La fede che azzera le distanze: a Gussola come Saragozza il culto della ‘Madonna del Pilar’, ancora oggi presente con una cappelletta a ridosso dell’argine maestro
Festeggiata il 12 ottobre, la ‘Madonna del Pilar’ o ‘Virgen nel Pilar’ è la patrona di Spagna e la basilica a lei dedicata sorge a Saragozza (città spagnola, capoluogo dell’Aragona).
Ma anche a Gussola ha il suo luogo di culto dedicato alla vergine spagnola. Certo, non è una basilica maestosa e celeberrima, ma sicuramente ha una storia interessante da raccontare e ricordare. E per farlo dobbiamo tornare indietro di secoli.
Oltre un migliaio di chilometri separano Gussola da Saragozza: se è una distanza importante oggi, figuriamoci nel 1600 quanto potesse essere enorme per un capitano spagnolo di stanza a Gussola, che sentiva nostalgia per la sua terra d’origine.
Erano gli anni della dominazione spagnola del Ducato di Milano e quello straniero aveva un nome ed un cognome ben conosciuti: Don Francisco Mangas, un’autorità sul territorio evidentemente, un ‘pezzo grosso’, perché il suo nome nei registri parrocchiali ricorre più volte in qualità di padrino dei figli di una delle famiglie all’epoca più in vista del territorio, i Magio.
Ma, come si diceva sopra, il prestigio ed il benessere non bastavano a colmare la distanza da casa: anche i generali più rigorosi avevano un cuore ed una fede, pertanto (avendo evidentemente anche ampie disponibilità economiche a corredo dei buoni sentimenti) il nostro Mangas, colto da nostalgia per le sue tradizioni, decise di ricreare un pezzo della sua terra anche a Gussola, facendo erigere questa cappelletta dedicata alla ‘Virgen del Pilar’, la Madonna della Colonna.
Un’eredità importante per questa chiesetta, considerando che il santuario della Virgen del Pilar (o Nuestra Señora del Pilar) di Saragozza, oltre ad essere il più antico santuario della Spagna, potrebbe addirittura essere il più antico della cristianità. Il culto naturalmente è la venerazione di Maria, che sarebbe apparsa all’apostolo Giacomo sopra una colonna di alabastro (il ‘pilar’ appunto), oggi ancora presente nel santuario spagnolo.
E proprio all’interno della cappelletta di Gussola è ancora presente l’affresco originale dove era raffigurata l’immagine di Maria che poggia i piedi su una colonna: oggi dell’affresco rimane poco da vedere perchè l’umidità ed il tempo hanno poco per volta consumato i muri e gli intonaci della chiesetta. Per fortuna però ne rimane una copia riprodotta nel 1780 su tela dal pittore viadanese Giovan Battista Rossi e che oggi è conservata nella chiesa parrocchiale
Tornando alle origini di questa cappelletta, sappiamo che la sua costruzione iniziò nel 1617, come riporta un’incisione su una delle pietre delle fondamenta e che viene confermata dall’indicazione nell’affresco sul soffitto del portichetto antistante: ‘Eretta A.D. 1618’.
La struttura è molto semplice: su un piccolo selciato si affaccia il portico che accoglie i fedeli; due panche di mattoni completano lo spazio fondendosi in un tutt’uno con le pareti, anch’esse in mattoni rossi mentre la volta a crociera è arricchita da decori ormai scoloriti dall’umidità.
L’altare con l’affresco della Vergine del Pilar oggi è protetto da una vetrata e da un cancello: dell’opera si riescono appena ad intravedere le sembianze del volto di Maria, mentre il resto del disegno -che comprendeva anche la famosa colonna in marmo- ormai non rimane più traccia, scolorito e cancellato dal tempo e dall’umidità che nei secoli è penetrata nelle pietre di questa cappelletta, incastonata letteralmente nel terrapieno dell’argine maestro.
Proprio la sua posizione infatti da sempre è stata da un lato un aspetto caratterizzante (per i gussolesi questa è la cappelletta della ‘Madonnina dell’argine’), ma dall’altro ha rappresentato una grande insidia per questo luogo di culto: secoli di umidità portata naturalmente dal ‘Lancone’ del Grande Fiume che si trova a poca distanza, ma anche dalle terribili piene del 1654 e del 1705 (testimoniate da una lapide ancora oggi visibile a Cella Dati, leggi qui), quando le acque del fiume arrivano quasi a lambire l’argine maestro.
Un altro grosso guaio questa cappella lo passò quando nel 1872 vennero progettati i lavori di rinforzo dell’argine: nel progetto iniziale infatti era previsto l’abbattimento di questo edificio che si trovava proprio dove avrebbe dovuto essere realizzata la banchina. Altra soluzione quindi non ci sarebbe stata se non smantellarla. Ma i gussolesi si opposero fermamente: ormai avevano fatto proprio il culto di questa Madonnina che già da generazioni era diventata la loro Madonnina dell’argine. Niente da fare, la cappelletta non si doveva toccare, guai a spostarne anche una sola pietra. E così fu: gli ingegneri si dovettero dare da fare a studiare una soluzione in grado di mettere in sicurezza l’argine mantenendo tassativamente la chiesetta al suo posto.
E oltre a salvare la Madonnina, tale fu l’interesse dei fedeli di Gussola che negli anni a seguire portarono avanti anche un’importante opera di restauro da parte della ‘Fabbriceria parrocchiale’. Altri furono poi negli anni gli interventi successivi di ristrutturazione; anche di recente l’edificio è stato sistemato, la facciata restaurata ed un nuovo cancello posto a protezione.
Oggi la chiesetta è ancora là, al suo posto, in fondo al viale alberato della strada che porta il nome di ‘Via Madonnina’ e che conduce fin su all’argine. Ancora nello stesso posto dove il capitano spagnolo Francisco Mangas probabilmente amava recarsi per pregare la ‘sua’ Virgen del Pilar, là dove decise di portare un pezzo di Spagna, in quel luogo tranquillo ed appartato, abbastanza vicino al Grande Fiume da sentirne probabilmente la voce.
Chissà se quando fece costruire la cappelletta pensava che avrebbe trascorso il resto della sua vita in quel paese o chissà se -invece- tornò mai a casa a raccontare del piccolo paese di campagna dove si era insediato per diversi anni e dove aveva fatto costruire una cappelletta per pregare e sentirsi meno lontano dalla sua terra.
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commenti
valerio guazzoni
11 ottobre 2023 12:33
Bella vicenda e ben raccontata. Brava l'autrice