4 ottobre 2024

Oggi compie 60 anni l'Autostrada del Sole. Il tragitto doveva essere nel cremonese: ecco chi lo fermò dirottandolo su Piacenza. Come sarebbe cambiato il nostro sviluppo?

Compie oggi sessant'anni l'autostrada del Sole. Era il 1964 in pieno boom economico. Si iniziò a discutere dell'autostrada dieci anni prima. Si incominciò ad ipotizzare la strada con caselli e pedaggi. L'idea era della Sisi (Società Iniziative Stradali Italiane) costituita da Fiat, Pirelli, Italcementi e Agip. Poi il progetto venne trasferito allo Stato. La posa della prima pietra avvenne il 19 maggio del 1956 e solo otto anni dopo Aldo Moro tagliò il nastro della inaugurazione. Fu una impresa straordinaria con tanti primati e a cui il mondo guardava stupito.

Il progetto iniziale però doveva portare il tragitto in territorio cremonese, con passaggio del Po a San Nazzaro. L'ingegner Pietro Bortini, ing. capo della Provincia di Cremona (sua anche l'idea del porto sul Po) si battè come un leone perchè l'autostrada del Sole passasse da Cremona. Coalizzò i sindaci del basso piacentino e del parmense, la Camera di Commercio di Milano, le province di Brescia, Mantova e Verona e quasi tutte quelle emiliane. Alla fine però si scelse il percorso piacentino. Quali le ragioni? Antonio Leoni in diverse occasioni ha scritto che si misero di traverso alcuni grandi proprietari terrieri del cremonese e del lodigiano e alcuni notabili politici. Recenti ricerche indicano che anche l'Agip voleva la nuova autostrada su Piacenza per il potenziamento degli impianti di Cortemaggiore che avrebbero dovuto portare carburante a tutta Italia e anche la lobby del cemento che lì aveva i suoi stabilimenti. Quindi tra i "no cremonesi" e i "sì piacentini" pesanti,  il tragitto si è allontanato da qui.

Per capire il clima dell'epoca proponiamo uno splendido articolo apparso su un coraggioso settimanale scritto da giovani giornalisti cremonesi che uscì ovviamente per pochi numeri, "Il Sabato Illustrato" del 21 marzo 1953. Il titolo era: "La guerra dell'autostrada" "Cremona e Piacenza si combattono con progetti e statistiche per avere il privilegio della nuova grande arteria lunga 220 chilometri e ampia 20 metri che dovrà collegare la metropoli lombarda con Bologna".

Pensate come sarebbe stato lo sviluppo di Cremona se allora avesse avuto l'Autostrada del Sole!

Ed ecco lo starordinario articolo pubblicato sul "Sabato Illustrato", all'epoca in vendita in edicola a 30 lire. 

 "Da oltre un anno Cremona e Piacenza sono in guerra, e la lotta non si svolge più, come all'epoca medioevale a colpi di lancia e di spada, ma bensì sulla base di preventivi e di progetti di natura tecnica. Fonte del dissidio è il tracciato dela futura autostrada che congiungerà Milano a Bologna, e proseguirà poi sino all'A- driatico, toccando Ancona.

La necessità della costruzione di questa nuova grande arteria, si è andata imponendo all'attenzione dei tecnici allorchè è parso evidente che la Via Emilia, conge- stionata giorno e notte da file e file di autocarri, era ormai insufficiente a sopperire alle esigenze del traffico. Si trattava quindi di ricostruirla adattandola alle nuove esigenze o di progettare una nuova arteria, in grado di assorbire, sulla stessa direttiva di marcia, le punte di traffico eccedenti. E' stata scelta la seconda alternativa ed il comitato promotore, costituito dai rappresentanti delle Deputazioni Provinciali, delle Camere di Commercio e dei Comuni di Milano, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Ferrara, Cremona, Ancona e Pesaro hanno affidato agli ingegneri capi delle rispettive deputazioni provinciali l'incarico di studiare il tracciato della nuova arteria.

