29 giugno 2021

Orari di lavoro e diritti nella grande distribuzione, la consigliera di parità incontra i sindacati

La pandemia ha indubbiamente acuito e messo a nudo criticità, nel mondo del lavoro, mai completamente risolte o forse neppure affrontate in modo radicale, che stanno esplodendo anche drammaticamente in questo primissimo periodo di ripresa. I media hanno messo abbondantemente la lente d'ingrandimento sui vari aspetti dello tsunami che ha travolto le nostre vite anche dal punto di vista professionale, mettendo bene in evidenza persone e/o categorie di persone che sono state travolte completamente o che sono state in prima linea a combattere un'ardua battaglia contro un nemico tanto pericoloso quanto invisibile.

C'è un ambito però che è rimasto un poco nell'ombra e che avrebbe meritato ben altra considerazione visto il gravoso impegno che è stato richiesto alle persone che vi sono occupate, al fine di garantire un servizio sempre più adeguato ad una popolazione angosciata, che ha potuto trovare nel rito di “andare a fare la spesa” una parvenza di normalità. Per questi motivi e per alcune segnalazioni che sono giunte all'Ufficio della Consigliera, la stessa ha incontrato i Sindacati Confederali Cgil Cisl e Uil nelle persone di Maria Teresa Perin, Gildo Antonio Comerci e Marco Tencati per fare il punto della situazione in merito alle condizioni di lavoro delle/dei dipendenti della grande distribuzione alimentare. 

Sono emerse le seguenti criticità:

  • I problemi dell'organizzazione oraria in questo settore sono naturalmente ben noti ai Sindacati e tali problemi possono essere, anche se articolati in modo diverso a seconda dell'azienda che si prende in considerazione, tutto sommato uguali, in quanto il nodo centrale della questione è la conciliazione vita-lavoro che sta diventando un miraggio sempre più lontano e difficoltoso per molti dipendenti.
  • Queste/i lavoratrici/lavoratori sono chiamati infatti a svolgere turni di lavoro ed orari – magari comunicati il Venerdì per la settimana successiva - che vanificano la pianificazione dei tempi di vita, in tal modo viene negata di fatto la conciliazione vita/lavoro e si creano nelle famiglie situazioni di difficile gestione.
  • E' chiaro che molte/i lavoratrici/lavoratori si rivolgono ai Sindacati per avere un supporto, ma poi per la necessità di tenersi ben stretto il posto di lavoro preferiscono non proseguire con azioni più concrete nei confronti dei propri datori di lavoro. Questi, ben consapevoli della loro posizione di forza, possono gestire la situazione unilateralmente e possono persino permettersi di non osservare gli orari definiti nei contratti individuali di lavoro part time stipulati con i propri dipendenti, i quali accettano senza opporsi anche per timore di eventuali ritorsioni. I più penalizzati sono i dipendenti con figli piccoli e le mamme sono le più ricattabili a causa della maggior necessità delle medesime di richieste di permessi, congedi, malattia per i figli ecc.
  • Molti supermercati prediligono contratti di lavoro part-time, con orari inferiori alle 30h; questo potrebbe far pensare ad una tipologia organizzativa pensata come modalità conciliativa – forse per molte mamme è una buona soluzione o forse sarebbe meglio dire un buon compromesso – ma individuare il part-time come misura conciliativa non è la risoluzione dei problemi che devono affrontare le famiglie con figli minorenni, anzi ne crea di altri, quali per esempio la povertà, pensiamo per esempio se perde il posto il coniuge full-time, pensiamo anche alle future pensioni di chi ha lavorato una vita part-time… dovrà vivere di carità!
  • Vengono altresì ricordati gli elevati rischi a cui sono stati esposti i dipendenti di aziende della grande distribuzione alimentare durante la prima ondata pandemica a causa degli insufficienti (a volte inesistenti) presidi sanitari messi a disposizione del personale, addirittura alcune di queste aziende non consentivano al proprio personale di utilizzare i presidi sanitari, al fine di non creare allarmismo e terrore alla propria clientela. Si ricorda anche, con rammarico, il mancato riconoscimento ai dipendenti dei supermercati per il  lavoro svolto durante la pandemia, per aver garantito le aperture 7 giorni su 7 e per non essere stati inseriti, assieme al personale sanitario e scolastico, tra i soggetti da sottoporre prioritariamente al vaccino.
  • Tutti si dicono d'accordo nel sottolineare come nel nostro paese, nel quale esiste un grave problema di denatalità, manchi una cultura e una normativa più attenta alle esigenze delle famiglie con prole, famiglie che a ben vedere sono anche quelle che garantiscono i consumi maggiori. In un paese che continua inesorabilmente ad invecchiare regrediranno inevitabilmente anche i consumi con inevitabili ripercussioni proprio nel commercio al dettaglio, soprattutto per quanto concerne l'ambito alimentare!

La riunione è terminata con l'impegno da parte di tutti i presenti di redigere e sottoscrivere un Protocollo d'intesa, finalizzato ad una più sollecita e puntuale collaborazione tra la Consigliera di Parità e i Sindacati Cgil Cisl e Uil.

 


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