12 gennaio 2022

Il duomo di Cremona "inscatolato" da Jurina diventa un caso da studiare, dal 2007 uno scheletro di acciaio sostiene la struttura medievale

Diventa un caso-studio il restauro statico del duomo di Cremona realizzato tra il 2007 ed il 2008 da Lorenzo Jurina, presentato nel corso del seminario “Progetti e cantieri di restauro” del Dipartimento di architettura dell’Università degli studi Roma3, organizzato ieri dagli architetti Cesare Feiffer e Maria Grazia Cianci. L’intervento sulla cattedrale è stato considerato emblematico nel caso di miglioramento antisismico di edifici storici e monumentali in quanto realizzato con soluzioni innovative, progettate “ad hoc”, capaci di integrarsi con tutte le esigenze dell’edificio, compresa la realizzazione di percorsi non tradizionali, come sono i matronei, per le visite alla scoperta del monumento. Erano tre i problemi da risolvere, condizionati sia dalla presenza del ciclo di affreschi appena restaurato che dall’impossibilità di utilizzare le catene tradizionali, fortemente impattanti sulle navate. La prima importante causa del degrado statico del Duomo era data dal forte sovraccarico esercitato dai coppi di copertura, che in alcuni casi arrivavano addirittura a sei strati sovrapposti, e dal degrado di una parte del legname originale sottostante, interessato da infiltrazioni ormai secolari. La seconda causa era dovuta alla spinta laterale indotta dalle volte a botte unghiate della navata centrale, non sufficientemente contrastate dalle strutture laterali esistenti. Questo aveva comportato una divaricazione della parte più alta e, contemporaneamente, una spinta opposta verso l’interno nella parte inferiore. La terza causa, grave e preoccupante, era data dalla inadeguatezza della struttura alle sollecitazioni di tipo sismico.

In realtà, come ha spiegato Jurina, il sistema adottato nel duomo di Cremona si è ispirato a soluzione antiche come, ad esempio, la cerchiatura delle botti. Nella parte alta della Cattedrale, sono state inserite sette travi reticolari metalliche binate, cosiddette “a boomerang” nella zona del sottotetto della navata centrale, che agendo in parallelo al sistema delle volte murarie, sono in grado di offrire un parziale contrasto alle spinte laterali indotte dalle volte stesse. Le “travi a boomerang”, accoppiate sui due lati degli arconi presenti nel sottotetto hanno anche la funzione di collaborare con le strutture lignee portanti del tetto, parzialmente degradate. Le travi sono state collegate tra loro da robuste barre longitudinali, così da realizzare una struttura reticolare lungo lo sviluppo della navata. Ma la vera novità utilizzata nel duomo, peraltro non del tutto sconosciuta anche nei secoli passati per migliorare e garantire l’efficienza dei contrasti laterali alle spinte della navata centrale, è il metodo dell’arco armato, un sistema innovativo che consente di rimpiazzare le tradizionali catene a vista con dei cavi posti esternamente alla navata, all’estradosso delle volte, visivamente meno invasivi. Ciascuna trave boomerang è pertanto collegata, in corrispondenza degli appoggi di estremità, ad un sistema di contenimento posto nei matronei. Sopra alla navata centrale è stato inoltre previsto l’utilizzo di tiranti estradossali curvi disposti in corrispondenza delle nervature principali delle volte a crociera. Il consolidamento mediante “arco armato” consiste nell’applicare parallelamente all’arco una fune, che deve essere successivamente tesata secondo una forza assegnata. Nel caso del Duomo è stata applicata all’estradosso senza alterare l’aspetto artistico delle volte. Alla quota dei matronei i transetti laterali sono stati consolidati migliorando le capacità resistenti nei confronti delle azioni sismiche con un sistema tensostrutturale a “trave a pesce” per la sua caratteristica forma geometrica, che consente di impedire lo spostamento dei pilastri intermedi.

Nelle zone a livello del piano di calpestio dei matronei, sopra alle cupole delle navate laterali, è stata realizzata una robusta ma leggera trave reticolare spaziale, lunga tanto quanto l’intero sviluppo delle navate stesse, per distribuire i carichi orizzontali e migliorare la risposta alle sollecitazioni sismiche sulla struttura. La trave è stata realizzata utilizzando grandi elementi modulari assemblati in opera (uno per campata). Nei transetti invece è stato messo in opera il consolidamento delle cupolette delle navate centrali mediante cavi incrociati disposti “a stella” al di sopra delle cupole medesime. Si tratta di una ulteriore applicazione dell’arco armato, in cui viene incrementa l’area di influenza dei cavi. 

Gli interventi di consolidamento hanno interessato In modo particolare le falde di copertura. Nella navata centrale le falde sono state consolidate con doppio strato in tavole di legno, in modo da fungere da diaframma resistente alle azioni orizzontali, adeguatamente connessi alle sottostanti travi a boomerang di consolidamento della navata. Un intervento particolarmente interessante è stato realizzato per rinforzare il piano di falda delle navate laterali, a copertura dei matronei con un “doppio assito armato”, cioè un consolidamento di falda con lo scopo di irrigidire la struttura, per migliorare la resistenza nei confronti dei carichi verticali e contribuire alla risposta alle sollecitazioni orizzontali. 

Infine, il manto di copertura in coppi è stato riposizionato, utilizzando coppi nuovi nello strato inferiore e coppi antichi recuperati per lo strato superiore. Il numero di strati di coppi sovrapposti è stato ridotto rispetto alla situazione iniziale, quando si erano rilevati numerose sovrapposizioni probabilmente dovute ad interventi grossolani nel tempo, per tamponare le infiltrazioni di acqua, la nuova disposizione ha portato ad una notevole riduzione del pesante sovraccarico sulle coperture. 

In questo modo il duomo è stato completamente “inscatolato” in una struttura metallica che noi non vedremo mai, in grado di proteggerlo il più possibile dall’usura del tempo e dagli eventi più catastrofici. Un specie di “scheletro” che lo sostiene così come le nostra ossa sostengono il nostro corpo.

Fabrizio Loffi


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commenti


michele de crecchio

13 gennaio 2022 10:44

Per quel che può valere la mia opinione, sono sostanzialmente soddisfatto sia dell'intervento eseguito dall'ottimo 'ing, Jurina che della sintesi che ne fa l'altrettanto ottimo giornalista Loffi. Poiché sono però anche un pettegolo pignolo, mi permetto di aggiungere qualche considerazione di dettaglio che, per ragioni di spazio, farò su Facebook.