Piogge e neve non colmano il gap di portata del Po. Gennaio 2022 il sesto più caldo di sempre
La nevicata in montagna e le piogge al Nord potrebbero "non colmare il gap idrologico di portata storica generato in questi ultimi mesi dalla mancanza di piogge (60 giorni), neve, alte temperature (+2-3°) e vento". Lo si legge nel bollettino sullo stato idrologico del fiume Po di febbraio. "La perturbazione in corso sul Nord del paese, arrivata dopo due mesi di assenza, risulta oggi provvidenziale, ma la prevista sua breve durata potrebbe solo lenire il perdurante deficit idrico che si è verificato tra la fine del 2021 e l'arido inizio del 2022", spiega il report. Gli effetti della crisi idrica e dell'aridità dei suoli, con la portata del Po che segna il -34% a gennaio-inizio febbraio, hanno generato criticità evidenti che - rilevano gli analisti - potrebbero manifestarsi nel lungo periodo incidendo soprattutto sugli equilibri degli habitat e dell'agricoltura. L'analisi dettagliata ha mostrato che il gennaio 2022 si è palesato come il sesto più caldo di sempre a livello globale e il distretto del Po non fa differenza.
"Ora finalmente è arrivata una perturbazione, ma sono 60 i giorni senza pioggia significativa in molte aree del distretto, le temperature massime sono state costantemente superiori alla media di 2-3° C ed i venti che hanno sferzato la pianura hanno ulteriormente asciugato i terreni e incidono nel medio lungo periodo", ha ricordato il Segretario Generale di ADBPo-MiTE, Meuccio Berselli. "Oggi la situazione si ridimensiona parzialmente, ma sicuramente è di allerta e non di allarme - ha concluso Berselli - la differenza è molto sottile e dipenderà dalle prossime ore: sarà importante vedere in che modo e in quale quantità pioverà".
PRECIPITAZIONI: Considerando l’intero periodo dal 1° ottobre 2021 ad oggi, i valori cumulati medi risultano nel complesso sempre inferiori alle attese climatiche, con uno scostamento di 100 mm corrispondenti ad uno scostamento percentuale del -25 % rispetto al clima 2001-2020, risultando mediamente il quarto anno più secco dal 1961, con precipitazioni più simili a quelle dei mesi estivi, con l’ultima precipitazione importante datata 10 Gennaio.
L’indice SPI (anomalia di pioggia) misurato sul mese di Gennaio e dunque molto più aggiornato e vicino alla realtà attuale segna anomalie molto marcate ovunque, con particolare risalto per la zona Piemontese, con anomalie pesanti nell’ordine del -80%. Ad inizio settimana, come registrato in queste ultime ore, potrà verificarsi la prima perturbazione del 2022, la prima, come anticipato, dopo un lungo periodo di latitanza del flusso atlantico.
L’imminente e deciso cambiamento, però già si preannuncia di breve durata, sarà fondamentale verificare se le precipitazioni colmeranno parzialmente il gap che si è creato in questi mesi soprattutto alla luce del fatto che nelle giornate successive le stesse previsioni confermano la ripresa della bella stagione, condizione confermata anche dei modelli a lungo termine che convergono tutti verso un clima tendenzialmente secco.
TEMPERATURE: Dal punto di vista delle temperature la media mensile risulta quasi due gradi sopra quella climaticamente attesa (scarto di +1,8°C), facendo del mese appena trascorso il quinto più caldo degli ultimi trent’anni. Ma è addirittura tra i più caldi qualora si considerino solo le temperature massime, che presentano uno scarto di ben +2,4°C rispetto alla norma. Questo particolare è dovuto al fatto che il mese è risultato molto poco dinamico/perturbato, con piogge assenti, cielo spesso sereno e tante giornate ventose, oltre ad un fenomeno di inversione termica che ha caratterizzato temperature particolarmente alte sulle creste, aumentando lo scioglimento del manto nivale.
