Pino Strabioli e l'omaggio a quel genio di Paolo Poli sul palcoscenico del Ponchielli: un viaggio tra commozione e ironia
“Sempre fiori, mai un fioraio”, questo è il titolo dello spettacolo di Pino Strabioli in scena al Ponchielli il 25 gennaio. Tratto dall’omonimo libro che riassume gli incontri fra Strabioli e Poli avvenuti in numerosi pranzi in piazza Sforza Cesarini a Roma.
“All’ora in cui gli attori dormono”. “Bimba mia, mangia qualcosa anche tu che sei giovane” dice rivolgendosi a Pino. E Poli era proprio così, extraordinario, irriverente, unico.
Aveva la capacità di leggere il mondo con una lente differente da chiunque. Proprio con questo “filtro”, a suon di aneddoti, episodi irriverenti, avvenimenti storici e teatro che si muove Pino Strabioli, amico di lunga data del celebre cabarettista.
Il pubblico, accolto nel suggestivo palcoscenico del Ponchielli con la sala illuminata a far da sfondo, mentre si accomoda gode di un dolce sottofondo, una carrellata delle più belle canzoni incise dal poliedrico artista. Da “Ziki paki ziki pu” a “La mia danese” passando per “La sagra di Giarabub” e “Il grillo e la formica” il clima è fin da subito connotato da quella frizzante ironia che solo Paolo Poli sapeva dare.
“L’ultimo vero capocomico del teatro all’antica italiano”
Strabioli dipinge nel suo monologo un personaggio di cultura sopraffina, nella poesia, nella musica, nell’arte figurativa, che ha saputo portare sui palchi più importanti il tema dell’omosessualità con quella leggerezza che contraddistingue le grandi menti, con il coraggio di dare anche qualche scandalo in tempi nei quali ci si indignava a sfiorare argomenti così “bollenti”.
Paolo Poli sapeva muoversi con agilità fra parrucche, gonne lunghe, abiti di impeccabile eleganza e testi irriverenti, unendo le arti performative in un intreccio quasi lirico.
Una persona che spesso non aveva confine col “personaggio” e che trovava nella sua quotidianità un naturale proseguimento del proprio stupore per il Bello.
Strabioli, accompagnato dalla fisarmonica cromatica di Marcello Fiorini, ci porta attraverso i propri ricordi di quei pranzi col “suo” Paolo Poli, portandoci per mano in un viaggio a tratti commovente, divertente, malinconico, che ha poi preso vita nei capitoli del libro.
Il giornalista, dal canto suo, ha vissuto lunghi anni a contatto con personaggi di quella levatura, collaborando fra gli altri con Franca Valeri, Gabriella Ferri, Marina Confalone, e conducendo numerosi programmi televisivi, una fra tutte la bellissima “Cominciamo Bene Prima”, condotta con il divertentissimo pianista Leo Sanfelice (scoperto da Renzo Arbore molti anni prima) da lui soprannominato “Maestrino”, in cui le interviste ed i servizi erano intervallati da interventi estemporanei dell’estroso pianista.
Pino Strabioli interpreta Poli nei modi, oltre che nei testi, declinando ironicamente se stesso al femminile, vestendo un elegante abito rosso ed indossando il papillon proprio come il “Maestro”. Suggestivo e leggero contemporaneamente, lo spettacolo ha incollato il pubblico alla poltrona in un alternarsi di risate ed occhi lucidi. Frammenti di vita, quotidianità, frivolezze, arte, ricordi di grandi scrittori, registi, artisti, comicità: questi gli ingredienti di una serata speciale, omaggio a quel genio indimenticabile che è stato il grande Paolo Poli.
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