Epifania, in Cattedrale “Festa dei popoli” con le comunità cattoliche d’origine straniera.: le preghiere nelle diverse lingue di origine per una festa senza barriere
Ogni anno il 6 gennaio, in occasione della solennità dell’Epifania, prendendo spunto dall’immagine dei Magi giunti da Paesi lontani per rendere omaggio a Gesù Bambino, si celebra la “Festa dei Popoli”, nella quale la Chiesa ricorda che la Buona Notizia è rivolta a tutti, senza distinzione di nazionalità, lingua, colore della pelle, cultura e tradizioni. Un messaggio che quest’anno sarà proposto in modo evidente nella Messa Pontificale che il vescovo Antonio Napolioni presiederà lunedì 6 gennaio alle 11 in Cattedrale.
La celebrazione – che sarà proposta in diretta televisiva e in streaming sui canali web e social della Diocesi – sarà caratterizzata dalle lingue, i colori e le tradizioni delle diverse comunità cattoliche di origine straniera presenti in diocesi, che animeranno la liturgia secondo i propri usi con i canti e i balli tipici dei Paesi d’origine.
In questo contesto il Vangelo, dopo essere stato proclamato dal diacono in italiano, sarà sintetizzato in inglese, francese, indiano, romeno e spagnolo. Anche le diverse intenzioni della preghiera dei fedeli saranno proposte in cinque lingue diverse.
Insieme al vescovo Napolioni concelebreranno i canonici del Capitolo, don Umberto Zanaboni (incarato diocesano per la Pastorale delle migrazioni), don Nicolas Diene (cappellano comunità africana francofona), don Patsilver Okah (cappellano comunità africana anglofona) e don Gabriel Ionut Giurgica (cappellano comunità cattolica romena).
Non mancherà neppure una rappresentanza delle numerose religiose delle diverse Congregazioni che, all’interno delle comunità presenti in diocesi contano molte suore provenienti dai diversi continenti, in particolare africane e indiane, ma anche dall’America latina e da altre parti dell’Europa.
"La presenza dei cappellani etnici – afferma don Zanaboni – è un elemento molto importante per queste comunità, che possono continuare a vivere la propria fede con i linguaggi e le modalità più vicini a loro, secondo le loro tradizioni. Avere un momento periodico di ritrovo tra connazionali significa poter parlare la propria lingua e anche condividere informazioni rispetto al proprio Paese di provenienza. Questo sentirsi comunità, che sicuramente aiuta, non deve però essere vissuto in modo esclusivo: per questo non mancano occasioni per inserirsi nel tessuto diocesano con un processo di integrazione costante nelle comunità in cui abitano e lavorano".
Nel pomeriggio del giorno dell’Epifania, alle 17, monsignor Napolioni presiederà il canto dei Secondi Vespri della solennità nella chiesa di San Sigismondo, a Cremona, nel ricordo anche dei 17 anni dalla posa della clausura sul monastero domenicano.
Le diverse comunità
A Cremona la comunità cattolica d’origine straniera più numerosa è quella romena. Dopo aver avuto per molto tempo come riferimento gli spazi della Casa dell’accoglienza, attualmente i momenti comunitari sono vissuti presso la parrocchia del quartiere Borgo Loreto (non lontano dalla chiesa ortodossa). L’appuntamento è ogni martedì, venerdì e sabato alle 19.30 per la Messa in lingua romena (preceduta alle 19 dalla preghiera del Rosario) e la domenica mattina alle 9.30 per l’Eucaristia festiva. A presiedere le celebrazioni è il sacerdote romeno don Gabriel Ionut Giurgica, originario della diocesi di Iași, che da un anno ricopre il ruolo di assistente spirituale della comunità cremonese, intitolata alla SS. Trinità, ma che presta servizio anche per la comunità di Parma. Se nel tempo molte famiglie si sono integrate nella vita delle diverse parrocchie cremonesi, altre continuano a vivere le liturgie secondo la propria tradizione, come in una vera e propria parrocchia, con celebrazioni e occasioni di incontro e catechesi: sia per i più piccoli (circa una ventina, che è accompagnata ai Sacramenti) che per gli adulti.
