22 novembre 2023

Non solo violini e torrone, ci sono anche le cornamuse. La straordinaria storia dei McCrimmon, una grande opportunità che Cremona continua ad ignorare

Ancora oggi è murato sulla fronte del palazzo degli Agricoltori in piazza del Comune un bassorilievo in marmo che rappresenta un “piffararo”. Già agli inizi del 1400, come documentano le delibere della “Magnifica Comunità di Cremona” i suonatori di piffero venivano assunti, quattro o cinque alla volta, per “pulsare” i loro strumenti a fiato ogni sabato, al  vespro, davanti all’altare maggiore della Cattedrale, oppure sul poggetto del Battistero e inoltre dovevano intervenire in tutte le feste, nelle solennità, nelle processioni e in tutte le occasioni in cui il Comune era solito fare oblazioni alle varie chiese. I nostri pifferari continuarono a suonare per due secoli fino a quando, nel 1629, volendo ridurre le spese pubbliche per le condizioni dei tempi, i Signori Conservatori deliberarono il 29 dicembre con nove voti a favore contro quattro di sopprimere il “Chorum Tibicinum, qui vulgo Piffari dicuntur”. I cremonesi rimasero così senza ensemble anche se, per chi avesse voluto sentire suonare altri pifferai, c’erano sempre quelli del Castello, stipendiati dal Re di Spagna, che suonavano due volte al giorno, alla mattina e alla sera. Trascorsero altri tre secoli.

La nostra storia, una delle più affascinanti che coinvolga Cremona ma caduta inspiegabilmente nel novero delle occasioni perse, inizia nell’estate del 1914 quando muore a Dunvegan in Scozia Rachel McCrimmon, figlia di Donald Og McCrimmon. Qualche anno dopo, nel 1937, Carlo Schmidl nel suo “Dizionario universale dei musicisti”, le dedica alcune righe: “Cornamusista scozzese, d’origine italiana, m. a Dunvegan nell’estate 1914. Fu l’ultima discendente di una lunga dinastia di celebri suonatori di cornamusa. E’ nota essere la cornamusa l’istrumento nazionale degli Scozzesi, i quali esultano all’udire il famoso Pianto di Mac Crimmon, come gli Svizzeri si deliziano alle melodie del Rans des Vaches. Nelle vene di questa singolare musicista scorreva però anche del buon sangue lombardo, poichè la tradizione ricorda come parecchi secoli addietro un cremonese suonatore d’arpa si stabilisse in Scozia, prendendo il nome di McCrimmon: i suoi discendenti divennero tutti celebri suonatori di cornamuse non solo, ma si distinsero anche come compositori, scrivendo una quantità di musica per questo strumento; essi fondarono a Dunvegan, ove vivevano, una scuola di cornamusisti che divenne famosa ed alla quale accorrevano allievi da tutte le contrade della Scozia, che trasfondevano poi a loro volta in altri esecutori l’arte loro”.

Tutto sarebbe rimasto confinato in quelle quattro righe se il 30 dicembre 1951 il segretario del “College of Piping” di Glasgow Thomas Pearston non avesse scritto all’Ente provinciale del Turismo di Cremona per avere una conferma di quanto in Scozia si sapeva sulla discendenza cremonese dei McCrimmon, cui apparteneva uno dei vicepresidenti del College, Calum. Il 24 gennaio 1952 gli rispondeva con toni volutamente vaghi il direttore dell’Ente Mario Casotti: “Caro signor Pearston, Facendo seguito alla Sua gentile lettera del 30 dicembre 1951, ho compiuto tutte le ricerche possibili sul collegamento tra la città di Cremona e le origini dei famosi compositori di cornamuse. Contestualmente abbiamo pubblicato l'8 gennaio sul quotidiano locale "La Provincia" una richiesta di collaborazione all'inchiesta (una copia è già stata inviata). Tuttavia, ad oggi, non sono stati ottenuti risultati promettenti. Vi avverto da tempo che, per facilitare questa indagine, credo che abbiate a portata di mano alcuni indizi sul legame tra la nostra città e la famiglia McCrimmon. Potreste per favore inviarmi le fotocopie di alcuni antichi documenti che si suppone contengano tali informazione? Apprezzerei la sua collaborazione per rendere più semplice la mia indagine. Sarei felice di aiutarla se visita Cremona quest'estate. Se venite qui, fatecelo sapere in tempo per il vostro arrivo. Accogliamo con favore le vostre gentili lettere in inglese. Come sa, ho capacità sufficienti (quando si tratta di leggere e leggere l'inglese)... Tuttavia, sfortunatamente, le mie risposte devono essere nella mia lingua madre. Non vedo l'ora di conoscerla personalmente. Con il mio sincero affetto. Dottor Mario Casotti”.

