Ecco com'era la vecchia Porta Po (grazie a una tarsia del Platina). Ricostruita la storia della porta che controllava il fiume
Salendo lo scalone del Palazzo del Comune dall'interno di Cortile Federico II, si noteranno al muro di sinistra, 4 stendardi con leoni rampanti colorati . I quattro stendardi rappresentano le 4 Contrade di Cremona e le prime 4 porte antiche del 1000 dc.
Si trattava di Porte che rappresentavano il confine della città Romana ancora non estesa oltre la quota di sicurezza per non subire danni dalle numerose esondazioni del Padus, ancora molto vicino alla città..
Tali porte erano: Porta Ariberta, Porta Pertusio, Porta Natali e Porta S.Lorenzo.
Le porte vennero poi inglobate nella urbanizzazione che toglieva terre asciutte al Po che si spostatava gradualmente verso sud.
La Porta Ariberta, si trovava probabilmente all'imbocco della antica Contrada Ariberta ( Corso Vittorio Emanuele ) ed era orientata verso sud ovest e quindi verso il Po.
Solo dopo il Mille le terre oltre questa porta iniziarono ad essere urbanizzate spingendosi la città verso l'attuale Teatro e le vie laterali in discesa sulle attuali Via Cadore-Giordano.
E' infatti nel 1070 che viene edificata la Chiesa di S.Pietro al Po, così chiamata perchè guardava verso il fiume non lontano.
Sicuramente in epoca Romana era un porticciolo in riva al Po, un semplice approdo di barche, ma la piazzetta ne ha ancora la connotazione, con uno sbalzo di qualche metro tra la sede della chiesa e la via Cadore sottostante.
Ed ecco che si forma la Porta Po, come estensione della Città verso le terre una volta del fiume.
Non dobbiamo però farci ingannare dalla Porta Po moderna , sorta nel 1825 e sede della Fiera di S.Pietro fino agli anni 50. La Porta Po medioevale era dopo la Chiesa di S.Pietro, appunto nella attuale Via Porta Po Vecchia.
La Via Porta Po Vecchia era detta Strada del Ciavegoon.
Il Chiavegone era il nome dato al colatore Cremonella che sfociava esattamente nei pressi della Porta, dopo essere passato per tutto il lato della Contrada Canoon, avere attraversato il Macello del Voghera posto in fronte a S.Lucia e avere attraversato il Corso Vittorio Emanuele nella antica Contrada Mirandola.
La Porta probabilmente inizia ad essere interessante dopo il 1200 sebbene quasi mai attaccata da fanterie poiché strategicamnte scomodo un assedio che avrebbe avuto la città davanti e il Po dietro.
Diviene importante nel 1600 e munita di una serie di difese avanzate come la mezzaluna, un rivellino di solito a forma semilunare o triangolare, che serviva a proteggere appunto le porte tramite una piccola fortificazione distaccata dalle mura e di solito comunicante in via sotterranea con le mura stesse.
Il tutto era circondato da fossati ove scorreva la Cremonella Vecchia ( che sfocia sotto la Coop di Via del sale ) e la diramazione della Cremonella “nuova” che, insieme al Marchionis , costituiva la deviazione del vecchio colatore per portare acque lungo i bastioni e le mura di Via Cadore, fino al Vecchio deposito Snum e alla Porta Mosa .
Davanti alla Porta Po vi fu una battaglia navale e fluviale tra Veneziani e Milanesi , nel 1431.
La battaglia si svolse tra il 21 e 22 giugno a circa 300 m dalla Porta Po , ad indicare che il fiume scorreva quindi a metà Via del Sale attuale.
Lo scontro avvenne tra Galee Veneziane che avevano risalito il Po e imbarcazioni Cremonesi-Milanesi.
Se la porta è ben descritta tra 1600 e 1800 , non si hanno notizie di come fosse nel 1400, quando ormai la città era totalmente circondata da 5 km di mura inglobanti anche il Castello di Santa Croce.
Mura e Castello sono del 1300, se ne deduce che nel 1400 la porta dovesse avere criteri per difendersi da un assedio di fanteria, poiché le armi da fuoco non erano ancora state progettate ( saranno introdotte solo nel 1500 ).
