Sant'Omobono, il primo Santo laico. La Cremona del 1200 e la città "incrocio" con altri santi "forestieri" come San Facio e San Geroldo
Sarà come sempre nella Cattedrale di Cremona il cuore delle celebrazioni della solennità di sant’Omobono, il patrono della città e della diocesi di Cremona. Nella solennità del patrono, le Messe in Cattedrale saranno alle 8, alle 10.30 e alle 18. Il solenne pontificale delle 10.30, presieduto dal vescovo Antonio Napolioni, sarà preceduto alle 10.15 in cripta dal tradizionale omaggio dei ceri da parte dell’Amministrazione comunale. Quindi durante la Messa si rinnoverà un altro gesto della tradizione: al momento della presentazione dei doni, insieme al pane e al vino, una rappresentanza dell’Associazione artigiani della provincia di Cremona consegnerà simbolicamente al vescovo alcune stoffe e un’offerta da destinare alla Caritas diocesana, in onore del sarto cremonese venerato come patrono.
Ad animare la liturgia delle 10.30 sarà il Coro della Cattedrale, diretto dal maestro don Graziano Ghisolfi; all’organo Mascioni il maestro Fausto Caporali. Il servizio liturgico sarà affidato agli studenti di Teologia del Seminario diocesano.
Sempre il 13 novembre il vescovo Napolioni presiederà alle 17 il canto dei Secondi Vespri. Anche nei giorni della festa patronale la Cattedrale sarà aperta come consueto con orario continuato dalle 7.30 alle 19, con la possibilità per i fedeli di accedere alla cripta dove sono conservate le spoglie del santo, con l’afflusso dei pellegrini che sarà garantito dal servizio d’ordine dei volontari dell’Associazione nazionale carabinieri di Cremona.
Da più di 800 anni si ricorda la data del 13 Novembre a Cremona. Tale data sancisce la storia che porta la sostituzione del santo patrono della città da Imerio a Omobono. Un passaggio avvenuto ad inizio del 1200. La chiesa dedicata al santo si trova in Via Ruggero Manna. Le spoglie mortali furono traslate in duomo e sono conservate nella cripta. La chiesa di S. Egidio esisteva 250 anni prima che Omobono Tucenghi vi morisse durante la preghiera mattutina il 13 Novembre 1197.
La chiesa era stata edificata in onore di S.Egidio Abate il 7 maggio del 949 dc e voluta dal Vescovo dell'epoca, Diamberto Germano.
Solo dopo la morte del mercante Cittanoviano Omobomo Tucenghi e la sua “strana immediata” beatificazione, la chiesa viene denominata S. Egidio et Omobono.
Che cosa ha causato la quasi immediata beatificazione di Omobono, se non l'intervento diretto presso Roma del Vescovo cremonese Sicardo Casaleno?
Si, perchè Sicardo parte per Roma nel 1198 con il parroco Osberto e pochi cittadini cremonesi. Papa Innocenzo III, il 12 gennaio 1199, santifica Omobono con Bolla Quia Pietas.
E' passato poco più di un anno dalla sua morte e il commerciante non ha ancora compiuto alcun miracolo. Diventa così il primo santo laico della Cristianità.
Sicardo si assicura una mossa politica che mira a rendere Santo un cittadino della Civitas Nova, in aperto conflitto con la Civitas Vetera, sua stessa residenza e città.
Cremona è in piena guerra civile a causa del Populus (Cittanoviani) in lite con l'episcopio ed i Milites (la città Vetera).
Sebbene le mura della città avessero già una certa importanza si cercò di allargarle a un ambito più vasto che accogliesse la Cittanova, la nuova città Borghese.
Lo afferma lo stesso Sicardo nel suo “Cronica”, citando il 1169. Già l'anno seguente, nel 1170, le mura vengono allargate .
Nel 1182 le due città e le due fazioni nominano diversi Potestas, i Podestà. Era in uso chiamare Podestà “forestieri” per garantire superpartes. Arrivavano da Bergamo, Modena, Reggio...
I nuovi Borghesi, quasi tutti commercianti agiati ma non Nobili, erano divisi dalla Vecchia Città protetta dal Vescovo. Il limite ultimo era la Cremonella, il colatore primordiale di Cremona che separava gli attuali Corso Campi da Corso Garibaldi , vecchio e nuovo ambito cittadino.
In questo ambito politico e in questo fermento storico ecco che si colloca la Beatificazione del Tucenghi Omobono, commerciante Cittanoviano.
Sicardo da buon diplomatico probabilmente rende Santo un commerciante della “città avversaria” per portare pace e la Bolla di Innocenzo III lo dice velatamente.
Le ossa di S.Imerio ( patrono di Cremona prima di Omobono), erano da poco state rinvenute tra le macerie della cattedrale distrutta dal terremoto del 1117 e abbandonata alla rovina per decenni.
Era anche giunto il momento di cambiare Patrono, ricostruire la cattedrale.
Se Sicardo ha tale ruolo, allora significa che ambiva a fondere le due fazioni ed è lungimirante nel concedere alcuni benefici ai Cittanoviani per allentarne forse le divergenze con i suoi concittadini.