Thomas Pearston non si mostrò sorpreso dalla risposta e, nonostante la diffidenza di Casotti, giunse a Cremona i primi di giugno del 1952 e appurò una notizia: nel codice del Bordigallo risultava che nel 1515 viveva nella soppressa parrocchia di Santa Maddalena un certo Bassiano del Bruno, ma non veniva ricordato alcun altro membro della famiglia. Ma perchè Pearston, dopo secoli che tra i MacCrimmon si tramandava oralmente la discendenza cremonese della famiglia, aveva deciso solo nel 1951 di venire personalmente a Cremona per verificare l'attendibilità delle fonti? Lo spiega lui stesso sulla rivista “Piping Times” del College of Piping di Glasgow del 1952: “Per i suonatori di cornamusa e soprattutto per gli studenti di piobarireachd (la classica musica delle cornamuse) il nome di Mac Crimmon si colloca al pari di Beethoven per un amante della musica classica. I Mac Crimmon non erano un clan ma una famiglia conosciuta nell’isola di Skye per il loro College della Cornamusa che funzionò per diverso tempo dal sedicesimo secolo, fino a metà del diciottesimo. E’ difficile risalire alle origini del College di Skye, poiché non ci sono dati storici disponibili. In generale, è risaputo che la famiglia Mac Crimmon non era originaria di Skye , ma vi arrivò da altre parti...La teoria Italiana è menzionata nella maggior parte della letteratura e questo articolo è dedicato principalmente alla teoria dell’italiana Cremona. L’origine della leggenda riguardante Cremona è molto vaga, come per tutte le altre, ma ci sono due fonti. La prima riguarda la somiglianza accidentale tra il nome Mac Crimmon e la città di Cremona. Si suppone che questo fu notato per primo da un Mr Carmichael, che è menzionato nella “Mac Crimmon Family” di Poulter’s. La seconda connessione con l’Italia si suppone essere stata menzionata in una pubblicazione del 1826 dal Capitano Neil Mac Leod di Gesto. In questo libro si sosteneva che la famiglia Mac Crimmon ebbe origine da un italiano chiamato Pietro Bruno, che lasciò Cremona intorno al 1510. Si diceva anche che questa informazione fu acquisita dall’ultimo dei Mac Crimmon, “Ian Dubh”. 

Quando, trascorsi alcuni anni, nel 1957 Agostino Cavalcabò diede alle stampe il suo saggio sui “piffarari” cremonesi, partendo dall’osservazione del bassorilievo in marmo murato sulla fronte del palazzo degli Agricoltori in piazza del Comune, concludeva il suo studio, rimasto incompiuto, facendo proprie le notizie che gli aveva fornito qualche anno prima lo stesso Thomas Pearston, affacciando l’ipotesi che fosse stato proprio un pifferaio cremonese, Pietro Bruno, costretto per motivi religiosi a lasciare la sua città, a far conoscere in Scozia, con il nome di Patrick Cremon, lo strumento suonato all’ombra del Torrazzo. La cornamusa sarebbe stata dunque veramente esportata in Scozia da un musicista cremonese? 

In realtà Pearston si faceva forte delle ricerche storiche che George C. B. Poulter aveva effettuato prima del 1936 nell'archivio familiare dei McCrimmon, andato in seguito in parte distrutto, di cui Cavalcabò ignorava l'esistenza. Lo studioso cremonese si era pertanto limitato a riportare quanto riferitogli da Pearston: il misterioso cremonese emigrato in Irlanda si sarebbe chiamato Pietro Bruno e sarebbe stato figlio di un prete, chiamato Giuseppe, nato verso il 1475 e fuggito al principio del 1500 per motivi religiosi. Qui avrebbe dapprima preso il nome di Patrick Cremon, poi mutato in Mac Cremona e definitivamente in Mac Crimmon. Avrebbe avuto due figli: Patrizio e Giovanni. Purtroppo mentre la ricerca si infittiva, Agostino Cavalcabò morì, lasciandola incompiuta concludendola con queste parole: “Nella prima parte fra i nomi dei pifferai di Cremona non ci è stato possibile rintracciare un Bruni: fra i nomi dei membri delle famiglie Bruni (o Bruno) che abbiamo riportato per i secoli XV e XVI mai ricorre il nome di Giovanni Bruni che, secondo le notizie tramandatesi in Iscozia, sarebbe stato il cremonese emigrato al principio del ‘500 e nemmeno il nome di un Giuseppe suo supposto padre”.

