Più di duecento donne davanti all'ospedale per difendere "Area Donna". La commozione delle tre pazienti da cui la mobilitazione è partita
"Rossi, insomma, ridacci area donna!" il grido, ritmato, è stato intonato più volte davanti all'ospedale di Cremona. Tante donne presenti tra bandiere del sindacato e cartelli con cui si invita la direzione a tenere giù le mani da quell'eccellenza cremonese che è (sarebbe meglio dire era, visto lo smantellamento in atto) Area Donna. Erano circa duecento le donne presenti, di tutte le età e ceto sociale. Area donna è una cosa loro. Ma c'erano anche alcuni uomini perchè tutti abbiamo avuto in famiglia (come anche ha ricordato il sindaco Galimberti) qualcuno che ha avuto un tumore al seno e che in ospedale, dapprima alla Breast Unit poi all'Area Donna è stata accolta, curata, seguita, chiamata per nome e circondata di attenzioni. Questa è Area Donna, smantellarla vuol dire non volere bene a Cremona, un territorio dove il cancro al seno ha una delle incidenze più alte al mondo. Un tempo si moriva in poco tempo per un cancro al seno, oggi le diagnosi precoci, le nuove terapie mirate garantiscono una vita pressocchè normale. Ma quando scopri la malattia devi trovare un posto dove sei accolto, seguito come una persona, un malato di una malattia che colpisce solo le donne. Per questo Area Donna non va abbandonata. Hanno preso la parola in tante davanti all'ospedale: le donne del sindacato (Maria Teresa Perin e poi Elena Curci prima segretario donna della Camera del Lavoro), del forum del volontariato, della Rete Donne. Tutte pronte a difendere con i denti Area Donna. Sono volate anche bordate pesanti (specialmente da Roberto Dusi della Cisl) alla direzione generale dell'ospedale che "non fa l'interesse dei cittadini" e non si confronta mai nè con il personale nè con la gentei, è chiusa in sè stessa , sorda e muta con chi vorrebbe sapere e conoscere.
Hanno poi parlato loro, le donne malate, quelle che hanno utilizzato Area Donna. Tra queste Cristina Marenzi commossa perchè dall'idea di tre amiche davanti ad un caffè e tutte con lo stesso problema, è arrivata così tanta gente. "In Area Donna ci siamo trovate accolte, adesso c'è una scritta Cancer center, il supermercato del cancro. Area Donna era un piccolo nido, dove c'era tutto, ma soprattutto c'erano donne con lo stesso problema e medici e infermiere che ti mettevano a tuo agio e in quella piccola sala chemio, eri talmente a tuo agio che potevi toglierti perfino la parrucca perchè sapevi di essere tra amici. E per noi era davvero importante". Un'altra di quelle tre donne è Paola Tacchini, battagliera come le altre, che ha raccontato come il 19 novembre avesse incontrato il direttore generale Rossiche ha detto subito, non vi preccupate non toccheremo Area Donna, salvo poi rimangiarsi tutto dopo tre mesi.
Anche Enza, della Rsu Cgil, ha raccontato la sua storia: da infermiera dell'Area Donna, si è ritrovata poi dall'altra parte, come paziente, ed ha raccontato come la radio e la chemio riducano le persone a stracci e quindi le donne richiedono un'attenzione particolare e persone sensibili. ma cosa si fa nei reparti, forse il Direttore Generale non lo sa. Ha portato la sua solidarietà il sindaco Gianluca Galimberti raccontando esperienze vissute anche in famiglia di che cosa voglia dire essere curati in un reparto come quello di Area Donna, dove non sei un numero ma sei chiamato per nome, dove ci si conosce tutti, dove si creano legami. "Area Donna fa parte della storia di questa città - ha detto - Deve rimanere e mantenere la sua originalità".
Le fotografie e il video sono di Gianpaolo Guarneri/Foto B12
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