Nella iconografia Omobono appare con borsa da ricco commerciante che usava per distribuire denari ai più poveri in atto di umiltà e carità. La popolarità del santo si consoliderà nel secolo 1200 in parallelo con altri santi laici che Cremona accoglie sebbene “forestieri”.
Ne sono un chiaro esempio la laicità di S.Geroldo da Colonia e S.Facio da Verona. Entrambe giungono a Cremona per diversi motivi ed entrambe periscono a Cremona e qui vengono seppelliti e venerati già dal 1200. Geroldo muore nel 1241 (7 ottobre) assassinato fuori di Porta Mosa e seppellito in Cremona, poi ricordato nella chiesa di Santa Maddalena. Facio muore nel 1272 ( 18 gennaio ) e viene ricordato nella chiesa del Foppone.
Cremona sorprende per avere donato alla storia il primo santo laico della cristianità e per avere accolto due altri santi laici che qui passarono o vissero. Santi laici che qui morirono e furono venerati in chiese che portano loro nomi. Tre santi laici in soli 80 anni tra la fine del 1100 e la fine del 1200.
Fu tale la popolarità del Santo nel medioevo che si istituì il Consorzio di S.Omobono, nelle vie in discesa che dal piano romanico di Cremona portavano alle contrade “basse”. Partendo quindi da S.Agostino, le vie in discesa degli Oscasali e dei Colletta (nobili famiglie), nonché appunto la via Consorzio si organizzarono in Ospizi atti ad accogliere pellegrini in viaggio.
Nel 1674 viene pubblicato da Paolo Puerone il Trafficante Celeste nel quale si racconta la vita del santo.
La popolarità portava a venerarlo anche fuori dalle mura cittadine, come narra Puerone: “primieramente si solennizza il nostro santo in Ferrara , ove nella chiesa consecrata alla Beata Vergine, sotto il titolo di S.Maria di Leva, trovasi altare eretto ad honore del santo con tanta generosità di animo spesa dalla Università dei sarti che si stima uno dei più belli altari di quella città.
Più solennemente si festeggia in Faenza ….
Non cede ad alcuna delle sopradette Cesena…
Festeggiasi pure in Terni…
Celebrati parimenti in Imola…
In Lugo trovasi medesima compagnia ed altare…
In Citta Borgo San Sepolcro viene pure dalla compagnia de Sarti…
In Novara oltre la solennità, maestoso foglio espressa in versi e figure la vita del santo…
In Trento nella chiesa di S.Francesco celebrasi la festa del santo…
Somigliante funzione fu praticata in Genova…
Nella metropoli poi nostra di Milano si celebra con solennità e pompa grandissima nella chiesa già detta di S.Pietro Lino, hora di S.HUOMOBUONO…
In Rimini , in Bologna, in Livorno, in Massa “.
Che il Tucenghi diventasse santo protettore di Sarti e Commercianti non si poteva sapere ma che tale “casta borghese” ebbe sviluppo nel 1200 è appurato da molte fonti. E’ sotto intesa la ricchezza di animo del commerciante cremonese, mai seconda alla possibilità economica dovuta alle sue attività.
Dopotutto era conveniente anche per il clero riportare tale borghesia in seno alla città. D'altronde i Tucengo appaiono come derivanti dagli imperatori germanici Enrico e Ottone. Stabilitisi in nord Italia, qui vissero e prosperarono.
“ …fra questi trovossi un nobile barone Tucengo, al quale piacendo molto il clima della città nostra, qui si fermò con pensiero di prendersi quiete senza più prendersi oltre pensiero di andarsene a trovar stanza di maggior soddisfazione altrui ed essendo dimorato nella città nostra per qualche tempo, venne in pensiero di procacciarsi ancora un luogo di diporto fuori essa e perciò compratosi certo sito fuor della città per alquate miglia e se l’aggiusto di fabbriche e delitie e li diede il nome suo nominandolo Tucengo “.
Ora, se queste notizie siano idealizzate o meno non è chiaro ma è ovvio che la famiglia di Omobono avesse possibilità finanziarie e che Omobono fosse un benefattore (più tardi un Lombardino Tucengo , durante la costruzione del Castello di Santa Croce avvenuta nel 1300 da Visconti, risulta decurione di Cremona).
Forse questo creò molta devozione, che un uomo ricco e borghese della Città Nuova, contrapposta alla Città del Vescovo, riuscisse a fare del bene senza necessariamente essere in odore di santità ma solamente un umile cristiano praticante. Un commerciante a quanto pare con una moglie (identità mai analizzata ) e forse dei figli.
Un libero cittadino abitante per alcuni nella contrada stretta e in discesa esattamente in fronte alla chiesa ove egli stesso morì, per altri invece pare accertato che la casa del santo fosse alla fine della discesa di Via Oscasali, direttamente sulla piazza della chiesa di S.Egidio, menzionata sin dal 1119 subito dopo il vasto terremoto che atterrò la cattedrale.
E morì, a mio avviso, di infarto o di freddo, colto nella prima preghiera mattutina del freddo pungente di novembre, non certo mite come è attualmente.
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