Le cooperative cremonesi manifestano sotto il Comune. “Ci chiedono di scegliere fra le persone a cui vogliamo bene e potere lavorare. Siamo stati trattati come oggetti”
“I ragazzi non sono delle cose” gridano le cooperative cremonesi davanti al Comune. In piazza Stradivari si sono alzati i cartelloni contro le ultime scelte della Giunta Virgilio, che hanno portato all’assegnazione del bando SAAP a una cooperativa di Bergamo, a discapito di quelle cremonesi. “Hanno voluto risparmiare 27mila euro in due anni” tuonano dalla folla, che davanti all’ingresso di Spazio Comune espone al megafono il disappunto per questa decisione. Una scelta, quella del Sindaco, che non è passata inosservata, soprattutto “per uno come lui, che viene dal mondo delle cooperative”.
“Ci sono problemi con la continuità del servizio, dal primo marzo cambieranno molte cose. I ragazzi fragili non si trattano così, e lo stesso vale per le loro famiglie, così come per gli educatori che da tanto tempo li seguono - spiega Daniela Magnani, della cooperativa Cosper (ex Iride) -. Secondo il Comune, per noi è indifferente lavorare con la nostra cooperativa o con una sconosciuta. Allo stato attuale non abbiamo nessuna garanzia, quindi personalmente scelgo di non proseguire”.
Fuori dal Comune il malumore è palpabile. Insieme agli educatori sono presenti le famiglie, qualcuno ha accompagnato anche il proprio figlio. Al megafono chi vuole prende la parola, ma la sensazione di dispiacere rimane sempre la stessa.
“Per anni ho sofferto a causa della situazione di mio nipote - racconta una nonna visibilmente commossa -. È solo grazie ai ragazzi delle cooperative se la sua situazione è migliorata, è stato molto difficile, ma devo tutto a loro. Se penso che la continuità del servizio verrà meno, non posso che chiedermi cosa ne sarà di mio nipote”. Ha preso poi la parola un giocane educatore: “Si tratta di una questione economica. Per pochi soldi ci chiedono di scegliere fra le persone a cui vogliamo bene e potere lavorare. Siamo stati trattati come oggetti”.
Per un educatore, la cooperativa non è in semplice lavoro, ma si tratta di un vero e proprio stile di vita, infatti “non solo la cooperativa è una famiglia, ma è una vita di lavoro, di idee condivise, di valori e principi - sottolinea Daniela -. Non scelgo un’altra cooperativa, se volevo essere spostata a destra o sinistra come capita avrei fatto un altro lavoro. Cambia cooperativa, cambia tutto. Ci sono persone che hanno condiviso con me i miei problemi personali, le mie fatiche famigliari, mi hanno ascoltata e sostenuta. Non vedo perché devo andare proprio ora, a 61 anni, è una cosa immorale”.
Quella delle cooperative cremonesi è una situazione grave e per certi versi disperata. Gli educatori si vedono messi davanti a scelte moralmente difficili, soprattutto in un ambito, quello sociale, dove si stringono forti legami fra gli educatori e i proprio ragazzi.
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commenti
Gianluca
11 febbraio 2025 17:44
Sono passati solo pochi mesi dall’insediamento di questa giunta e le decisioni prese fino ad ora sono altamente deludenti. Hanno tempo ancora 4 anni e rotti per fare peggio.
Anna L. Maramotti Politi
11 febbraio 2025 18:32
La protesta, pienamente condivisa, rimanda ad un tema più volte invocato dall'attuale Amministrazione: inclusione. Si tratta di argomento che decide della vita dei cittadini e che è a fondamento della democrezia. Ancor prima di fare i conti ritengo sia necessario dare con chiarezza importanza ad un valore costituzionale e che è intrinseco alla cultura europea. I valori non sono termini da sbandierare, ma sono scelte argomentate cui far riferimento e su cui impostare una politica che vada ben oltre gli interessi meramente "economici". Il bene dei nostri concittadini è una priorità cui nessuna amministrazione dovrebbe sottrarsi. Non è mera questione riferibile ad ideologie, ma a quel piano "assiologico" (valoriale) su cui si fonda la comunità affinche i governi non siano meri Leviatani.
Antonio
11 febbraio 2025 19:28
Li avete votati…
Pierpa
11 febbraio 2025 19:53
Solidarietà ai lavoratori interessati che, ancorché non licenziati, non si sentono tutelati/considerati. Detto questo mi resta una domanda: aboliamo le gare d'appalto (ridicolo)? O torniamo ai servizi, specialmente di questo tipo, gestiti direttamente dall'ente locale interessato, senza buttarsi nell'orgia del "mercato" che oggi va tanto di moda?