23 marzo 2022

Povere statue. Inquinamento da polveri sottili, mancate piogge, sterco di piccione. L'allarme dell'Unesco. Un tempo il Comune le lavava...

Guardate queste due foto. Una a colori è di Giuseppe Muchetti e risale a dieci anni fa (2012). Il Servizio Serre del Comune provvede a pulire con getti d'acqua la statua di Stradivari dalla sporcizia e dall'inquinamento. L'altra è ancora più datata e risale alla fine degli anni Settanta ed è di Giuseppe Faliva. I dipendenti del Comune di Cremona innaffiano le statue della Cattedrale e le tengono pulite da sterco di piccioni e inquinamento. 

Purtroppo sono fotografie datate. Nessuno più, da anni, tiene pulite le nostre statue e i nostri monumenti. 

Certo non piove da mesi e ci occupiamo del Po e dei corsi d'acqua, dell'irrigazione difficile dei campi, delle semini difficili. Tutto giusto. Ma ai nostri monumenti chi ci pensa? Eppure come dimostrano i dati forniti anche dall'Unesco inquinamento e variazioni climatiche sono i nemici dei monumenti. Le sostanze inquinanti nascoste nell’atmosfera attaccano i monumenti in pietra, le statue, le decorazioni o i manufatti in legno a cui si aggiungono anomali sbalzi di temperatura e variazioni di umidità che hanno già stravolto gli ambienti di diversi monumenti in tutto il mondo. Particolato atmosferico (di cui ahimè Cremona è capitale europea d'inquinamento) e le piogge acide sono autentici mangiapietre. Nel giro di cento anni, ad esempio, le iscrizioni e le decorazioni di diversi monumenti mllenari delle civiltà Maya potrebbe sparire per le piogge acide. 

Le sostanze inquinanti che finiscono in atmosfera come lo zolfo e i suo composti (SOx), la anidride carbonica (CO2), gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato (PM2,5 e PM10) attaccano ovunque e non risparmiano i monumenti relativamente più protetti. E si ha la creazione delle cosiddette “croste nere” sui marmi come avevano evidenziato i grandi restauri di fine anni Ottanta sulla facciata della Cattedrale di Cremona. 

Uno studio condotto dal Politecnico di Milano pubblicato su Materials and Methods, per esempio, definisce tre tipi possibili di croste nere, partendo dall’analisi di campioni di marmo di Candoglia del Duomo di Milano. Le analisi dello studio guidato da Lucia Toniolo del Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingengneria Chimica di PoliMi, rivelano che il degrado del marmo – principalmente dovuto a solfatazione, la trasformazione di carbonato di calcio in gesso – avviene a causa di un attacco acido, soprattutto da agenti inquinanti esterni, in modo non dissimile all’azione delle piogge acide in Messico o in India, a cui segue il deposito di particelle atmosferiche intrappolate nella pietra tramutata in gesso che anneriscono così la superficie.


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commenti


Daniele

23 marzo 2022 09:48

E i polmoni di Cremonesi. A loro nessuno pensa?

François

23 marzo 2022 11:54

Gentile signore occuparsi delle antiche pietre va a tutto vantaggio anche dei polmoni: il contrasto ad ogni tipo di inquinamento fa bene a tutti...a cominciare da quello acustico che non fa meno danni a persone o cose, ma vuoi mettere la movida e i cosiddetti "eventi" in centro...
P.S.: ...e non parliamo di cimitero visto com'è ridotto anche quello! Il popolo bue che gode di certe iniziative per "vivacizzareI" il centro storico è poi quello che elegge i bovini che ci amministrano.

michele de crecchio

24 marzo 2022 13:54

"Mala tempora currunt"!