La storia del prete cremonese don Cesare Spigardi, battagliero sacerdote e motore della comunità italiana in America. A Saint Louis fondò nel 1902 la Chiesa di San Carlo Borromeo e un orfanotrofio
La piccola storia da raccontare oggi nasce a Pomponesco (Mantova), parte da Cremona e arriva molto lontano, fino dall'altre parte del mondo; è una storia che ha più di secolo eppure è estremamente attuale. Siamo nel bel mezzo degli Stati Uniti, a Saint Louis, nel 1904, la città del Missouri che, in quella data, cambiò la sua fisionomia. Nel 1904 Saint Louis era, in pratica, il centro del mondo, in quella città, nello stesso anno e sfruttando parte delle strutture, vennero organizzate le Olimpiadi sportive e, per affiancare allo sport anche la cultura e il commercio, il presidente Theodore Roosevelt decise di farne la sede della esposizione universale, o Expo, del 1904. L'area dedicata ai due eventi era enorme, costruita passo per passo per ospitare gare ma anche per mettere in mostra anche negozi, strutture e padiglioni per l'artigianato e il commercio. Era un mondo a parte la Saint Louis di allora, un mondo che si apriva alle persone portando con sé un bagaglio di storia e cultura che difficilmente avrebbe avuto eguali. Un prete, con l'ampia tonaca nera e cappello saturno in testa, cammina veloce nell'enorme padiglione italiano dell'Expo, si muove rapido zigzagando tra il costante brusio, i curiosi e gli addetti ai lavori mentre, a poche decine di metri da quel padiglione, si sentivano distintamente le urla del pubblico che seguiva gli atleti impegnati sulla pista di atletica.
"Don Cesare, vea chì!" gli urla un signore dagli stand dedicati ai prodotti cremonesi.
"Speta 'n attim Giuàn, spetà apèna tri minuut!" gli risponde don Cesare.
Il prete cammina rapido per la sua strada, all'interno del padiglione vede gli stand con le insegne di realtà cremonesi, la ditta Claudio Monteverdi che produce corde per strumenti musicali, la scuola d'artigianato Ala Ponzone, c'è Achille Ceibotti che fa tessuti a fianco di Adolfo Guindani che è un intagliatore, ci sono i referenti dell'ospedale Ugolani Dati e poco più avanti la famiglia Rossetti che fa il torrone. Sono tante le aziende cremonesi che hanno deciso di partecipare all'Expo del 1904, per alcuni di loro il viaggio è stato lungo tra nave, treni e carrozze con cavalli, ma quella città nel centro degli Stati Uniti era il lasciapassare per poter commerciare con quel paese dall'altra parte dell'oceano.
Don Cesare Spigardi quelle persone le conosceva tutte, e tutti sapevano chi era don Cesare, lui era nato a Pomponesco ma, fin da piccolo, si era trasferito per compiere i suoi studi e il suo percorso sacerdotale al Seminario di Cremona. In quella città aveva passato lustri studiando e osservando la Cremona che si affacciava alla fine del XIX secolo, fino alla sua ordinazione come sacerdote nel 1894. Era legatissimo a Cremona tanto che, nel settembre del 1889, acquistò dai fratelli Jacini una casa con portico, usato come filanda per bachi da seta, a Casalbuttano, nella speranza di poter restare vicino alla città.
Una volta indossata la tonaca, però, era cominciato, anche per lui, un lungo viaggio lontano da Cremona, un viaggio che l'avrebbe portato alla scoperta di un mondo nuovo eppure, da un certo di punto di vista, era come se non si fosse mai mosso dalla città dove era cresciuto.
Il viaggio di don Cesare per vedere l'Expo e le Olimpiadi era durato pochi minuti, lui a Saint Louis ci viveva da circa cinque anni, e in quella città, che era pronta per diventare una metropoli, c'era una zona dove si parlava il dialetto cremonese misto con quello milanese, era chiamata the Hill, ovvero la collina. Don Cesare Spigardi era a Saint Louis proprio per quello, proprio per facilitare l'integrazione della comunità italiana, in buona parte lombarda, che si apprestava a sviluppare quel nuovo mondo dove le Olimpiadi e l'Expo avevano fatto da catalizzatori di interessi e di novità. Già dal suo arrivo si era dato da fare per creare un luogo che fungesse da punto di incontro con gli italiani che vivevano sulla Hill, nel 1902 inaugura la chiesa di San Carlo Borromeo, a circa 20 anni di distanza dalla chiusura dell'unica chiesa cattolica di Saint Louis, ponendo le basi per lo sviluppo dei rapporti della comunità italiana con le istituzioni.
I suoi sermoni erano in italiano e in inglese, gli italiani cominciano ad affluire nella sua chiesa e i più giovani ad incontrarsi nella zona adiacente, le tombole di beneficenza, come da tradizione italiana, si sprecano, tanto che nel 1912 don Cesare verrà chiamato in tribunale accusato di favorire il gioco d'azzardo. Il giudice, che verosimilmente partecipava regolarmente alle tombolate nella speranza di portarsi a casa una delle macchine in palio, decise con estrema tranquillità di non procedere dato che la beneficenza non era assimilabile al gioco d'azzardo. Nella Saint Louis di inizio XX secolo lo sviluppo, e la criminalità collegata, prosperavano, don Cesare aveva una posizione, e una visione, privilegiata su quel fenomeno che diventava sempre più profondo anche tra gli italiani, ma quel privilegio andava messo a disposizione per arginare un fenomeno che diventava sempre più dilagante e padre Spigardi riuscì a contenere gli effetti di un problema che non conosceva momenti di pausa. Nel 1930, poco prima della sua scomparsa, don Cesare Spigardi riuscì nel suo, encomiabile, intento di catalizzare una corposa raccolta fondi per la creazione dell'orfanotrofio italiano di San Domenico, realtà che resterà per decenni come un punto fermo per la tutela degli orfani di Saint Louis. Nella Saint Louis a cavallo tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900 vi era un motto che non era scritto da nessuna parte ma che era sulla bocca di tutti: “Non puoi dire di avere origini italiane se non conosci don Cesare Spigardi”.
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