L'accordo è stato facilmente raggiunto sulle caratteristiche fondamentali: da Milano a Bologna l'autostrada misurerà circa 210 chilometri, e la sua realizzazione è prevista entro il 1957. Avrà l'ampiezza di venti metri, e sarà divisa in due parti da una siepe che eviterà l'abbagliamento dei fari fra gli automezzi procedenti in senso inverso. In ciascuna carreggiata potranno passare contemporaneamente tre automezzi: il costo totale sarà di 200 milioni per chilometro, e quello complessivo si aggirerà sui 40 miliardi.

Tutti d'accordo pure nella opportunità di seguire il tracciato della Via Emilia, e nella definizione del percorso da Bologna a Parma. Il dissidio è sorto quando si è trat- tato di definire il punto di sorpasso del Po fra Fontevivo dal lato di Parma e Borgo San Giovanni all'altezza di Lodi. La provincia di Piacenza per bocca del suo in- gegnere capo Maccini, propose che il ponte fosse costruito a Mortizza, ossia nelle immediate vicinanze di Piacenza e che l'autostrada avesse insomma lo stesso andamento della Via Emilia anche al di sopra di Parma, sino a sud di Piacenza, fino cioè a Borghetto. Qui l'autostrada avrebbe dovuto ramificarsi: il tronco principale avrebbe dovuto continuare in rettilineo da Borghetto sino a Melegnano, mentre il traffico per il Piemonte e la Liguria dovrebbe piegare a ponente, passando a sud di Piacenza lungo un'altra autostrada in progetto.

Il Comitato approvò in un primo momento questo progetto, e già sembrava ormai che dovesse divenire operante, senonchè l'ingegnere capo della nostra provincia, Pietro Bortini, avanzò un controprogetto, tendente a far passare l'autostrada nelle immediate vicinanze della nostra città. Da Fontevivo il tracciato dovrebbe proseguire diretto sino a S. Nazzaro a 14 Km. da Cremona, e ad una distanza poco superiore da Piacenza, che è il punto più vicino alla nostra città, in cui il Po si presti alla costruzione di un grande ponte. L'autostrada dovrebbe poi volgere per S. Fiorano, a sud di Codogno, e proseguire per Borgo San Giovanni e Mele- gnano. Il traffico di Piacenza é quello proveniente dal Piemonte e dalla Liguria, potrebbero inserirsi nell'autostrada a San Pietro in Cerro, mediante la costruzione di un braccio di autostrada che congiunga questo paese con Piacenza e Borghetto.

Il progetto studiato e fervorosamente sostenuto dallo ing. Bortini ha finito con l'essere approvato dal Comitato, ma una decisione definitiva non è stata ancora presa. Piacenza difatti protesta, e per dar peso alle sue rimostranze ha sfoderato una serie di ragioni. Secondo l'ing. Maccini il problema non va visto da un punto di vista provinciale (ossia la necessità che ha Cremona di essere inserita in una linea di grande comunicazione), ma da un punto di vista d'interesse nazionale, qual è quello che si accentra attorno ad una costruzione di tale mole e respiro. Piacenza ad esempio non fornisce solo all'autostrada il suo traffico, che è pure notevole, ma anche quello proveniente dal Piemonte e dalla Liguria. Secondo i piacentini inoltre la loro città è, come centro industriale, di gran lunga più importante di Cremona. Piacenza ha industrie importanti: zucchero, laterizi, cementi, alimentari: ogni giorno, ad esempio, una settantina di aut carri partono dalla città per il trasporto del solo cemento a Milano e Bologna, e la stessa influenza del porto di Genova, pressochè nulla Cremona, è sensibilissima a Piacenza.

La variante cremonese, aggiungono, non solo danneggia i piacentini, ma finisce con l'essere di nessuna utilità per i cremonesi stessi. Se il tracciato passasse per Cremona, sarebbe ancora concepibile ed accettabile la tesi avversa, in vista dell'utilità diretta che la città ne trarrebbe, ma il progetto prevede che l'autostrada passi a ben 14 chilometri dalla città. Ciò significa che per recarsi a Milano gli automobilisti dovranno percorrere un lungo tratto fino a S. Nazzaro, quando sarebbe per loro molto più comodo inserirsi direttamente a Codogno, evitando fra l'altro di pagare il pedaggio per una ventina di chilometri. Analogamente il percorso riuscirebbe per loro allungato di 500 metri recandosi a Parma e di cinque chilometri recandosi a Fidenza ed a Salsomaggiore!