GRANDI LAGHI: Continua la situazione di sofferenza dei grandi laghi alpini, mentre solo negli invasi artificiali la riserva è aumentato rispetto alla settimana precedente (+5.6%) ma risulta molto inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-27%) e le precipitazione attese potranno solamente alzare i livelli idrometrici di pochi centimetri. Il valore attuale del lago di Como, dove l’idrometro segna un -17cm sullo zero idrometrico ed anche il Lago Maggioreha un livello di pochi centimetri superiore allo zero idrometrico. Anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni più marcate, la riserva dall’inizio dell’anno è in diminuzione mediamente -35%, lo scarso apporto nevoso e l’assenza di piogge, non permettono l’attuale rimpinguamento della risorsa stoccata.
NEVE: L’anomalia più marca rimane quella del SWE (snow water equivalent - entità del manto nevoso) su tutto l’arco Alpino che è prossimo ai minimi, con punte del – 80 % rispetto le medie, mentre sull’Appennino resiste una scarsa quantità di neve. In Val d’Aosta ed in Piemonte il valore di SWE è il più basso degli ultimi 20 anni. L’assenza di precipitazioni e le temperature al di sopra delle medie hanno determinato una sostanziale scarsità di neve sulle zone montane.
In generale assistiamo ad un inverno secco che ha inciso non solo sulle portate ridotte del fiume Po e dei suoi affluenti, ma anche sul tenore di umidità del suolo (Soil Moisture Anomaly – SMA) che segnala anomalie molta marcate su tutto il comprensorio distrettuale ed è un indicatore che presto, anche altri indici legati all’agricoltura, per adesso ancora stabili, come la risposta della vegetazione o il quantitativo di radiazione assorbita dalla fotosintesi, convergeranno verso valori negativi. Non solo il comparto agricolo potrà trovarsi in sofferenza, ma è già marcata la mancata produzione idroelettrica, che ad oggi è in linea con gli anni peggiori degli ultimi decenni a causa dello scarso accumulo di risorsa nei bacini montani e che se perdurerà una situazione di magra del fiume Po nei mesi estive, potrebbe anche intaccare la produzione da altre fonti. Tra gli animali la siccità e il cambiamento dei cicli stagionali mettono sotto forte stress l’habitat fluviale, le specie più fragili o più legate all'abbondanza d'acqua soccombono o rallentano la riproduzione, compromettendo fortemente la biodiversità, nonostante le numerose aree di interesse naturalistico e le riserve.
La situazione complessiva rimane abbastanza incerta anche se attenuata, l’attenzione è comunque alta e l’allerta non è ancora trasformata definitivamente in emergenza, a causa di questo inverno che, anche a livello di Europa mediterranea, Portogallo e Spagna in primis, ha generato forti scompensi climatici e aridità diffusa. Un contesto che trova similitudini e parallelismi anche ad altre latitudini a migliaia di Km dall’Italia: negli States , per esempio, in California si sta vivendo tutt’ora la siccità più estrema di sempre e altri paesi limitrofi sono nelle medesime fasi di criticità.
“Un clima globale che comincia a manifestarsi con ripercussioni assolutamente non più trascurabili – evidenzia il Segretario Berselli – e se per quanto concerne l’energia abbiamo nostro malgrado già oggi segnali tangibili della mancanza infrastrutturale in grado di coprire i fabbisogni, sarebbe importante agire rapidamente per conservare un elemento essenziale per la vita umana, l’economia e l’ambiente come l’acqua”.
Per concludere l’Autorità Distrettuale segnala lo studio di approfondimento pubblicato proprio di recente da Nature Climate Change che ha rilevato che il periodo dal 2000 al 2021 è stato il più secco degli ultimi 1200 anni e che la gravità del fenomeno “eccezionale” registrata lo scorso anno 2021 proseguirà, viste le condizioni, anche per il 2022.
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