Pietro Mascagni, grande devoto a Omobono. Sulla tomba volle l’immagine del Santo simbolo e amore per la città di Cremona
Omobono: un santo a cui non solo i cremonesi sono sempre stati devoti, ma anche chi cremonese non lo fu per le sue origini. E’ il caso, quasi incredibile, di uno dei più grandi compositori tra Otto e Novecento: Pietro Mascagni.
Nato a Livorno il 7 dicembre 1863 (morto a Roma il 2 agosto 1945) frequentò la città del Torrazzo nel 1900 dove era stato chiamato ad inaugurare e a insegnare alla Scuola Musicale intitolata ad Amilcare Ponchielli che aveva la sua sede nei vasti e signorili locali a terreno del palazzo Soldi di via Palestro. Un rapporto con Cremona che fu particolarmente intenso. Talmente profondo che l’autore di Cavalleria Rusticana volle sulla sua tomba l’immagine del santo cremonese. Di questa icona è stata tramandata una fotografia. Si nota il sarto dei poveri, ritratto in stile quasi gotico. Una silhouette leggera in cui il santo è ritratto con la tradizionale borsa; avvolto in un mantello e con l’aureola dietro il suo capo. Ed è ritratto nel gesto di donare della moneta. È inserito in un perimetro che assomiglia molto ad una cimasa degli antichi polittici trecenteschi, con tanto di archetti sporgenti. Sullo sfondo il nome del patrono in scrittura che, vagamente, sembra quella di ductus in lettere pre carolina; con tanto di croce al termine del nome. Il ritratto era posto proprio sulla tomba. Solo dopo una revisione della sepoltura, l’immagine è stata purtroppo tolta dal sacello sepolcrale.
L’amore di Mascagni per la città era nato molti anni prima in seguito al suo profondo rapporto con Amilcare Ponchielli. Ne era stato suo studente negli anni in cui il musicista toscano, giovanissimo, si era trasferito a Milano per studiare nelle classi di composizione dell’istituzione milanese. Con lui un altro mostro sacro dell’opera verista e anche lui toscano: Giacomo Puccini. Un’esperienza quella in Conservatorio che non fu propriamente positiva. Mascagni trovò non poche difficoltà, l’unico che gli rimase vicino fu proprio Ponchielli che apprezzava la sua capacità di trovare nuovi ‘sentieri’ per la musica moderna. Da qui il legame con il suo insegnante e con Cremona. Proprio per questo iniziò un rapporto con la città che passò anche da interlocuzioni con il potere politico del tempo e in particolare con il regime che negli anni Venti aveva preso il potere nel Paese.
Anni intensi di lavoro. Di didattica a palazzo Soldi. Di successi a tal punto che si registrarono grandi manifestazioni di affetto da parte dei cremonesi che lo omaggiarono anche con una fiaccolata all’esterno dell’albergo dove abitava, durante i soggiorni cremonesi.
Anche il teatro Concordia rese omaggio al musicista. Cavalleria Rusticana (prima 1890, Teatro Costanzi di Roma) andò in scena nelle stagioni di Carnevale del 1892 e del 1894, almeno per quanta concerne l’Ottocento. Poi numerose altre rappresentazioni per tutto il Novecento. E ancora la prima assoluta dell’operetta Il re a Napoli il 21 marzo 1885.
Nella foto Pietro Mascagni e l'mmagine del Patrono cremonese che Mascagni volle sulla sua tomba a Livorno
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