Nel 1400 a Cremona vi sono i Visconti e più avanti gli Sforza (col matrimonio del 1441 tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza ).
La città fa parte del Ducato di Milano ed è la seconda città più importante del Ducato dopo Milano stessa.
Il Ducato nel 1500 verrà assorbito da grandi dominazioni europee ( Spagna – Francia – Austria ) e Cremona sarà quindi assorbita in enormi territori ove i nemici non saranno direttamente sullo scacchiere del territorio padano.
Ma nel 1300 e 1400 le forze in campo sono ancora autoctone e limitrofe al territorio e quindi le mura e le porte hanno ancora un sistema difensivo prettamente medioevale. Hanno quindi caratteristiche morfologiche e tecniche costruttive per quel contesto difensivo.
Come già avvenuto in altre occasioni bisogna attenersi alla iconografia artistica dell'epoca per cogliere la possibilità di “fotografare” il passato tramite l'arte di quel dato periodo storico.
Ci viene incontro un intarsiatore locale, di Piadena, chiamato appunto Giovanni Maria da Piadena, detto il Platina.
Il Platina nasce nella seconda metà del 1400. A Cremona nel 1477, compone per la sacrestia del Duomo uno splendido armadio intarsiato.
Dopo circa 10 anni da questa commissione, nel 1484 compone il Coro ligneo sempre per il Duomo di Cremona.
La caratteristica di queste opere lignee è quella di raffigurare alcuni scorci cittadini tramite tarsie finemente lavorate.
Se è vero che molte tarsie combaciano con altrettanti particolari architettonici di chiese o scorci di città (non solo Cremona ), allora è buona cosa prendere in esame la tarsia del Coro che identifica inequivocabilmente la Chiesa di S.Pietro al Po.
Tale tarsia mi fu fatta personalmente vedere e fotografare in Duomo, dietro l'altare principale.
Se immaginiamo la chiesa di S.Pietro al Po su di un rialzo ecco che ritorna che la chiesa confinasse con le mura costruite a sud accanto alla Porta .
Ed ecco che nella tarsia appare benissimo in prospettiva un ponte levatoio pedonabile.
La immagine della tarsia è sicuramente colta dalla chiesetta di S.Marco che era ubicata fino al 1780 a lato di S.Pietro (ora Vicolo S.Marco ).
Se con un inganno prospettico togliamo gli edifici alti del nostro secolo che si frappongono tra la chiesa e la Porta Po Vecchia ecco che il Platina sembra avere fotografato e stilizzato la chiesa ed il baluardo che sovrintendeva alla porta munita di levatoio e ponte per scavalcare le acque della Cremonella.
Persino le montagne dietro la porta rappresentano le prealpi tra Bergamo e Brescia in perfetto orientamento geografico.
Vero è che la chiesa, come raccontano gli storici, la sera della Epifania dell'anno 1573 (100 anni dopo la tarsia) crollò.
Pare addirittura che fu un miracolo perchè il sagrestano, svuotata la chiesa, aveva appena chiuso a chiave la porta di ingresso , quando il tetto crollo'.
Ma crollò la volta e probabilmente Francesco Dattaro , architetto Cremonese, visto che la ricostrui' in soli 2 anni, lasciò intatte le parti esterne come l'entrata che è raffigurata nella nostra tarsia e che è del tutto simile alla attuale.
Una tarsia antica di 600 anni è come un negativo di una fotografia ed è in grado di suggerire la morfologia di una porta antica e strategica della città.
E' come un dono del passato che restituisce fasto ad una zona poco conosciuta della nostra città.
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commenti
Mauro Belviolandi
25 maggio 2022 13:40
Complimenti vivissimi a Maurizio Mollica per i suoi approfondimenti storici e per le precise ricostruzioni, capaci di delineare, è proprio il caso di dire, un preciso paesaggio, suffragato da profonde indagini e conoscenze storiche, architettoniche, topografiche, orografiche... collegate con l'intelligenza e saldate con la passione