Piloni: "Area Donna un'eccellenza, l'ospedale spieghi il perché delle sue scelte". Mammografie, in regione tempi di attesa inaccettabili
Se il cambiamento porta miglioramento, ben venga. Ma l’azienda ospedaliera dimostri questo miglioramento, lo comunichi, lo porti a conoscenza di tutti. Questa, in estrema sintesi, la posizione di Matteo Piloni, consigliere regionale del Pd, sull’acceso dibattito che si è (ri)aperto in queste settimane sull’Area Donna (la ex Breast Unit) presso l’Ospedale, eccellenza e punto di riferimento per tante pazienti cremonesi e non solo.
“Il tema è molto delicato - osserva Piloni all’indomani delle precisazioni dei vertici dell’Ospedale (qui l’articolo) -. Credo sia bene raccogliere tutte le informazioni del caso. Non entro nel dibattito su quale sia il modello migliore: non è il mio campo. Quello che sarebbe utile capire è in quale modo il modello previsto dall’azienda (ospedaliera) migliora la prevenzione delle malattie oncologiche del seno. Se il nuovo modello è migliorativo, bene, altrimenti cambiare non ha senso”.
Il secondo punto su cui riflettere, incalza il consigliere regionale, è “perché non mantenere la specificità dell’Area Donna? Voglio dire: quello che manca sono gli elementi per spiegare questa scelta. Occorre chiarezza da parte dell’ospedale, anche alla luce dei tanti finanziamenti privati che vanno a beneficio dell’Area Donna. In fondo, l’ospedale è riconosciuto anche per l’efficacia del servizio erogato dall’Area Donna, una vera eccellenza”.
E che Piloni su questo tema non intervenga tanto per mettersi in mostra, lo testimonia il fatto che già nel febbraio del 2020, ossia appena prima che scoppiasse la pandemia, il consigliere si era attivato per avere maggiori informazioni. “Il 20 febbraio del 2020 - ricorda - ho chiesto all’ATS e all’ASST i numeri dei tempi di attesa per le mammografie e per le ecografie al seno a Cremona, Crema e all’Oglio Po. Non ho ancora ricevuto una risposta e rinnoverò la mia richiesta. E va bene che poi ci si è dovuti occupare del Covid, ma sappiamo bene che il virus non ha mandato in ferie le altre malattie”.
Il tema, d’altra parte, è pressante. “Sa quale è la media di giorni d’attesa in Lombardia per le mammografie? - chiede Piloni - Glielo dico io: 124 giorni a fronte dei 60 massimi previsti per legge. E questi sono dati pre-Covid. Si immagini adesso”.
Anche alla luce di questi datti, osserva Piloni, “un Cancer Centre apporta un miglioramento? Ci porta a recuperare questo gap? Si dice che il Cancer Centre dimezza i tempi di attesa, ok. Ma lo fa? E’ questo che va spiegato e dimostrato con chiarezza per il bene di tutti”.
“La Regione Lombardia - aggiunge Piloni - proprio oggi, mentre stiamo parlando, ha stanziato 84 milioni di euro di soldi pubblici per il recupero delle liste d’attesa. Di questi 84 milioni, 44 sono a favore delle strutture pubbliche e 40 a favore di quelle private. Uno dei settori ai quali sono destinati questi fondi è la Diagnostica. A maggior ragione è bene capire che tempi di attesa ci sono”.
In sintesi, conclude il consigliere regionale, “l’azienda ospedaliera dia un chiarimento sul percorso che sta facendo, dica perché e come un Cancer Centre sarebbe migliore rispetto all’Area Donna e dica come intende rispondere ai tempi di attesa per mammografie ed ecografie”.
Sul tema, un paio di giorni fa, è intervenuto anche il sindaco Gianluca Galimberti, con un post su Facebook. “L’area donna del nostro ospedale è un’eccellenza - ha scritto -. In questi giorni ho ricevuto messaggi di legittima preoccupazione per una possibile chiusura da parte di molte donne cremonesi che frequentano o hanno frequentato in questi anni i servizi dell’area donna, anche per percorsi dolorosi e lunghi. Ho subito scritto al direttore generale Rossi e al primario Passalacqua chiedendo un incontro urgente per approfondire la situazione, sempre con spirito costruttivo. Questo anche alla luce del percorso in corso sul nuovo ospedale che non è e non deve essere un percorso sulla struttura ma anche e soprattutto sul contenuto e sui servizi con attenzione a quella medicina pubblica territoriale che è sicuramente aspetto imprescindibile di un corretto sistema sanitario”.
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