La Casa dell’accoglienza di Cremona, invece, è ancora il punto di riferimento per la piccola comunità ucraina. Soprattutto donne: badanti arrivate in Italia nei primi anni Duemila per trovare un impiego che permettesse loro di guadagnare abbastanza da mantenersi e mandare denaro ai propri cari rimasti in patria. Per loro, insieme anche ad alcune famiglie giunte in Italia dopo lo scoppio della guerra, il ritrovo è ogni domenica. Non mancano occasioni di celebrazioni in lingua ucraina e rito cattolico orientale presiedute da don Vasil Merchuk, che giunge per l’occasione a Cremona.
Nella chiesa del quartiere Cambonino, a Cremona, si ritrova la comunità africana francofona, composta soprattutto da fedeli originari della Costa d’Avorio, seguiti don Nicolas Diene, senegalese, originario di Dakar, collaboratore dell’unità pastorale “Don Mazzolari” (Sant’Ambrogio, Cambonino, Boschetto, Migliaro). Elemento caratterizzante è sicuramente la presenza della Communauté Mère du Divin Amour (presente a Cremona dal 2014) e del Coro Davide, che ha come obiettivo evangelizzare attraverso due appuntamenti fissi: Salem ogni domenica alle 16 e Albero di vita ogni ultimo sabato del mese dalle 22 alle 6 del mattino successivo. La Comunità Madre del Divin Amore non è composta solo dal coro e al suo interno accoglie stili di vita diversi: coniugi, celibi e nubili, laici consacrati, preti, religiosi e religiose. Questa esperienza, nata in Costa d’Avorio, è presente oggi non solo in Europa (soprattutto in Italia, Francia, Belgio e Germania), ma si trova anche in tutto il continente americano e in Asia.
Nella città di Cremona è presente anche una comunità africana anglofona, composta da nigeriani, come il cappellano don Patsilver Okah. Si tratta della St. Mary english african community, che ogni domenica si ritrova presso la parrocchia di San Bernardo e che è composta da una cinquantina di persone della città insieme anche a famiglie provenienti dal territorio limitrofo, in particolare da Piadena, Brescia e Asola.
Di lingua inglese è anche la comunità ghanese di Casalmaggiore: circa una quarantina di persone seguite dal cappellano don Prince Ampong, residente a Reggio Emilia. Quella di Casalmaggiore, infatti, è una costola della comunità ghanese di Reggio Emilia, dove i fedeli della zona casalasco-mantovana confluivano sino al 15 agosto 2009, quando la comunità ha celebrato la sua prima Messa a Casalmaggiore, nella chiesa di San Leonardo, che da allora è il punto di riferimento. Le attività svolte dalla comunità – nelle cui celebrazioni non mancano canti in lingua Twi, l’idioma ghanese più comune tra i migranti che abitano a Casalmaggiore – si rivolgono principalmente all’accompagnamento delle famiglie migranti accolte sul territorio: sia nello spronarle a vivere a pieno la propria fede sia aiutandole concretamente nella ricerca di casa e lavoro. Oltre a ciò, grazie a una costante raccolta fondi, la comunità casalasca garantisce aiuti nelle città di origine, come è stato anche per la costruzione del Seminario nell’arcidiocesi di Kumasi, in Ghana. Negli anni la comunità cattolica ghanese è entrata a far parte a pieno della vita dell’unità pastorale di Casalmaggiore, partecipando anche al Consiglio pastorale e alle svariate attività delle parrocchie.
Da segnalare anche il gruppo di circa 2mila filippini che ogni prima domenica del mese si ritrova al Santuario di Caravaggio. Famiglie che giungono dalle diverse parti della Lombardia, e non solo, con mezzi propri, in treno e anche in pullman (almeno una quindicina quelli organizzati ogni volta in occasione dei ritrovi). Molto legati al Santuario e alla devozione mariana, la folta comunità, che raduna fedeli da tutto il nord Italia, si ritrova per la Messa, celebrata negli spazi esterni del santuario in lingua filippina e animata secondo le proprie tradizioni.
Al Santuario di Caravaggio è forte anche la presenza di fedeli originari dello Sri Lanka, che frequentano per lo più il santuario mariano bergamasco in modo personale, anche se non sono mancate alcune occasioni di incontro comunitario tra connazionali.
Fonte: TeleRadio Cremona Cittanova - www.diocesidicremona.it
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