31 dicembre 2024

Il presepe di Casanova d'Offredi e la fede delle nostre terre, che mantengono le loro radici soprattutto nei piccoli borghi spopolati. La nuova chiesa e l'antico oratorio di cui non resta traccia

Un piccolo borgo che conta qualche decina di anime, nella campagna tra Torre de Picenardi e Cingia de' Botti: Casanova (o Ca'Nova) d'Offredi. Qui la vita scorre lenta ogni giorno, tra le curve delle strade che attraversando i campi incrociano altre località remote, disabitate o quasi. Non c'è traffico, se non i mezzi agricoli; neppure il pullman di linea passa da qui, anche se la fermata c'è: se serve, bisogna contattare lo Stradibus il giorno prima.

Unici punti di convivialità, il bar che resiste nonostante tutto, e la chiesa dedicata a S.Bartolomeo, dove nella bella stagione viene officiata la messa settimanale, mentre nella stagione più fredda la funzione viene celebrata in casa parrocchiale, più calda e accogliente. Accanto alla maestosa chiesa però, nonostante lo spopolamento del territorio, don Claudio Rossi ed i fedeli di Casanova hanno voluto allestire comunque un presepe per portare il segno del Natale anche in questo angolo di campagna: semplice nella sua composizione, con la classica capanna di legno col bue e l'asinello, la sacra famiglia con i pastori e le pecore in visita a Gesù Bambino e l'angelo che sovrasta la scena, il tutto arricchito da una fila di luci che anche col buio assicura il giusto risalto a questa natività campestre.

"E' un segno importante del Natale, per questo abbiamo voluto farlo anche quest'anno. All'esterno così che potesse essere visto da tutti" ha raccontato don Claudio.

Certo, non è facile gestire tante parrocchie e tante chiese, sia in termini spirituali che in termini ‘materiali’: "Per fortuna due anni fa col bonus facciate siamo riusciti a sistemare sia la facciata che il tetto, altrimenti tempo un paio di anni e sarebbe crollato" ha spiegato il don, che segue tutte le parrocchie che fanno riferimento a Torre de' Picenardi. L'edificio attuale venne edificato tra il 1816 e il 1822 dal Vescovo Omobono Offredi Ambrosini in sostituzione del precedente edificio sacro che era ormai fatiscente e non più agibile. 

‘Introtte in domum meam’, venite nella mia casa è il monito che campeggia sul portale d’ingresso dell’imponente facciata, semplice nelle sue linee, sopraelevata rispetto al piazzale circostante, dove probabilmente in passato si trovava il camposanto. 

Ma secondo alcuni antichi documenti, sarebbe esistita una chiesa ancora precedente a quella fatiscente di cui si è appena detto: già dal 1449 era citata una chiesa dedicata a S. Donnino al Campo in località Casanova e pure nel 1599 la visita del vescovo Cesare Speciano fa riferimento a una ‘ecclesia Sancti Donnini villae appellatae Casanova de Offredi’ che però già allora era definita ‘distructa et in talem statum reducta ut in ea celebrari nequat’, ossia distrutta e ridotta in uno stato tale da non permettere la celebrazione. Non ci sarebbero però altri documenti in merito a questa ‘ecclesia’ che pertanto poteva verosimilmente essere un semplice oratorio campestre; vi sarebbe poi un ulteriore documento del 1618 che ordinava di ‘levar via alcune muraglie diroccate della chiesa’, documento che però viene solo citato ma del quale non vi è più nessuna traccia. Ad ogni modo se già all’inizio del 1600 questa chiesa campestre era diroccata al punto da non essere più agibile, non è certo possibile che sia quella abbattuta e ricostruita dal vescovo Omobono Offredi nel 1816.

La località di Casanova era strettamente legata alla famiglia Offredi, nobile casato cremonese di cui il Vescovo Omobono era membro, che a Casanova possedeva anche l'elegante ed omonimo palazzo Offredi, che poi nel XIX passò di proprietà della famiglia Stanga. All'interno dell'attuale chiesa di S. Bartolomeo si trova ed è ancora in funzione, il prezioso organo "Bossi 1833", costruito da una delle più rinomate botteghe organarie del territorio, la bergamasca 'Bottega Angelo Bossi e Nipoti'.

Ecco allora svelato un altro prezioso scrigno di storia e di arte nascosto (ma nemmeno poi tanto) nelle campagne del cremonese che si vanno lentamente spopolando ma che nella maggior parte dei casi vogliono restare saldamente ancorati alle proprie radici, che spesso passano proprio dalla chiesa e dalle sue tradizioni portate avanti dalla gente del posto.

Michela Garatti


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