e la Cavalli e Poli è semidistrutta.

Dalla fine della seconda guerra mondiale il Borgo accoglie, proprio come un Ghetto, le ondate di migranti. La prima ondata fu quella Istriana e a seguire ci fu quella dal sud Italia ( lo scrivente abitò in Via Divisione Acqui ), in seguito le varie migrazioni dal nord africa e poi dall'Est.

Borgo Loreto resta un quartiere della periferia nord-est della citta di Cremona con i suoi canali in Via Rosario, dove ricordo gracidare le rane negli anni 70.

Dove tra la Ferrovia ed il Cavo Robecco c'era la "urtaja de Orsi" dall'ortolano Orsi che la abitava. Dove si pescavano le amboline nel primo pomeriggio afoso nel Cavo.

(foto Gianpaolo Guarneri/StudioB12)

Maurizio Mollica


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commenti


Paolo

7 marzo 2021 12:32

Una sola inesattezza, come definisce lei, migranti, erano ITALIANI ESULI DI GUERRA !!!