E da un punto di vista economico? Ma anche sotto questo aspetto, incalza Piacenza, la tesi cremonese è da scartare. La costruzione del braccio Piacenza-San Pietro in Cerro verrebbe a costare 2 miliardi e 600 mila lire, ed il consorzio che gestisse l'autostrada, dovrebbe affrontare ogni anno un aggravio di oltre duecento milioni di lire.

Qual è, quindi, chiedono i piacentini, l'utilità del tracciato cremonese, visto che non accontenta a pieno ne suna delle due città, e che oltre tutto costa anche di più? E perchè concedere la preferenza a Cremona dal momento che i rilievi statistici sul traffico, all'uopo esperiti, hanno confermato che la zona piacentina è di gran lunga più importante.

Risponde l'ing. Bortini: i vantaggi sono numerosi ed evidenti. Trascuriamo pure il fatto per Cremona vitalissimo, di inserire la nostra città in una grande arteria nazionale, liberandola dall'insolamento in cui attualmente si trova, non solo rispetto alla rete stradale nazionale ma anche rispetto a quella ferroviaria. Vogliamo mantenere il dibattito sul piano degli interessi nazionali? Manteniamolo pure. In questo caso allora bisognerà tener conto degli interessi degli automobilisti di Mantova e Brescia, i quali dalla proposta cremonese trarrebbero enormi vantaggi vedendo i loro percorsi naturali notevolmente accorciati. Essi finirebbero con l'affluire in blocco sulla nuova arteria, qualora venisse loro offerta la possibilità di un facile raccordo a S. Nazzaro. Non avrebbero più convenienza invece ad inserirvisi qualora prevalesse la tesi piacentina.

Il vantaggio che si trarrebbe da tale afflusso è certo tale da far passare in seconda linea i lievi inconvenienti che ne deriverebbero.

Quanto poi al concorso dei dati statistici di rilievo del traffico a favore della tesi piacentina l'ing. Bortini fa notare che tali dati possono avere solo un valore orienta- tivo e contingente, ma non sono certo in grado di prevedere quali potrebbero essere gli sviluppi e gli spostamenti futuri, qualora nuove arterie fossero aperte.

Ma l'ing. Bortini, da abile e paziente diplomatico, non convalida solo con sofismi e teorie la propria tesi, ma ha saputo cercare e trovare lo appoggio di potenti alleati i cui interessi coincidono con i nostri. Quale ad esempio, l'autorità militare, che, per motivi d'ordine tecnico, preferirebbe che il ponte sul Po venisse gettato a S. Nazzaro, quali le provincie di Verona, Brescia e Mantova, e, importantissime, quelle di Bologna, Modena, Parma, Ferrara, Forli, Ravenna, Ancona.

Recentemente poi, anche la Giunta Camerale di Milano, che, essendo la promotrice del progetto, ha un peso di giudizio forse decisivo, si è espressa favorevolmente alla nostra tesi. E non basta. Scalzando il terreno sotto i piedi dell'avversario, e malgrado le rimostranze dell'Amministrazione provinciale piacentina, egli ha convo- cato i Sindaci dei Comuni direttamente interessati all'autostrada, e ancor più specificatamente al progetto cremonese, dei quali gran parte sono piacentini. Hanno aderito all'invito i Sindaci di Caorso, Zibello, Codogno, Polesine, Monticelli d'Ongina, Castelvetro, Castelnuovo Bocca d'Adda, Soragna, Cornovecchio, Cornogiovane e Busseto, i quali sono convenuti accompagnati dai loro segretari comunali e dai tecnici, e, al termine della riunione, hanno sottoscritto all'unanimità un ordine del giorno, in cui chiedono che, nell'interesse della nazione, venga accolta la tesi cremonese. Anche questo plebiscito, al momento della decisione, avrà il suo peso".

La foto è dell'Archivio Storico dell'Autostrada del Sole, poi la pagina de "Il Sabato Illustrato"

Mario Silla


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commenti


Antonio Ferrari

4 ottobre 2024 17:53

A ben vedere avrebbe dovuto passare vicino a Caorso. Perché i nostri cugini oltrepadani non si sono battuti con altrettanta veemenza per avere più vicino la centrale nucleare?😉