Ora oggi siamo in grado, ripartendo da questo punto, di ricostruire come sono andate effettivamente le cose, grazie alla pubblicazione degli studi di Poulter sul sito della famiglia MacCrimmon (MacCrimmon Family Registry). Innanzi tutto è opportuno ricordare che già nella seconda metà del XVIII secolo Duncan MacCrimmon, legato al ramo Swordlan MacLeod, riteneva che la sua famiglia fosse originaria dell'Italia. Iain MacCrimmon, residente in Australia ma originario dell'isola di Skye, tramandava la tradizione familiare secondo cui MacLeod avrebbe portato con sè un musicista da Cremona, ma il suo cognome originario sarebbe stato presto dimenticato per l'usanza in vigore a Dunvegan di chiamare gli uomini secondo il proprio luogo di provenienza. Nell'isola di Saint Kilda, nella parte più occidentale delle Ebridi, dove risiedevano fino agli anni Trenta i discendenti del ceppo originale della famiglia, era nota la vicenda di McLeod che avrebbe visitato l'Italia durante le crociate, portando con sè al ritorno nelle Isole occidentali il primo MacCrimmon, che avrebbe chiamato Cremonah. 

Poulter riporta anche la testimonianza di un certo Peter Boyd, discendente dal clan MacSween (un ramo dei MacCrimmon) di Roag, piccolo villaggio sull'isola di Skye, che conferma questa tradizione ed anzi racconta di aver imbracciato a Skye un violino apparentemente costruito a Cremona, una notizia confermata anche da M. MacCrimmon, che sostiene la presenza di strumenti cremonesi nell'isola scozzese. Donald Ban MacCrimmon di Portree, vissuto nel XVIII secolo, conferma indirettamente la tradizione italiana, sostenendo che la trascrizione musicale utilizzata dai MacCrimmon, che prevedeva la sostituzione delle note musicali con sillabe, provenisse dall'Italia. La leggenda narra che nell'XI secolo Guido d'Arezzo, che si suppone avesse inventato la sua notazione personale, avrebbe fornito, mediante i monasteri irlandesi, la scala delle lettere aeiou o uoiea ai bardi, dai quali i suonatori di cornamusa l'avrebbero appresa. 

In epoca moderna a codificare la tradizione cremonese è stato nel 1826 il capitano Neil MacLeod, morto nel 1844, raccogliendo le testimonianze di Iain Dubh MacCrimmon e di Simon Fraser, altro storico clan scozzese. Neil MacLeod scrisse una straordinaria "Storia dei MacCrimmons e della cornamusa" ma l'edizione fu in breve tempo distrutta perché conteneva opinioni ritenute offensive per il clero e altre persone di quel tempo. Si ritiene che solo due copie siano state salvate dalla distruzione. Entrambe sarebbero finite in Australia. Una apparteneva al figlio di Gesto MacLeod, Norman, morto a Melbourne intorno al 1847. Si dice che questa copia fosse poi finita in Canada. L'altro volume era in possesso di lord Simon Fraser di Warrnambool, residente a Victoria, in Australia, un discendente dei cornamusisti ereditari dei signori di Lovat, morto nel 1934. La nonna paterna del signor Fraser era una cugina di primo grado di Gesto, e il nonno materno era figlio del celebre Charles MacArthur, suonatore di cornamusa ereditario dei MacDonalds delle Highland e allievo di Padruig Og MacCrimmon. La seconda copia del libro di Gesto, che includeva una storia completa dei suonatori di cornamusa MacCrimmon, dei loro "vocaboli" e delle loro scale, è stata lasciata nel laboratorio di Fraser a Benalla, nei pressi di Victoria, e accidentalmente distrutta da alcuni bambini. Gesto ha affermato che il sistema musicale documentato nel suo libro era stato importato dall'Italia da Padruig Og MacCrimmon nel XVII secolo. Il libro conteneva anche alcune straordinarie informazioni genealogiche e indicava il fondatore della famiglia MacCrimmon in un sacerdote di  Cremona, in Italia, di nome Giuseppe Bruno, il cui figlio Pietro Bruno nacque a Cremona nel 1475 e arrivò in Ulster nel 1510. Prese il nome Cremon e in seguito al suo matrimonio in Irlanda con una figlia della famosa famiglia di suonatori di cornamusa MacKinnon modificò ulteriormente il suo cognome in MacCrimmon per avvicinarlo a quello di sua moglie. A Pietro si attribuisce l'invenzione dello sheantaireachd o il "linguaggio dei suonatori di cornamusa", derivato dalla Bibbia; sembra si trattasse di un codice in base al quale le copie originali delle scritture venivano preservate da interferenze e alterazioni. Si racconta che il metodo per leggere la musica dei MacCrimmon sia stato tramandato per caso in seguito ad una malattia contratta nel luglio 1853 da Simon Fraser, quando era bambino, al cui aggravarsi la madre avrebbe alzato le braccia intonando uno strano canto. Da quell'istante avrebbe iniziato a riprendersi e la signora Fraser in seguito gli spiegò il segreto di quella canzone a condizione che lo divulgasse dopo 50 anni.  Tornando ai MacCrimmon si racconta che Pietro Bruno avesse avuto tre figli: Padruig, che rimase in Irlanda,  Angus e Findlay del Plaid o Finlay a 'Bhreacain, chiamato anche Fionnlagh na Plaide che era il padre di Iain Odhar MacCrimmon, il primo musicista della più famosa dinastia scozzese di suonatori di cornamuse. di cui si abbia una documentazione storica precisa.

