9 novembre 2021

L'estate di San Martino tra storia, tradizione e leggenda. La sua origine nella festa celtica di Samhain, che segnava l'inizio dell'anno

L’11 novembre, San Martino, era una data importante nel mondo agricolo perché segnava l’inizio o la fine dei contratti di conduzione dei campi ed era quindi momento, più che di pranzi particolarmente ricchi, di traslochi da un’azienda a un’altra delle famiglie contadine. La ricorrenza deriva dall’antico calendario celtico e segnava la fine dell’anno vecchio e l’inizio di quello nuovo. Secondo i Celti, infatti, l’anno era diviso in due parti uguali ed iniziava il 1° novembre con la festa di Samhain o Samonios. Con l’avvicinarsi dei primi freddi invernali, a Samonios le mandrie e le greggi venivano riunite e si macellavano tutti gli animali, tranne quelli destinati a riprodursi la stagione seguente. Questi giorni erano segnati da un gran consumo di alimenti che soddisfaceva tutti per l’ultima volta prima delle ristrettezze dell’inverno, e che prevedeva perciò il consumo dei cibi in eccesso che non potevano essere conservati. I festeggiamenti di Samhain terminavano l’11 novembre, giorno che per la tradizione cristiana coincide con l’estate di san Martino. Durante questo periodo, gli spiriti degli antenati tornavano a camminare tra i vivi, dando la possibilità ad entrambi i mondi di scambiarsi messaggi e di festeggiare insieme. Samhain è il punto di congiunzione tra due anni (il vecchio e il nuovo) e tra due mondi (il visibile e l’invisibile), senza appartenere né a quello precedente né a quello seguente, un giorno fuori dal tempo e dallo spazio. 

In questo giorno cominciava l’attività dei tribunali, delle scuole e dei Parlamenti, si tenevano le elezioni municipali, si pagavano fittanze, rendite e locazioni, venivano rinnovati i contratti agrari oppure si traslocava, tant’è vero che oggi ancora si dice «far San Martino» per traslocare. Le famiglie contadine avevano la possibilità in questo giorno di cambiare cascina, un nuovo lavoro, cercando una nuova casa, cosa non sempre facile. Firmati i nuovi contratti, le famiglie caricavano le proprie masserizie su un carro agricolo, partivano per una nuova destinazione, sapendo che da lì ad un anno, probabilmente, avrebbero dovuto traslocare. La scena di uno di questo traslochi è immortalata in una delle opere più intense realizzate da Vincenzo Campi nel Cinquecento. 

Nel Seicento i contadini dovevano portare ai padroni dei fondi agricoli le onoranze, costituite da capponi e salame. Ma San Martino è collegato anche al vino nuovo. Nelle osterie cittadine si faceva baldoria, si spillava il vino nuovo dalle botti per il primo travaso e lo si gustava con gioia insieme a castagne lessate o arrostite. Era una vera e propria cerimonia condotta dal brentatore che portava la classica scusalèta azzurra con grandi tasche davanti: faceva zampillare un po’ di vino nella sua scodella di legno, degustando un piccolo sorso, e confermando la bontà del vino al padrone. Soprattutto nel Nord Italia, oltre ai prodotti stagionali come il vino e le caldarroste, il giorno di San Martino si consumavano piatti a base di maiale ed oca. In questo periodo, le oche selvatiche migravano da nord a sud, ed erano quindi facile preda dei cacciatori. L’oca è anche l’animale simbolico di san Martino e rivela il rapporto strettissimo che collega la figura leggendaria del santo con la tradizione celtica.

All'11 novembre si ricollega anche la cosiddetta Estate di San Martino. Nel pieno della stagione autunnale, prima che faccia capolino l'inverno, può succedere che ci siano alcuni giorni di bel tempo. Pioggia, nebbia e freddo, in alcuni casi, - non si tratta infatti di un fenomeno che si verifica sempre e in maniera sicura -, possono lasciare spazio a qualche giornata di sole, ma soprattutto a un leggero rialzo delle temperature. E così, se c'è tempo bello, proprio intorno alla prima metà del mese di novembre, si sente spesso parlare di Estate di San Martino. Non si tratta di un colpo di coda dell'estate, ma piuttosto di un vero e proprio fenomeno avvolto da miti e leggende di origine cristiana che sono entrati a far parte della credenza popolare. Anche se alcuni esperti ne hanno dato una spiegazione scientifica. L'Estate di San Martino si verifica solitamente intorno all'11 novembre. La sua durata è espressa da un famoso detto popolare che recita: "L’Estate di San Martino dura tre giorni e un pochino". In realtà la durata del periodo mite, con assenza di precipitazioni e prevalenza di schiarite, non ha un limite specifico secondo la scienza. 

Una leggenda narra che un giorno d’autunno - molto probabilmente proprio l’11 novembre - mentre usciva a cavallo da una delle porte della città di Amiens, in Francia, Martino si imbatté in un uomo molto povero, nudo e infreddolito. In quel giorno, in cui era proprio il maltempo a farla da padrone, San Martino si impietosì e decise di aiutare il povero. Senza pensarci due volte tagliò il suo mantello di lana per donargliene metà. Di fronte a quel nobile gesto, la pioggia dopo pochi istanti smise di cadere, il cielo si aprì e spuntò il sole, facendo diventare la temperatura subito più mite. Martino quella notte sognò Gesù che gli rivelò di essere lui il mendicante al quale aveva donato il mantello. Quindi leggenda vuole che, ogni anno, ci sia un’interruzione dalla morsa del freddo per commemorare quanto aveva fatto quell'11 novembre. 

C'è anche una spiegazione scientifica intorno al fenomeno riguardante l'Estate di San Martino. Molti esperti concordano nell'affermare che la fase di tempo stabile possa essere ricondotta all’espansione dell’anticiclone dalla Spagna verso tutto il Mediterraneo. Il verificarsi di alta pressione, alte temperature e bel tempo potrebbe essere infatti dovuto ad un ritorno ciclico proprio di questo anticiclone.

 

Fabrizio Loffi


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