11 ottobre 2024

Emporio Commerciale e faro di civiltà: gli ultimi studi svelano il ruolo della Cremona romana

Sono moltissimi gli spunti di approfondimento esposti da Gianluca Mete e Marina Volontè nell'incontro svoltosi ieri sera, giovedì 10 ottobre, al Museo Archeologico di San Lorenzo sul rapporto tra la città di Cremona dalla sua fondazione alla conquista longobarda (603 d.c.). Di sicuro la storia, le radici e l'archeologia di Cremona e del suo territorio sono in ottime mani, di professionisti appassionati che stanno facendo fruttare oltre ogni rosea aspettativa i lunghi anni di attesa e cantieri di piazza Marconi: rivelatasi una vera e propria miniera di informazioni da rielaborare con ulteriori ricerche. 

Gianluca Mete ha spiegato l'importanza della geologia e della geomorfologia nello studio delle fasi più antiche della città, illustrando i motivi della scelta della posizione di Cremona e Piacenza, due città legate indissolubilmente, in rapporto al fiume. Colonie sorte come accampamenti militari negli unici due punti al riparo dalle alluvioni dell'asta fluviale nel corso del fiume dopo la stretta appenninica. Oltre ad anticipare due scavi non ancora pubblicati, uno in relazione al porto, la cui ubicazione esatta si fa sempre più probabile, il giovane studioso, curatore dei Musei di Lodi Vecchia e Viadana, ha svelato un particolare da brividi sulla schiena. Lì, in un punto preciso a nord delle mura, dove dopo i lunghi anni di pace augustea i cremonesi avevano pericolosamente addossato le loro case stringendo il fossato (Cremonella) al muro difensivo (largo 2,5 m e appena scavato estensivamente) 2054 anni fa, proprio a metà ottobre, i legionari di Vespasiano erano riusciti a penetrare dentro Cremona, decretandone la fine. Migliaia di soldati stavano assediando la città in cerca di bottino e saccheggio, e non si erano fermati nemmeno di notte visto che l'arrivo dei comandanti avrebbe sottratto loro l'impunità assicurata dall'oscurità e i frutti del bottino. Un massacro, terribili distruzioni e diffusi incendi che cambiarono per sempre la storia di quella ricchissima città, piena di ville di altissimo livello costruttivo e pittorico. 

Marina Volontè, che ha raccolto il testimone della D.ssa Lynn Pitcher descrivendo con sensibilità e chiarezza tutta femminile gli oggetti di largo consumo presenti nel Museo di cui è curatrice, ha delineato i motivi delle più profonde tradizioni culturali cremonesi, legate a doppio mandato al fiume e ai suoi traffici commerciali definendo la Cremona del II sec. a.c. 'un ricettacolo' di beni e culture dell'area adriatica e del Mediterraneo orientale. Ceramiche e modelli anatolici, anfore greche, bicchieri e stoviglie del medio adriatico sino al tardo antico e oltre fanno della Cremona Antica il più occidentale avanposto delle culture orientali, ricchissimo mercato capace di gettare le luci dell'ellenismo nel cuore della Gallia. Anche grazie alla fornace di Norbanus, di cui è esposta una matrice di bicchiere in terracotta, uno degli imprenditori cremonesi che esportava i suoi prodotti di forme celtiche ma di disegno orientale in tutta la Padania e oltre.

La affascinante ricerca sulla storia dei 2240 anni di Cremona e del suo territorio, grazie alle ricerche e agli scavi condotti da Marina Volontè e Gianluca Mete si arricchisce di continui contributi e ambiti di ricerca.

Stefo Mansi


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