A Iain Odhar Maccrimmon, detto anche John "the Dun", così chiamato sia per la sua carnagione olivastra o forse per ricordare il cognome originale del nonno “Bruno” fu concesso il distretto di Borreraig a Glendale nell'isola di Skye, dal guerriero Alasdair Crotach, comandante dei MacLeod, all'inizio del XVI secolo, secondo la tradizione gaelica, anche se non c'è traccia di un MacCrimmon a Borreraig per almeno un altro secolo. L'altro figlio di Pietro, Finlay of the Plaid, avrebbe vissuto a Galtrigall, come si rileva da un contratto del 1664 in cui si afferma che Galtrigall era stato affittato da tempo da "Patrick MacCrimmon, piper". Si pensa quindi che Galtrigall fosse anche la dimora originale di Iain Odhar e lo sarebbe stata fino al tempo di Padruig Og, verso il 1700, quando il college del suonatore di cornamusa fu trasferito nella proprietà lasciata libera da John MacLeod a Dunvegan. Della famosa scuola di pifferai di Galtrigall non resta più nulla; ma apprendiamo da Angus MacKay, cornamusista della Regina Vittoria tra il 1843 ed il 1854, che le spesse mura della sala principale e degli appartamenti da notte esistevano ancora nell'Ottocento. La proprietà era esente da tutte le tasse feudali fintanto che almeno un membro della famiglia MacCrimmon fosse adeguatamente formato per diventare pifferaio ereditario del clan MacLeod. Per più di due secoli un gran numero di studenti, anche gli zampognari ereditari di altri clan, arrivò per imparare l'arte del piobaireachd o per perfezionarsi al college MacCrimmon. Piobaireachd  significa letteralmente suono della cornamusa o musica della cornamusa, ma è usata per descrivere la musica classica della Great Highland Bagpipe. Consiste in un tema melodico con variazioni (che variano in numero e complessità) che seguono il tema. Un altro nome utilizzato è "ceòl mór" che significa "grande musica", che distingue il piobaireachd da tutte le altre forme di musica a canne che vengono indicate come "ceòl beag" o la piccola musica. Il corso durava sette anni e alla fine ci si aspettava che i suonatori di cornamusa ricordassero trecento brani, alcuni dei quali duravano più di un quarto d'ora, e si dice che molti degli studenti trascorsero dodici anni per imparare il piobaireachd. Per ottenere l'attestato di maestro di composizione e di teoria della musica a canne, un suonatore di cornamusa doveva ricordare 196 brani. 

Una storia avvincente, dunque, che avrebbe meritato sicuramente più attenzione da parte degli enti locali cremonesi preposti alla valorizzazione e promozione del turismo. Nessuno ha mai pensato, ad esempio, alla possibilità di un gemellaggio con Glasgow, con tutto iò che questo comporterebbe a livello turistico, oppure a manifestazioni musicali legate alla cultura della zampogna coinvolgendo le altre realtà regionali e nazionali europee? Ed alla fine l’amara conclusione: perché dimenticare una storia così importante e coinvolgente? Se vi si sono appassionati i cremonesi di settant’anni fa, perché non farlo ancora noi oggi?

Nelle foto: il rilievo del quattrocento sulla fronte del palazzo degli agricoltori, l'isola di Skye, il castello di Dunvegan e la sede del College of Piping di Glasgow

 

Fabrizio Loffi


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