Fabrizio Bosso omaggia Stevie Wonder al Museo del Violino portando al CremonaJazz le mille sfumature della musica afroamericana
Se c’è una musica capace continuamente di reinventarsi, attingendo nei più svariati campi, questa è il jazz. Ma non lo scopriamo senz’altro stasera, dopo aver ascoltato il concerto del quartetto di Fabrizio Bosso. E’ solo un dato di fatto e una conferma della versatilità della musica afroamericana.
Non è mai facile confrontarsi con le icone della storia musicale, e nel caso del terzo concerto di Cremona Jazz, eravamo di fronte ad un vero e proprio monumento, Stevie Wonder.
Il trombettista torinese, accompagnato da Julian Oliver Mazzariello, al pianoforte a rhodes, Jacopo Ferrazza al contrabbasso e basso elettrico e Nicola Angelucci alla batteria, ha riproposto “live” la sua ultima fatica discografica, uscita lo scorso anno, dal titolo “We Wonder”, dedicata al genio di Stevie Wonder.
Bosso ha eseguito esattamente in ordine la tracklist dell’album, cominciando proprio con “I wish”, tratta dal più osannato album di Wonder, “Songs in the key of life”, uscito nel 1976 in forma di disco doppio più un ep di quattro tracce. In quel disco c’erano molti jazzisti che suonarono assieme al musicista del Michigan, due su tutti George Benson e Herbie Hancock.
Questo per ribadire ancora una volta che il pop può andare a braccetto con il jazz, diventando in alcuni casi anche uno standard.
E da questa pietra miliare sopracitata, Bosso e company hannoestrapolato altri tre brani, “Another Star”, la velocissima “Sir Duke” e Isn’it she lovely”, che ha concluso una serata applauditissima.
Ma è con l’esecuzione di altri due pezzi storici, che si evince tutta la bravura di Bosso: il primo è “Visions” tratta dall’album del 1973 “Innervisions”. E’ uno dei dischi più completi e ricchi di melodie senza tempo. Un inizio con sordina applicata alla tromba ci proietta in un universo che per Wonder era totalmente diverso dal nostro. Un musicista cieco che si concentra sulle visioni della sua mente. E i quattro musicisti che hanno esaltato l’Auditorium, ancora una volta sold out, sono riusciti a trasmettere quelle emozioni che Stevie poteva solamente immaginare.
Il secondo momento cruciale è stata l’esecuzione di “Overjoyed”, tratta da “In square circle”, uscito nel 1985. Questo brano, come ha detto lo stesso Bosso, parla di sogni che si realizzano. Per il trombettista Wonder è stato sempre un idolo e da giovanissimo, grazie alla sua ispirazione, aveva scelto la tromba come strumento per diventare musicista. E proprio “Overjoyed” è stata scelta come nuovo singolo, in uscita in versione digitale su tutte le piattaforme il 13 maggio, giorno del compleanno di Wonder.
Molti i ringraziamenti che il trombettista ha fatto ai suoi musicisti, un nucleo ormai affiatatissimo, con il quale condivide registrazioni in studio e concerti live da tempo. Se il rapporto con Mazzariello costituisce un tandem rodato, infatti è ormai più che ventennale, dai tempi del primo nucleo degli High Five, anche con gli altri due il sodalizio è ormai cementato ed infatti proprio la sezione ritmica è parsa molto affiatata e in grado di costruire solide basi per l’improvvisazione dei due solisti, sempre alla ricerca di virtuosismi costruttivi, senza mai rinunciare al gioco collettivo.
Ora è già tempo di pensare al prossimo appuntamento, venerdì prossimo, 19 maggio, con protagonista uno dei cantautori più amati dei primi anni ottanta, Sergio Caputo, ospite dell’Auditorium con una mini big band.
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