Nella chiesa di san Bartolomeo Apostolo in Busseto si sono celebrati i funerali di monsignor Pier Giacomo Bolzoni, l'ultimo dei tre fratelli sacerdoti
Con le struggenti esequie di monsignor Pier Giacomo Bolzoni che si sono tenute nella insigne chiesa collegiata di san Bartolomeo Apostolo in Busseto si è chiusa una epopea, un libro di storia, quella dei tre fratelli sacerdoti, don Tarcisio, don Stefano e don Pier Giacomo Bolzoni, nati a Monticelli d’Ongina, a due passi da Cremona., che per oltre mezzo secolo hanno camminato in mezzo alla comunità cristiana di Busseto, scrivendone la storia, non solo ecclesiastica ma anche culturale e sociale. Tre grandi sacerdoti che hanno servito fedelmente e umilmente il Signore, e la Chiesa, oltre ala loro stessa Diocesi, facendosi amare dalla gente. Don Tarcisio (nato nel 1938 e scomparso nel 2012) e monsignor Stefano (nato nel 1939 e deceduto nel 2020) sono sempre rimasti a Busseto: monsignor Stefano col ruolo di parroco prevosto e il fratello don Tarcisio con quello di viceparroco (ma con diversi altri incarichi che si sono aggiunti nel tempo). Monsignor Pier Giacomo, dopo una primissima parte di ministero a Busseto, ha avuto tanti altri incarichi, su tutti quelli di segretario generale della Pontificia Università Lateranense dal 1970 al 1980, rettore del seminario di Fidenza dal 1980 al 2003; parroco di San Vitale in Salsomaggiore Terme dal 2006 al 2019 e, quindi, negli ultimi anni, il ritorno a Busseto, come collaboratore parrocchiale e con la cura, in particolare, delle comunità di San Rocco prima e di Samboseto, Semoriva e Roncole Verdi poi. Un presbitero, monsignor Bolzoni, con tanti legami cremonesi. A Cremona aveva frequentato per un anno il Seminario ed era un innamorato della Cattedrale, del Torrazzo, di tante altre chiese cittadine. Vi faceva sovente ritorno e si teneva informato sulle vicende della città informandosi regolarmente sui vari organi di stampa locali. A Cremona e dintorni vantava numerosi amici, specie tanti confratelli nell’ambito del clero: da qui la presenza di diversi sacerdoti cremonesi alla cerimonia esequiale. Ma i legami cremonesi non finiscono qui. Da privatista sostenne l’esame di maturità al Liceo “Manin”, con un esame meraviglioso, passato alla storia come ricordato anche dal professor Emilio Mazzera. Fu, quel’esame, una delle prime dimostrazioni di quella straordinaria cultura che Monsignor Pier Giacomo ha saputo coltivare nel tempo e, con delicatezza e dedizione, ha messo a disposizione della Chiesa e delle comunità in cui si è trovato a svolgere il suo ministero. La sua, come ricordato anche dal vicario generale della diocesi di Fidenza don Gianemilio Padroni (originario di Castelvetro Piacentino), era una famiglia buona, semplice, gioiosa ma anche provata. Provata soprattutto dalla morte prematura della mamma, Angela Rossi (sorella dello storico parroco di Roncole Verdi don Adlolfo Rossi) che perse la vita proprio a Cremona. Morì, giovane donna, di parto il 4 luglio 1943 e con lei, poche ore dopo , morì anche il quarto figlio, Angelo. Quel giorno Cremona era finita sotto uno dei tanti bombardamenti: ecco una delle tante conseguenze della guerra, capace solo di portare morte, distruzione e dolore. I giovani Tarcisio, Stefano e Giacomo continuarono a crescere sotto la scrupolosa e amorevole guida di papà Franco (storico sagrestano di Monticelli d’Ongina) e della zia Paola, videro fiorire sempre più la loro vocazione che li portò a diventare, tutti e tre, sacerdoti. Pier Giacomo Bolzoni fin dalla più tenera età espresse il desiderio di diventare sacerdote e, nel 1953, fu il padre Franco a scrivere all’allora vescovo di Fidenza, il cremonese monsignor Paolo Rota, chiedendo che il terzo figlio potesse essere accolto, come i due precedenti, in seminario. Così fu e da lì iniziò a compiersi lo straordinario cammino che, almeno a livello terreno, si è concluso in questi giorni. Ma gli esempi, gli insegnamenti ed i valori straordinari e profondi lasciati dai tre fratelli sacerdoti rimangono vivi in tutti coloro che li hanno conosciuto e nelle comunità in cui hanno svolto il loro ministero. Senza dimenticare il lavoro silenzioso, svolto nel nascondimento, ma estremamente prezioso di una cremonese, Elisabetta Lorena Sutti che, per anni e anni, ha assistito i tre sacerdoti, si è presa cura di loro con amore e dedizione, fino all’ultimo, mettendoci cuore e anima.
Eremita del Po
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