20 marzo 2022

L'isolamento del Duomo e il mistero del grande affresco di via Platina (imbocco via XX settembre). Il diverso colore delle pietre delle absidi

Alcune foto di Ernesto Fazioli del 1930 hanno attirato la mia curiosità sull'isolamento del Duomo.

Mentre oggi i cremonesi discutono sulla cattiva amministrazione delle aree periferiche dismesse, vendute o date in concessione ai centri commerciali, la città ed il suo cuore erano l'unico centro commerciale in 800 anni di storia dal 1000 al 1900. Questo non significa che le amministrazioni del medioevo non speculassero in egual misura se proporzionate ad oggi.

La rendita delle case attorno alla Fabbrica (altro nome del Duomo ) era così elevata che la speculazione edilizia aveva creato costruzioni ovunque, spesso addossate alle pareti della Fabbrica stessa.

La Canonica si era quindi sviluppata ulteriormente aderente alle absidi, in quello slargo ora definito come Largo Boccaccino.

Nel 1500 la zona posta dietro le absidi era infatti divenuta un quartiere, ove Canonic , botteghe, abitazioni e mura della Cattedrale erano un tutt'uno contiguo ed in pendenza verso la Contrada Natali (ora Via Platina).

La zona era una vasta area commerciale a cielo aperto attorno al Duomo, composta dall’ attuale Piazza Zaccaria ovvero la “Platea Piscatoria” (piazza del pesce ), la zona verso Largo Boccaccinoli Frutaroli” (lo è anche ora ), Piazza del lino (attuale piazza della Pace), la “Platea Parva”(ora piazza Stradivari) che era già ufficialmente l’area del Mercato, sebbene fosse nata come Piazza Militare nel 1100.

La speculazione edilizia crebbe vergognosamente anche in virtù della possibilità data dai Vescovi di utilizzare la Bertazzola tra una colonna e l'altra, con una serie di bottegucce affacciate sulla piazza e parzialmente coperte da tendaggi, non senza tasse però, pagate profumatamente.

Dopo l'Unità di Italia iniziò però una lunga e difficile sanatoria di questa condizione urbanistica. Nel 1863 infatti alcune costruzioni “abusive” verranno demolite e la Bertazzola restituita alla città nella sua interezza, senza più botteghe.

L' opposizione (prevedibile) del Clero fu un elemento di disturbo della riqualifica. Al Clero interessava infatti mantenere uno status quo di accorpamento di edifici ed affitti probabilmente all'epoca molto salati.

L’ interruzione a causa della prima Guerra Mondiale ritardò espropri e lavori e si arrivò così al 1930, dove la città in mano al regime fascista divenne un cantiere unico gestito dal Ras di Cremona Roberto Farinacci che iniziò varie opere di demolizione e nuove costruzioni, nel cuore della città ormai invecchiata da quartieri spesso fatiscenti.

Per fortuna o per sfortuna iniziò anche la demolizione del quartiere addossato alle absidi da almeno 600 anni.

Vennero eseguiti gli ultimi espropri e l’ultima casa a resistere, fu quella posta alla fine della salita da Via XX Settembre, sugli scalini che danno ora verso il Palazzo del Vescovo.

Si arrivò ben presto all'isolamento della Cattedrale.

Ecco così spiegato il motivo del differente colore delle pietre (non mattoni) delle absidi del Duomo, probabilmente pietre del lago di Garda scelte come materiale di riempimento delle falle, lasciate scoperte dallo “scollamento” delle vecchie case addossate.

L’ aiuola posta dietro il Duomo, attualmente occupata da un albero, segna il punto dello svuotamento creato dall'abbattimento della Canonica medioevale.

La curiosità iniziale delle foto di Fazioli ha però suscitato l’ analisi di altri fattori. Un’ immagine in particolare mostra l'isolamento, con una foto probabilmente eseguita la mattina presto. In giro pochissime persone, fra cui alcuni ragazzi nella neo costituita “rotonda”.

Ad una ancor più attenta analisi, si scorge sul fondo l'imbocco della Contrada del S. Gallo (Via XX Settembre) e l'inizio dei portici di Via Platina a fare angolo.

Proprio a questo punto si nota qualcosa di particolarmente interessante e artistico. Si vede infatti un grande affresco tra 2 finestre. Sembra che rappresenti una scena religiosa. A distanza di quasi 100 anni dalla foto nulla è rimasto.

Non vi sono riferimenti immediati o Chiese d'angolo dei secoli precedenti.

“Cosa rappresenta quella effige?”. “Chi l’ ha affrescata e chi l’ ha rimossa?”

Per cercare una risposta bisogna muoversi negli scritti Cremonesi tra il 1800 e i primi del 1900. Paolo Marchetti disegna infatti proprio nel 1852 la Nuova Pianta della Regia città di Cremona. Mentre Angelo Grandi (un prete che nel 1856 descrive le vie di Cremona in modo davvero approfondito) cita i numeri civici delle Contrade dell'epoca.

Tra la descrizione di Grandi e la Pianta di Marchetti passano soli 4 anni e vi è quindi alta compatibilità interpretativa.

Il Grandi cita: “ritornati sulla contrada di Pescheria Vecchia, piegando a diritta eccoci nella ampia e ben lastricata contrada S. Gallo. A principio della quale a sinistra al civico numero 1962 evvi la Scuola di Canto gratuita diretta dall' egregio signor Manna nobile Ruggero, e sostenuta a spese d'una società di distinti cittadini

Se sulla Pianta di Marchetti cerchiamo quindi il civico 1962 lo vedremo a sinistra dell'imbocco di Via XX settembre.

Il Grandi prosegue cosi : “quasi di contro a detta scuola, tra i numeri 2105 e 2106, esisteva un oratorio sacro a Cristo Crocefisso sino dall'anno 1625, si raccoglieva in esso la confraternita detta dei Penitenti, stata sciolta nel 1775 in un col profanato oratorio

Con Pianta di Marchetti andiamo quindi di fronte al civico 1962, mentre dall’ altra parte della strada, troviamo i civici 2105 e 2106 leggermente sfasati (verso l’attuale sede ACI).

Ne risulta che il fabbricato dell'affresco era accanto a quello del Cristo Crocefisso, aperto nel 1625, e chiuso nel 1775, ancora esistente nel 1856 e quindi probabilmente arrivato fino al 1930.

Gli indizi quindi esistono ma Il Mistero rimane ancora irrisolto. Non abbiamo spiegazioni certe ma rimane la fantasia e la voglia di immaginarlo nonostante tutto. Quella voglia che ci fa appassionare ogni giorno alle vie e ai quartieri della nostra città e che ci porta indietro nel tempo.

Maurizio Mollica


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commenti


michele de crecchio

27 marzo 2022 00:31

Per quanto ne so (e potrei sbagliarmi), non esiste ancora, uno studio realmente esaustivo delle molteplici trasformazioni che accompagnarono il cosiddetto "isolamento del Duomo" e la sistemazione delle facciate che lo attorniano. A chi vi si volesse finalmente dedicare, consiglierei di prepararsi leggendo le affascinanti righe con le quali l'ottimo Stendhal ha distinto il diverso modo nel quale la maggior parte delle cattedrali italiane si legano intimamente al contiguo tessuto urbano a differenza di quanto avviene prevalentemente nel resto d'Europa che preferisce tenere rigorosamente distinte le mura sacre da quelle profane.