3 luglio 2023

Il Po restituisce un probabile frammento di cranio di Homo Sapiens di pianura. Ritrovato da Davide Persico, paleontologo e docente dell’Università di Parma

Il Professor Davide Persico, anche sindaco di San Daniele Po, comune situato sulla riva sinistra del Po, negli ultimi anni ci ha abituato alle sue scoperte. Nulla sfugge al suo occhio attento ma, questa volta, si è superato. Proprio in questi giorni è stato ufficializzato il ritrovamento di un antico cranio umano, precisamente di una parte di cranio umano composto dalle ossa parietali e dall’osso occipitale. Il rinvenimento è avvenuto presso la barra fluviale localizzata ad est di Isola Serafini (Monticelli d’Ongina -PC), a valle della confluenza con il fiume Adda, sul confine tra l’Emilia - Romagna e la Lombardia.

“Il ritrovamento è stato del tutto casuale e favorito dalle condizioni di magra eccezionale del Po dello scorso settembre, proprio in queste ore, mi stanno chiamando da ogni parte d’Italia – ci racconta il Professore – mi trovavo in barca durante un’escursione turistica organizzata da LIVINGTHERIVER, il cui titolare è Cristian Soldani, con il quale organizziamo spesso attività di questo tipo per scoprire il Grande Fiume. Ad un tratto, durante una passeggiata, ho avvistato il reperto che si presentava semisepolto. Il fossile, già segnalato alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Parma e Piacenza, è custodito nel Museo do Storia Naturale dell’Università di Parma che ne garantisce la conservazione e ne coordinerà lo studio multidisciplinare. Il progetto di ricerca è stato chiamato ACAMAR ed avrà lo scopo di indagare la paleoantropologia, la pateogenetica e la geochimica dell’importante reperto. Tutto ciò avverrà nei prossimi mesi grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza, l’Università di Parma, l’Università di Milano, L’università di Bologna ed il Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (CR).” 

Una scoperta che apre uno scenario straordinario per poter ricostruire la storia di un esemplare unico nello scenario paleontologico padano; nuovi orizzonti si aprono con l’idea di presentare uno studio sempre più approfondito da pubblicare in articoli scientifici su riviste internazionali e da mostrare nella nuova esposizione permanente del Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma dove il fossile verrà esposto.

Ma come si presenta questo reperto? La morfologia generale e lo spessore dell’osso in particolare, l’ampiezza delle suture e l’accentuata protrusione occipitale fanno pensare ad una varietà arcaica della specie Homo sapiens. Le caratteristiche del reperto sono tipiche dei “fossili delle alluvioni” del Fiume Po. Il suo aspetto grigio-beige, con sporadiche chiazze arancioni, sono dovute alla presenza di ossidi di ferro.

Il grado di fossilizzazione è intermedio-avanzato, costituito da sedimenti argilloso-sabbiosi. Questo aspetto è condizione tipica di alcuni fossili rinvenuti nei sedimenti del Po ed in particolare di una associazione faunistica caratterizzata da resti di proboscidati, rinoceronti, bisonti, ritrovati nell’area di Isola Serafini.

Per tutte queste analogie paleontologiche il reperto in esame potrebbe essere databile all’ultimo periodo glaciale o successivo di transizione.

Come vi abbiamo preannunciato nel titolo del nostro articolo, ad una prima verifica bibliografica, il fossile ritrovato sarebbe l’unica testimonianza di Homo sapiens arcaico rinvenuto in Pianura Padana ed in particolare nei sedimenti del Po: un qualcosa di unico e straordinario per quanto riguarda la materia di studio.

Come vivevano questi antenati dell’uomo? Per gli antenati dell’uomo la vita fu un’interminabile lotta contro la natura, il freddo, i venti, gli uragani, le inondazioni. Di tanto in tanto quell’essere quasi umano fruì di una pausa di clima migliore e chi si occupa di questa materia ritiene che ciò lo abbia aiutato ad adattarsi al mutare delle condizioni. Un qualcosa che, forse, dovrebbe farci riflettere anche su ciò che sta accadendo oggi.

Chi era l’Homo Sapiens di cui è stato fatto il ritrovamento? Potremmo semplificare dicendo che era l’antenato dell’uomo moderno. La straordinarietà di questa evoluzione dell’uomo di Neanderthal è che apparve in molte, diverse parti del mondo. Il suo cranio era più sviluppato di quello dei suoi predecessori e, di conseguenza, il ritmo del suo progresso fu più rapido rispetto a quello dei predecessori. L’Homo sapiens si rivelò notevolmente più adattabile all’ambiente. Costruì rudimentali tende o capanne, viveva anche in caverne nelle quali immagazzinava viveri raccolti.

Come mai i ritrovamenti più importanti avvengono nel meandro di Isola Serafini (PC)? Questa zona rappresenta, nello scenario paleontologico del Fiume Po, uno tra i più importanti siti di rinvenimento. La scoperta di numerosi reperti, ben conservati e di grandi dimensioni, sulle barre fluviali dell’isola è noto alle cronache attraverso i reperti conservati presso il Museo Paleoantropologico del Po di San Daniele Po (CR), il Museo di Monticelli d’Ongina (PC) ed il Museo di Storia Naturale di Milano.

Perché il progetto è stato denominato ACAMAR? Un nome che parla proprio del fiume. La costellazione Eridano ha la forma di un fiume la cui sorgente è indicata dalla stella Cursa. Si snoda verso sud, in anse sempre più strette verso meridione seguendo varie concatenazioni di stelle deboli. Compie l’ultima ansa in corrispondenza della stella Acamar e termina infine con la brillante Achernar, la foce. Il fossile di Homo sapiens arcaico ritrovato sulla barra fluviale del grande meandro di isola Serafini (PC), in analogia con la costellazione, è stato soprannominato: ACAMAR.

Ancora una volta il Grande Fiume dimostra quanto nel suo interminabile scorrere nulla è lasciato al caso, tutto scorre, si trasforma, muta ma, mai, viene perso.

Il frammento di cranio e la localizzazione del ritrovamento del reperto

Beatrice Ponzoni


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