Malagnino, il paese senza chiesa ma ricco di cascine con cappelle di culto abbandonate (Vigolo, Malongola, Casalmalombra)
A Malagnino non si va in chiesa: non per mancanza di fede, certo, ma perché non esiste fisicamente nessun edificio sacro. Per lo meno, non sul territorio del comune capoluogo, mentre fortunatamente nelle frazioni è possibile scegliere tra l’antica chiesa di San Michele Sette Pozzi e la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo, a San Giacomo Lovara. Nei secoli passati poi, vista l’estensione del territorio comunale costituito da numerose cascine e frazioni, le funzioni religiose venivano celebrate anche nelle chiese di Casalmalombra, Vigolo e Malongola.
In realtà, nell’abitato di Malagnino un luogo di culto esisteva ed era pure pure molto antico: parliamo della maestosa chiesa dedicata a Sancti Ambrosii Strinathoris, le cui tracce ci riportano intorno all’anno 1170. Del resto, ancora oggi quel tratto di Via Postumia che attraversa l’abitato di Malagnino porta il nome di Via Sant’Ambrogio, proprio in virtù del fatto che lì esisteva l’antica chiesa. Anche in passato però, non fu mai parrocchia: dipendeva da San Michele Sette Pozzi (o Dall’Olmo) ed era di proprietà della cattedrale di Cremona. La sua presenza è registrata fino alla fine del 1700, quando venne abbattuta perché ormai in malora e cadente: la scelta venne presa nel 1778 da Omobono Offredi, che dopo una decina di anni sarebbe divenuto Vescovo di Cremona.
Al suo posto venne edificato un complesso di edifici che pure erano destinati al sollievo ed al conforto delle anime, ma con uno ‘spirito’ decisamente più terreno: lì sorse, infatti, la storica osteria ‘De la Caròol’, che comunque conservò traccia del passato religioso mantenendo una santella contenente una statua della Madonna.
Nel tempo poi la vecchia osteria fu sostituita da altre attività commerciali, la statua di Maria venne rimossa e della santella si perse praticamente ogni memoria. Ne resta oggi solo la sagoma nel muro sotto il porticato del bar di Via S. Ambrogio.
Ancora presente invece la bella chiesa di Casalmalombra, che dista alcuni chilometri dal capoluogo di Malagnino e che addirittura sconfina verso il territorio di Pieve d’Olmi, essendo al di là della Via Giuseppina, oltre la località ‘Casotta’.
Arriviamo qui all’oratorio dedicato alla Presentazione di Maria Vergine al Tempio, edificato all’ingresso della cascina Casal Malombra, che deve il suo nome agli antichi proprietari, i de Malumbris -o de Malombris- appunto, come si legge su alcuni documenti del 1196 ,che riportano i possedimenti del territorio.
I documenti ci spiegano che Casalmalombra nel XVI secolo (da documenti del 1562 e del 1634) era un Comune autonomo, ma successivamente nel 1757 fu accorpato a Settepozzi e Santa Lucia Lama, durante il dominio di Maria Teresa d’Austria; arriviamo quindi al 1858, quando venne unito a Malagnino in un unico Comune, insieme a tutte le altre Frazioni e Località sparse.
Tornando all’oratorio, fu eretto nel XVIII secolo con tutta probabilità su una pre-esistente Pieve (come era prassi nei secoli passati) dalla famiglia Grasselli, all’epoca proprietari del possedimento. Oggi è una chiesa privata che viene aperta alla celebrazione della messa solo in occasioni particolari; quello che è curioso raccontare è che, quando fu rimossa la tela che decorava la pala d’altare, per essere conservata in un luogo più consono, si scoprì che sul muro era presente un affresco che rappresentava lo stesso identico soggetto della tela che lo ricopriva.
Anche Vigolo fu Comune autonomo nei secoli passati; nel corso del Seicento divenne possedimento della ricca famiglia Rota, che ne fece ristrutturare una parte per renderla la residenza estiva ed in quegli anni venne anche realizzato un oratorio privato in stile barocco.
Era invece un ‘micropaese’ la grande cascina della Malongola, dove un tempo sorgeva anche un importante mulino sul canale Gambalone: botteghe ed attività artigianali erano presenti all’interno della grande corte ed attive fino alla prima metà del 1900. Oggi l’imponente fabbricato, ben visibile dalla ‘Mantova Vecchia’, è praticamente disabitato: l’animata comunità agricola che qui visse per generazioni lentamente su disperse negli anni ’60 del secolo scorso, quando la cascina iniziò a spopolarsi perchè gli abitanti si trasferirono altrove in cerca di lavori diversi dalle attività agricole che, via via, venivano svolte da moderne attrezzature e macchinari.
A distanza di quasi un secolo dall’inizio di questo processo di spopolamento, rimane ancora di vedetta l’oratorio dedicato a Sant’Anna, che per primo accoglie chi si avvicina alla cascina. La facciata scrostata, rigorosamente rivolta ad Ovest, è imponente e reca una lapide su cui si riesce a leggere ancora una data: ‘1696’. Pochi anni fa questa chiesa fu oggetto di un furto sacrilego quando i proprietari si accorsero che dal suo interno erano state trafugate una tela ed alcuni quadri di una via crucis: un gesto odioso che, al netto del valore economico della refurtiva, segna un triste sfregio ad un luogo sacro.
Oggi a vederla sola su quella porzione di campagna disabitata, col suo campanile che svetta oltre i tetti dei fabbricati bisogna fare uno sforzo per immaginarla vestita a festa nelle grandi ricorrenze, quando raccoglieva la gioia di matrimoni e battesimi o il dolore dell’ultimo commiato durante un funerale, o ancora possiamo immaginare che quelle mura sacre abbiano visto lacrime o segreti di chi vi si recava a pregare solitario.
Le due chiese di Casalmalombra e Malongola
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commenti
michele de crecchio
19 giugno 2023 13:53
Il territorio della parrocchia di San Giacomo del Campo comprende infine anche la splendida chiesa manierista così denominata, ben visibile dalla via Giuseppina e intitolata, appunto, a Santa Maria del Campo i cui terreni circostanti, comprendenti anche la splendida e omonima villa, sono tutelati da un rigoroso vincolo paesaggistico imposto dalla competente Soprintendenza. In passato progettista della chiesa era stata ritenuto niente meno che il famoso architetto veneto Andrea Palladio, universalmente famoso. Documenti più recenti hanno consentito di accertare l'edificio come opera dei cremonesi fratelli Dattaro. L'edificio e gli splendidi dintorni sono stati oggetto di un significativo e meritorio restauro. La proprietà, memore di alcuni furti e danneggiamenti, non agevola le visite e non è favorevole neppure a far riprodurre fotograficamente gli interni.
Bobo
19 giugno 2023 23:31
Vorrei aggiungere che esiste un opera straordinaria riguardante la parrocchia di San Giacomo Lovara apostolo e le cascine limitrofe redatta dal parroco Don Pagliari Eugenio e Pianu Piero liberamente acquistabile su Amazon
Antonio Boschi
20 giugno 2023 05:21
Molto interessante complimenti e grazie